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Meloni accusava Draghi di “scandalo in Parlamento” per le richieste di fiducia, ma già l’ha superato

Il governo Meloni ha chiesto la fiducia otto volte in quattro mesi, dopo anni di proteste contro Draghi che, però, nello stesso tempo l’aveva chiesta solo sei volte.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Dall'accusa di scandalo in Parlamento alle richieste di fiducia a pioggia. In pochi mesi di governo, Giorgia Meloni e il suo esecutivo hanno utilizzato la decretazione d'urgenza per quasi tutti i provvedimenti, ponendo la questione di fiducia molte più volte rispetto al suo predecessore Mario Draghi. Lo stesso che la presidente del Consiglio, seduta al suo posto alla Camera, attaccava dall'opposizione per aver esautorato il Parlamento. Nulla di strano nella strategia del governo Meloni: l'abuso dei decreti legge è ormai consuetudine, così come il ricorso alla fiducia per tagliare la discussione parlamentare. Peccato che è passato veramente poco tempo rispetto a quando la leader di Fratelli d'Italia era dall'altro lato, e soprattutto va segnalato il fatto che il suo governo ha messo insieme numeri da (quasi) record.

Dall'insediamento del governo Meloni nessuna legge di iniziativa parlamentare ha visto la luce – cioè come previsto dall'iter ordinario – ma, al contrario, la decretazione d'urgenza è stata utilizzata molto di frequente. Anche per risolvere questioni che di urgente avevano ben poco. Negli ultimi giorni, poi, è arrivata una vera e propria pioggia di richieste di fiducia: in settimana alla Camera è passato prima il decreto Ong – quello che prevede un nuovo codice di condotta per le navi umanitarie che salvano i migranti nel Mediterraneo, per complicare la loro attività – e poi il decreto Carburanti, che ha causato lo sciopero e la protesta dei distributori. E per la prossima settimana c'è l'appuntamento con il Milleproroghe che arriva blindato dal Senato, su cui verrà posta la terza richiesta di fiducia in una settimana.

Se consideriamo che il governo aveva chiesto la fiducia – che fa cadere tutti gli emendamenti, tagliando la discussione parlamentare – già cinque volte alla fine del 2022, si arriva in totale a otto in circa quattro mesi. Una media di due al mese. Tra queste pesa particolarmente – per via dell'importanza del provvedimento – quella posta sulla manovra di bilancio. Nello stesso tempo il governo Draghi, che pure doveva contare su una maggioranza molto più eterogenea seppur con numeri più ampi, l'ha chiesta sei volte. Il governo Conte una sola volta, il governo Conte due ben dieci.

Ma il confronto con l'ultimo predecessore è il più interessante, perché spesso Meloni, forte del suo ruolo di oppositrice unica che l'ha portata al trionfo delle elezioni politiche di settembre, ha criticato la scelta del governo Draghi di porre la questione di fiducia. Con toni più che aspri, visto che fu l'attuale presidente del Consiglio a parlare di "scandalo in Parlamento", inviando una lettera al capo dello Stato. E ora che Meloni si trova a governare con un'ampia maggioranza politica – che ha tanto auspicato per anni, chiedendo le elezioni – finisce per ricorrere più volte di Draghi alla fiducia.

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