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Il piano del Governo per evitare il referendum sui voucher

In commissione Lavoro è stata presentata una proposta di riforma della normativa sui voucher che potrebbe, in caso di approvazione definitiva prima della consultazione popolare, evitare lo svolgimento dei referendum abrogativi promossi dalla Cgil.
A cura di Charlotte Matteini
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Il governo ha in mente di modificare la normativa sui voucher, i buoni lavoro utilizzati per pagare le prestazioni accessorie, ed evitare in questo modo il referendum abrogativo promosso dalla Cgil. Allo studio, infatti, ci sarebbe una proposta di riforma che prevede l'introduzione di numerose restrizioni: secondo quanto illustrato dalla deputata Patrizia Maestri del Partito Democratico in commissione Lavoro, i voucher potranno essere utilizzati per retribuire solo determinate categorie di lavoratori come gli studenti, i pensionati, i disoccupati, i disabili e gli extracomunitari in possesso di permesso di soggiorno che risultano essere privi di occupazione da oltre 6 mesi. Inoltre, la proposta di riforma prevede restrizioni anche per quanto riguarda i datori di lavoro che possono avvalersi di questo strumento di pagamento, valido per le famiglie – che potrebbero utilizzarli per retribuire "lavoretti" come il baby-sitting per esempio – le imprese con zero dipendenti e non appartenenti a settori a rischio e in casi particolari la Pubblica Amministrazione, di fatto escludendo dalla platea le grandi imprese. Il limite annuo per lavoratore, inoltre, verrebbe nuovamente abbassato a 5.000 euro.

La proposta di legge presentata da Maestri, in caso di definitiva approvazione, permetterebbe al governo di fatto di aggirare il problema referendum perché la legislazione in materia prevede che, in caso di abrogazione delle norme da sottoporre ai cittadini, la consultazione popolare possa essere evitata, anche se comunque, in ogni caso, l'ultima parola spetta all'Ufficio Elettorale della Corte di Cassazione, che dovrà valutare se la nuova normativa effettivamente abroga le disposizioni di legge sottoposte a referendum. I quesiti referendari promossi dalla Cgil sono stati ammessi dalla Corte Costituzionale lo scorso 11 gennaio e la normativa, calcoli alla mano, prevede che la consultazione debba essere fissata tra il 15 aprile e il 15 giugno. Questo particolare è fondamentale perché per evitare il voto referendario, la riforma dei voucher dovrà quindi essere approvata prima di quella data, non ancora scelta dal governo.

La proposta di riforma targata Damiano – Maestri ha ottenuto il voto favorevole di tutte le forze parlamentari ad esclusione di Ncd, che insieme alla Lega Nord ha depositato una proposta di legge che prevede restrizioni più blande per l'utilizzo dei voucher, estendendone per esempio l'uso alle microimprese con un dipendente che in Italia ammontano a due milioni e seicentomila unità. Secondo Maurizio Sacconi, senatore del Nuovo Centro Destra, l'abolizione dei voucher sarebbe possibile solo nel caso in cui venga ripristinato in toto il contratto a chiamata, abrogando le norme restrittive introdotte post Legge Biagi.

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