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Matteo Salvini assicura: “Non ci penso neanche a far cadere il governo, troppe cose da fare”

Il vicepresidente del Consiglio e leader della Lega, Matteo Salvini, assicura che non farà saltare il governo: “Non ci penso neanche. Ho, anzi abbiamo, ancora troppe cose da fare. Mi auguro che qualcuno non voglia far saltare il tavolo per interessi di partito. Io non ho intenzione né di andare a votare prima del previsto, né di tornare al passato”.
A cura di Stefano Rizzuti
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Non sarà la Lega a far cadere il governo, assicura Matteo Salvini ribadendo quanto sostenuto negli scorsi giorni dal deputato del Carroccio Cristian Invernizzi in un’intervista a Fanpage.it. Il vicepresidente del Consiglio, intervistato dal Quotidiano Nazionale, risponde a chi gli chiede se farà saltare il governo: “Non ci penso neanche. Ho, anzi abbiamo, ancora troppe cose da fare”. Allo stesso tempo il ministro dell’Interno aggiunge: “Mi auguro che qualcuno non voglia far saltare il tavolo per interessi di partito. Io non ho intenzione né di andare a votare prima del previsto, né di tornare al passato”.

Sullo scontro con i 5 Stelle, che va ormai avanti da settimane su questioni di ogni tipo, Salvini cerca di placare i toni: “Io non rispondo alle provocazioni. E ai miei ho detto di fare altrettanto. Di abbassare i toni. Certo che se personaggi come Fico mi danno del fascista e del razzista…”. A questo punto Salvini risponde a chi gli chiede se la sua pazienza ha un limite: “Per adesso porto pazienza”, assicura. Un altro dei temi che ha portato allo scontro con i suoi alleati di governo è quello dell’indagine a carico del sottosegretario leghista Armando Siri, su cui il ministro dell’Interno commenta: “Rispetto la magistratura che indaga, ovviamente. Ma stiamo parlando di un'ipotesi di presunti soldi promessi per un emendamento che non c’è mai stato”.

La richiesta di dimissioni avanzata dal M5s per Siri viene sostanzialmente ignorata da Salvini: “Vorrei intanto ricordare che in un Paese civile ciascuno è innocente fino a prova contraria. E pretendere le dimissioni all'inizio degli accertamenti della magistratura non è da Paese civile. Se così non fosse, perché la Raggi non si è dimessa quando è stata indagata? È rimasta sotto indagine per due anni, poi è stata assolta. E se si fosse dimessa?”. Il vicepresidente del Consiglio parla anche dell’idea di riformare il reato di abuso d’ufficio, proposta a cui sta lavorando il ministro della Pa, Giulia Bongiorno: “Quello è un reato in cui rischia di cadere chiunque abbia una responsabilità di gestione. Ma lei sa quanta fatica facciamo a trovare dei candidati sindaci? Tutti hanno paura di finire sotto indagine per qualcosa”.

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