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Migranti, Renzi risponde a Berlusconi: “Arrivano perché lui firmò Dublino e fece guerra in Libia”

Matteo Renzi replica alle affermazioni di Silvio Berlusconi che ha definito i migranti presenti in Italia una bomba sociale: “Se in Italia arrivano i migranti è perché qualcuno ha fatto la guerra in Libia e il presidente del Consiglio era Berlusconi, e lui ha anche firmato gli accordi di Dublino nel 2003”.
A cura di Stefano Rizzuti
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Il segretario del Pd Matteo Renzi risponde a Silvio Berlusconi e alle sue parole sui migranti in Italia, definiti una bomba sociale. Secondo Renzi l’immigrazione “dipende da due fattori: coi trattati di Dublino ogni Paese gestisce l’immigrazione da solo, ma quegli accordi che ora Berlusconi contesta li ha firmati lui nel 2003. E se in Italia arrivano i migranti è perché qualcuno ha fatto la guerra in Libia e il presidente del Consiglio era Berlusconi”. Il segretario del Pd ha parlato in un videoforum di Repubblica.it, commentando anche la questione sicurezza affrontata sempre da Berlusconi: “Non sono i pistoleri a garantire la sicurezza in Italia. Bisogna investire su carabinieri e poliziotti. Noi proponiamo l'assunzione di diecimila uomini perché chi oggi strizza gli occhi ai pistoleri ha bloccato le assunzioni”.

Renzi commenta anche i fatti di Macerata: “Chi si rende conto della gravità del momento deve usare il buon senso e l'equilibrio che altri non hanno. Quando uno ha la febbre alta serve la tachipirina, non seguirlo nel delirio e quando si arriva a sparare la prima cosa da fare è abbassare i toni tutti e recuperare la calma”. Quello di Macerata è un “atto razzista evidente agli occhi di tutti” e l’autore del gesto, Luca Traini, “è un pericolo”.

Il segretario del Pd parla delle dichiarazioni di Salvini sul caso della morte di Pamela Mastropietro: “Da una parte c’è chi dice che la sinistra ha le mani sporche di sangue, e non è così perché le mani sporche di sangue le ha chi ha pigiato quel grilletto. Dall'altra parte non si può pensare di buttare addosso alla Lega e a Salvini questa tematica che è molto più grande e complessa. Certo mi fido di più di Minniti ministro dell'Interno e non di Salvini”. E Renzi definisce ancora la frase di Salvini “stupida, da non meritare commenti”.

Renzi favorevole all’abolizione della parola razza dalla Costituzione

Dopo Silvio Berlusconi anche Matteo Renzi sposa la proposta di Liliana Segre di togliere la parola ‘razza’ dalla Costituzione: “È un principio di buonsenso, ampiamente condivisibile. Chi ha studiato il dibattito in costituente ricorda le ragioni per cui allora si scelse di inserire la parola razza, ma ora siamo tutti orgogliosi della scelta di Mattarella di nominare senatrice a vita Segre: la sua intervista fa riflettere e la sua è una proposta di politica culturale. Vedremo se ci saranno le condizioni per realizzarla”.

L’attacco a D’Alema e a LeU

Il segretario del Pd attacca anche Liberi e Uguali sostenendo che “ogni voto dato al partito di D’Alema avvicina Salvini al governo. Noi diciamo ai moderati di questo Paese che l’unica alternativa solida e credibile al centrodestra è il Pd. Punto”. E, sempre secondo Renzi, il voto a Berlusconi è un voto a una coalizione a forte trazione leghista.

Impresentabili, Renzi non accetta lezioni da M5s

In tema di candidati impresentabili la presa di posizione di Renzi è perentoria: “Non prendiamo lezioni di onestà da Di Maio”. “Se vogliano buttarla sugli indagati stiamo una giornata a fare l'elenco, da Bagheria in su, dei sindaci del M5s indagati. Io voglio puntare sui contenuti: un partito che candida un picchiatore degli Spada e una che dice che i vaccini sono un genocidio non si può permettere di dare lezioni”. Renzi, riferendosi a questi due personaggi, fa quindi due nomi di presunti impresentabili del M5s: “Oltre a Dessì, c’è Sara Cunial, candidata in Veneto coi Cinque Stelle che dice che il vaccino è un genocidio”.

Poi l’attacco si concentra su Luigi Di Maio: “Ha detto che il Pd ha arraffato i soldi di mafia capitale. Rinunci all’immunità, gliel’ha chiesto Bonifazi e vediamo in tribunale chi ha ragione. La verità di quest'attacco scriteriato è perché sentono il Pd che torna”.

Per il Pd vittoria è essere il primo gruppo

Se il Pd sarà il primo gruppo sarà una vittoria, se non sarà il primo gruppo parlamentare sarà una sconfitta: è chiaro Renzi sugli obiettivi al voto del 4 marzo, pur non volendo parlare di sue possibili dimissioni in caso di sconfitta dopo il precedente del referendum costituzionale. “Se il Pd è il primo gruppo parlamentare abbiamo vinto le elezioni, se non lo è non abbiamo vinto. Per me la differenza tra vittoria e sconfitta lo fa se siamo o no il primo gruppo parlamentare”.

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