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Pd, Letta: “Alle primarie voterò Orlando, voglio dare una chance al mio partito”

“Tra i tre candidati, ha dato dimostrazione che il Pd non può che essere in piazza, a spingere per l’integrazione europea. Ecco, mi ha fatto davvero piacere vederlo ieri in piazza”, ha detto in collegamento da Parigi a “In 1/2 ora”, su Raitre.
A cura di C. T.
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Palazzo Chigi - Consiglio dei Ministri

"Voglio dare ancora una chance al mio partito. Non scenderò in campo ma parteciperò alle primarie, spero non sia l'ultima volta che io vada a un gazebo del Pd, e alla fine darò il mio voto ad Andrea Orlando". A parlare è Enrico Letta, intervistato, in collegamento da Parigi, a "In 1/2 ora", su Raitre.

L'ex premier ha spiegato che tra "i tre candidati alla segreteria Pd, Orlando ha dato dimostrazione che il Pd non può che essere in piazza, a spingere per l'integrazione europea. Ecco, mi ha fatto davvero piacere vederlo ieri in piazza". In ogni caso, secondo Letta, "se non si cambia la legge elettorale la legislatura finisce come il casellante ai treni che resta a guardare lo spettacolo di due treni che si scontrano. Se non cambi la legge elettorale e non dai nuovo impulso si andrà a votare e sarà peggio della Prima Repubblica, si torna al proporzionale con i capilista bloccati con i capi dei partiti che sceglieranno tutti i parlamentari".

Poi un attacco al governo guidato da Matteo Renzi. "Negli ultimi anni – ha spiegato – è stata raccontata una storia non vera: la linea dell'austerity ha caratterizzato l'Europa dal 2008 fino al 2014 ma dal 2014 da quando è arrivato Junker e con la politica espansionista di Draghi l'Italia ha avuto margini di flessibilità molto larghi e la politica di Draghi ci ha consentito di risparmiare 33 miliardi sul costo del debito. A forza di raccontare la storia che era cambiata l'Italia, il governo non ha fatto tutte le scelte che doveva e ora si trova davanti ad una manovra che è quella da cui noi uscimmo all'inizio della legislatura". Secondo Letta, dunque, "qualcosa non ha funzionato. La flessibilità è stata usata male. Scaricare sempre la colpa su Bruxelles è il modo migliore per aiutare i nazionalisti ma la gente poi sceglie l'originale", ha concluso l'ex premier.

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