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Deficit / PIL al 2,4%

Legge di Bilancio, meno risorse per reddito di cittadinanza e quota 100: i nuovi conti del governo

I nuovi saldi della manovra cambiano lo scenario delle cifre investite soprattutto per le due misure principali: il reddito di cittadinanza e la quota 100. Quasi 5 miliardi di euro in meno per mettere in atto le due misure, grazie alla loro partenza ritardata. Ecco i nuovi saldi della legge di Bilancio con tutte le modifiche e i tagli.
A cura di Stefano Rizzuti
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Dieci miliardi in meno. Racimolati tra tagli e nuove voci d’entrata. Cambiano i saldi della manovra per andare incontro alle richieste della Commissione europea con cui il governo ha chiuso l’accordo, rivedendo parte della legge di Bilancio. I nuovi conti partono da un netto taglio alle due misure principali: reddito di cittadinanza e quota 100. Prevedono maggiori entrate dai tagli alle pensioni (sia quelle d’oro che le indicizzazioni) e dalle dismissioni e vanno incontro alle richieste di Bruxelles. I più importanti risparmi derivano da reddito di cittadinanza e quota 100. Nessuna differenza su importi, platea e tempi, assicurano dal governo, ma solo un ricalcolo delle spese che si rivelerebbero minori del previsto. Quindi verranno stanziati 2,7 miliardi in meno per la quota 100 rispetto a quanto stimato con la prima versione della manovra; e 1,9 miliardi in meno per il reddito di cittadinanza. Un risparmio dovuto soprattutto dal fatto che le due misure partiranno non prima di fine marzo, stando a quanto garantisce anche il ministro dell’Economia, Giovanni Tria.

Quasi 5 miliardi di risparmi, quindi, dalle due principali misure. Per quanto riguarda la quota 100 cambia tutto dal 2020, con un aumento del fondo di 1,3 miliardi di euro. E un ulteriore incremento di 1,7 miliardi nel 2021. Mentre per il reddito si riduce l’impatto negli stessi anni: 945 milioni in meno nel 2020 e 683 nel 2021. Voce ingente di entrata sarà quella relativa alle dismissioni immobiliari: 950 milioni nel 2019 a cui si vanno ad aggiungere altri 150 per il 2020 e il 2021. Entro il 30 aprile verrà presentato il piano per le dismissioni, che prevederà la cessione di beni della pubblica amministrazione come, per esempio, le caserme in disuso. Per gli enti locali che contribuiscono ci sarà un indennizzo equivalente a una somma tra il 5% e il 15% della somma ricavata.

Le pensioni e le nuove tasse

Il governo conta di ricavare qualche maggiore entrata anche dalle pensioni d’oro. Cifre non altissime, in realtà: nel triennio 2019-2021 parliamo in totale di 239 milioni, di cui 76 nel 2019. Altri 253 milioni arriverebbero dal raffreddamento delle indicizzazioni per le pensioni superiori ai 1.500 euro. Cento milioni verranno risparmiati grazie al rinvio delle assunzioni nella pubblica amministrazione, bloccate fino al 15 novembre. Dalla web tax arriverebbero 150 milioni nel 2019, che diventeranno 600 nel 2020 e 2021. Altri 450 milioni si recupererebbero con le nuove imposte sul gioco d’azzardo. Per il 2020 e il 2021, intanto, il governo ha introdotto nuove clausole di salvaguardia per l’aumento dell’Iva: 23 miliardi per il 2020 e 29 per il 2021 e il 2022. Con la prossima legge di Bilancio sarà quindi necessario sterilizzarle nuovamente.

Le stime del Pil

Il governo ha rivisto anche le stime di crescita. Nel 2019 il Pil si ferma all’1%, contro l’1,5% preventivato nella prima versione della manovra. Calcolato anche un minore impatto espansivo della legge di Bilancio: prima era stato calcolato un +0,6% del Pil, ora solo +0,4%. Il Pil scende anche nel 2020: dal’1,6% all’1,1%. E nel 2021: le stime attuali parlano dell’1% di crescita, contro una precedente previsione dell’1,4%. Per quanto riguarda il rapporto debito/Pil, si prevede una discesa al 130,7% nel 2019, al 129,2% nel 2020 e al 128,2% nel 2021. Il deficit, invece, cala al 2% nel 2019, all1’,8% nel 2020 e all’1,5% nel 2021. Ma, ci tengono a sottolineare dalla maggioranza, per il 2019 sarà 2,04%: “Nella tabella, come di consuetudine, c’è l’arrotondamento al primo decimale, perciò il 4 non compare. Ma il dato non cambia”. Ultima cifra è quella del tasso di disoccupazione che, secondo le stime del governo, si ridurrà solamente di tre decimi di punto invece degli otto inizialmente previsti.

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