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Mini blitz nel Family Act, riecco i voucher per retribuire i lavoretti domestici

Lo strumento è stato inserito nella legge delega, su proposta di Italia viva, solo per poche attività in casa. Intanto si torna a parlare di voucher, dopo che quattro anni fa il governo Gentiloni decise di eliminarli per evitare il referendum promosso dalla Cgil. L’ultima parola, ora, spetta all’esecutivo.
A cura di Stefano Iannaccone
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Usciti dalla porta nel 2017, rientrano dalla finestra, seppure in una versione ritoccata e al momento circoscritta a colf, badanti e baby sitting, in attesa che il governo prenda una posizione definitiva. I voucher per la retribuzione di prestazioni occasionali, infatti, sono stati riproposti in Parlamento all’interno del Family Act, durante il confronto nella commissione Affari sociali alla Camera. L’emendamento è stato presentato da Italia Viva, a firma di Lisa Noja e Silvia Fregolent, ed è stato approvato con largo consenso.

Nell’ambito della legge delega, dunque, il testo predisposto dalle deputate di Iv chiedeva di “prevedere strumenti agevolati per la disciplina delle prestazioni di lavoro accessorio, a tal fine introducendo carnet di buoni orari, numerati progressivamente e datati, acquistabili telematicamente o presso le rivendite autorizzate, con valore nominale fissato tenendo conto della media delle retribuzioni rilevate per le diverse attività lavorative e delle risultanze istruttorie del confronto con le parti sociali”. Qualcosa che assomigliava alla reintroduzione dei voucher tout court. Per questo la commissione Lavoro a Montecitorio ha espresso, in un parere, la necessità di modificare il testo e specificare il campo di applicazione, restringendolo “al supporto alle famiglie in ambito domestico e di cura e assistenza alla persona”. La competenza non poteva riguarda la commissione Affari sociali, essendo materia per giuslavoristi.

Resta, tuttavia, un punto ineludibile: i voucher vengono di nuovo immaginati come uno strumento per la remunerazione di prestazioni lavorative. Certo, trattandosi di una delega, spetta all’esecutivo la decisione finale e, come ripetuto, riguarda un ambito limitato. “Saranno i decreti delegati a declinare queste indicazioni”, puntualizza Noja a Fanpage.it. “Noi li abbiamo pensati per quelle situazioni in cui le famiglie si trovano ad affrontare delle emergenze. Per esempio per rispondere all’esigenza di chiamare una baby sitter all’ultimo momento o avere qualcuno che si prende cura della casa durante un periodo di vacanza”. In realtà ci sarebbero già meccanismi in vigore, come i libretti famiglia introdotti nel 2017. “Ma – ribadisce Noja sul punto – sarà il governo a decidere”.

Insomma, i voucher tornano, fosse anche solo come terminologia, dopo che quattro anni fa furono cancellati dal governo Gentiloni. Il presidente del Consiglio evitò con questa mossa il referendum promosso dalla Cgil, che avrebbe creato non poche tensioni all’interno della maggioranza. I voucher erano finiti al centro della polemica per il loro eccessivo impiego. Maurizio Landini, all’epoca leader della Fiom, disse che regolarizzavano “indirettamente il lavoro nero”, perché da “strumento occasionale” erano “diventati la norma”. Da qui la battaglia con la raccolta firme per la consultazione referendaria che Palazzo Chigi temeva potesse portare a lacerazioni nella maggioranza.

A quel punto Gentiloni optò per lo stop prima del voto popolare: con un apposito decreto l’esecutivo introdusse il meccanismo del libretto famiglia, eliminando i voucher. Ma come funziona questo strumento? “Gli utilizzatori possono acquisire prestazioni di lavoro attraverso il libretto famiglia, un libretto nominativo prefinanziato, composto da titoli di pagamento, il cui valore nominale è fissato in 10 euro, importo finalizzato a compensare attività lavorative di durata non superiore a un’ora” spiega il sito dell’Inps. Lo strumento è utilizzabile da persone fisiche, che non rappresentino attività professionale o di impresa. L’ambito di utilizzo riguarda “piccoli lavori domestici, inclusi i lavori di giardinaggio, di pulizia o di manutenzione assistenza domiciliare ai bambini e alle persone anziane, ammalate o con disabilità” e “insegnamento privato supplementare”. Proprio quegli aspetti che potrebbero essere coperti dai nuovi voucher. E che, in sostanza, ambiscono a rimpiazzare i libretti famiglia, qualora il governo recepisse le indicazioni della legge delega.

Questo è l’aspetto pratico. C’è tuttavia un punto più politico: appena qualche settimana fa era stato il leader della Lega, Matteo Salvini a chiedere il ripristino dei voucher, nel loro complesso e non solo per particolari comparti. “Ci sono settori che hanno difficoltà ad assumere e bisogna aiutarli. Noi chiediamo la reintroduzione dei voucher e del lavoro a tempo. Meglio un lavoro a tempo che un non lavoro”, aveva dichiarato l’ex ministro dell’Interno. Ecco, dunque, che la parola voucher rimbalza. E in qualche modo ritorna anche in Parlamento. Con tanto di consenso bipartisan.

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