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M5s, Di Maio si dimette da capo politico: cosa succede adesso

Con le dimissioni da capo politico di Luigi Di Maio per il Movimento 5 Stelle si apre una nuova fase: il primo passo è l’affidamento della reggenza a Vito Crimi. Il suo compito sarà quello di traghettare i pentastellati fino agli Stati Generali, dove si apre la partita per la successione a Di Maio.
A cura di Stefano Rizzuti
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Il primo passo lo ha annunciato lo stesso Luigi Di Maio, dopo aver confermato pubblicamente le sue dimissioni da capo politico del Movimento 5 Stelle: il suo posto, per il momento, verrà preso da Vito Crimi. Che assumerà l’interim al posto del ministro degli Esteri. Ma poi per i pentastellati si avvicina quella che potrebbe essere anche una vera e propria rivoluzione, a partire dagli Stati Generali di marzo che dovrebbero portare a nuove regole e all’elezione di nuovi vertici. Con la sfida che si riaprirà presto e potrebbe vedere ancora protagonista anche lo stesso Di Maio.

M5s, Vito Crimi al posto di Di Maio

La prima novità riguarda Vito Crimi, che in quanto membro più anziano del comitato di garanzia del Movimento 5 Stelle assumerà la reggenza ad interim. A prevederlo è lo statuto pentastellato, secondo cui nel caso in cui la carica di capo politico “si renda vacante, il membro più anziano del Comitato di garanzia ne assume temporaneamente le veci”. Proprio per questo il nome è quello di Crimi, a cui spetta la supplenza dei vertici. Crimi è senatore e viceministro dell’Interno ed è stato il primo storico capogruppo del Movimento 5 Stelle al Senato, nel 2013.

Gli Stati Generali di marzo: dalle regole ai nuovi vertici

A Crimi spetterà il compito di traghettare il Movimento fino agli Stati Generali di marzo. In quell’occasione il Movimento si dovrà dare una serie di obiettivi per il futuro e dovrà “battezzare una nuova Carta dei valori”. Le nuove regole del gioco, insomma. Con possibili novità soprattutto riguardanti i suoi vertici. Dopo le critiche nei confronti di Luigi Di Maio, capo politico in solitaria finora, sono in molti a chiedere una diversa gestione dei vertici, magari più collegiale. Inoltre si potrebbe stabilire qualcosa anche sul posizionamento del Movimento, ragionando su un possibile avvicinamento al centrosinistra come già avvenuto – con scarso successo – alle elezioni regionali in Umbria.

Intanto lo stesso Di Maio potrebbe anche ricandidarsi, magari in ticket con qualche altro noto esponente del Movimento, come la sindaca di Torino Chiara Appendino. D’altronde Di Maio nel suo discorso in cui ha annunciato le dimissioni l’ha detto chiaramente: “Non mollo, tornerò agli Stati Generali”. Ma bisognerà vedere con che ruolo. Le anime del M5s sembrano comunque dividersi tra quella riformista-governista, che potrebbe essere guidata dall’attuale ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, e quella più legata alle origini, magari con un gran ritorno di Alessandro Di Battista. Si fanno anche altri nomi, come quelli di Paola Taverna e Roberta Lombardi.

Dimissioni Di Maio, cosa succede al governo

Tutti negano che le dimissioni di Luigi Di Maio da capo politico pentastellato possano avere ripercussioni sul governo. Lo garantisce il Movimento, lo assicura il Pd e ne è certo anche il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Ma qualche conseguenza sull’esecutivo, in realtà, già c’è. Come spiegato da Vito Crimi, ora reggente al posto di Di Maio: il ministro degli Esteri, infatti, non sarà più capo delegazione del M5s all’interno del governo. I pentastellati dovranno scegliere un nuovo capo delegazione, un incarico importante che dovrà essere quindi affidato a qualcun altro e anche in questo caso già si fa il nome di Stefano Patuanelli, insieme a quello di Riccardo Fraccaro.

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