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Madri in carcere, Garante detenuti: “Parlare di ‘borseggiatrici Rom’ è un arretramento culturale”

Le parole di Salvini sulle “borseggiatrici Rom” rappresentano un “arretramento culturale grave”, secondo il Garante dei detenuti Mauro Palma. Il ministro era intervenuto dopo che il Pd ha ritirato la proposta di legge sulle madri in carcere, stravolta dalla destra.
A cura di Luca Pons
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Attribuire un reato a un'intera categoria di persone è "un arretramento culturale grave", perché "non è mai una minoranza o un gruppo sociale in quanto tale a commettere un reato". Lo ha dichiarato Mauro Palma, presidente del Garante dei detenuti (o Garante dei diritti delle persone private della libertà personale) intervistato dalla Stampa. Il riferimento è alle parole del ministro Matteo Salvini e della Lega, in relazione al dibattito di ieri sulle madri detenute in carcere.

Il 23 marzo, il Partito democratico ha ritirato la sua proposta di legge per migliorare le condizioni delle madri detenute. I deputati nella commissione Giustizia hanno fatto un passo indietro dopo che la maggioranza ha stravolto la proposta di legge con i propri emendamenti. Da una legge per aumentare le tutele delle madri detenute, infatti, era diventata una norma che imponeva condizioni più stringenti.

Le parole di Salvini: "Il Pd libera le borseggiatrici Rom"

Quando il Pd ha ritirato la proposta, quindi, la destra ha presentato il gesto come un'azione che "libera le borseggiatrici Rom che usano bimbi e gravidanza per evitare il carcere e continuare a delinquere". Queste le esatte parole usate dal ministro dei Trasporti e segretario della Lega Matteo Salvini. Pochi giorni prima, anche il sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari aveva detto che "numerose borseggiatrici sfruttano il loro stato di gravidanza per sottrarsi all'esecuzione penale", evitando questa volta di indicare un'etnia.

Per Mauro Palma, "casi singoli possono esserci", perché "capita sempre che qualcuno approfitti degli interstizi di una norma", ma "non può essere questo a farci andare sotto il livello di civiltà che le nostre norme devono esprimere, altrimenti è la vittoria di chi vuole fregare la norma". Al contrario, quando si verificano casi di chi cerca di approfittare di una legge, la risposta non dovrebbe essere di inasprire quella legge peggiorando la situazione per tutti, ma "agire su altri piani, nella costruzione di una società più civile".

Le leggi italiane e quelle internazionali, ha spiegato Palma, sono basate sul principio che "il benessere del bambino deve essere prevalente rispetto ad altre considerazioni, che pure possono essere rilevanti". Al contrario, il deputato Alessandro Zan aveva denunciato con le nuove modifiche la proposta avrebbe "consentito addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Se vogliono norme per più bambine e bambini in carcere si facciano da soli la legge"

Secondo il Garante dei detenuti, al contrario, il lavoro del governo dovrebbe concentrarsi sulle "politiche territoriali, che sono ancora molto arretrate". Ci sono case famiglia "solo a Roma e Milano". Considerando che ci sono solo "22 madri e 24 bambini in tutta Italia" che si trovano ad avere bisogno di assistenza di questo tipo, Palma ha chiesto "alla politica nazionale come sia possibile che un Paese di 60 milioni di abitanti non riesca ad avere delle strutture di accoglienza e sicurezza per questi pochi casi".

Anche Antigone contro la destra: "Costruiscono paure pubbliche attorno a 24 bambini"

Secondo Patrizio Gonnella, presidente dell'associazione Antigone interpellato da Adnkronos, "il Pd ha fatto bene a ritirare le firme alla proposta di legge" perché c'era stato "uno stravolgimento del senso originario del testo", mentre all'inizio "era diretto a costruire opportunità per far sì che i ragazzini potessero stare con le loro mamme nelle case famiglia protette". Le forze politiche della maggioranza invece hanno costruito "un caso e paure pubbliche intorno a 24 bimbetti con le loro rispettive mamme".

È un "declino populista",  i numeri "ci dicono che più le persone, compreso per esempio le mamme di bimbi piccoli in carcere di etnia rom, sono prese in carico dai servizi fuori, meno c'è il rischio della recidiva: più stanno dentro più il rischio della recidiva aumenta, quindi chi ha fatto quell'emendamento non guarda al bene pubblico della sicurezza degli italiani, ma fa solo demagogia".

Amnesty e Cittadinanzattiva: "La proposta del Pd era un passo avanti nei diritti"

"Purtroppo, pare che al momento non vi sia modo di fare andare avanti proposte legislative che riguardino progressi sui diritti". Lo ha detto Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, dopo il ritiro del Pd. Al contrario, ha detto Noury, sembra esserci "un forte accanimento contro ogni tentativo di andare in quella direzione. Rischiamo un forte arretramento nella tenuta dei diritti in Italia".

Laura Liberto, coordinatrice nazionale Giustizia per i diritti di Cittadinanzattiva, ha commentato: "Le forze politiche cha hanno determinato l’affossamento dell’intera proposta di legge, si sono assunte la responsabilità di aver arrestato un percorso di civiltà, che mirava unicamente a superare il problema dell’incarcerazione dell’infanzia e ad affermare la tutela della salute psicofisica dei bambini su ogni altra ragione o interesse pubblico e politico". Cittadinanzattiva ha affermato che continuerà il suo "impegno per tenere viva l’attenzione sul problema dei piccoli detenuti e perché si recuperi il lavoro finora fatto”.

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