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L’annuncio di Zingaretti: “Dopo le regionali sciolgo il Pd e lancio un partito nuovo”

Il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, pensa a una rivoluzione per il suo partito: dopo le elezioni regionali in Emilia Romagna del 26 gennaio, il leader dem punta a sciogliere l’attuale partito per fondarne uno nuovo. “Non un nuovo partito, ma un partito nuovo”, precisa parlando di una domanda di politica in crescita.
A cura di Stefano Rizzuti
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È una vera e propria rivoluzione quella che il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, è pronto a lanciare all’interno del suo partito. E il leader dem la annuncia in un'intervista a Repubblica, durante la quale parla della sua volontà di sciogliere il vecchio partito e fondarne uno completamente nuovo. Ma prima, dice sicuro, “vinciamo in Emilia Romagna”, dove “il Pd sta facendo la campagna elettorale per Bonaccini in splendida solitudine”, senza il sostegno di Italia Viva e Movimento 5 Stelle. Poi, però, si cambia tutto: “Sciolgo il Pd e lancio il nuovo partito”.

Un partito nuovo, non un nuovo partito

Zingaretti parte da un presupposto e dal riscontro dell’ultimo periodo: “In questi mesi la domanda di politica è cresciuta, non diminuita. E noi dobbiamo aprirci e cambiare per raccoglierla. Non penso a un nuovo partito, ma a un partito nuovo, un partito che fa contare le persone ed è organizzato in ogni angolo del Paese”. Quindi un soggetto politico differente, ma partendo dallo stesso contenitore, sembra il ragionamento di Zingaretti.

Per il segretario del Pdla nuova legge elettorale ci indica una sfida: dobbiamo costruire il soggetto politico dell'alternativa, convocando un congresso con una proposta politica e organizzativa di radicale innovazione e apertura. Dobbiamo rivolgerci però alle persone, e non alla politica ‘organizzata’. Dobbiamo aprirci alla società e ai movimenti che stanno riempiendo le piazze in queste settimane. Non voglio lanciare un'opa sulle sardine, rispetto la loro autonomia: ma voglio offrire un approdo a chi non ce l'ha”.

Il futuro del governo per Zingaretti

Per quanto riguarda il governo, Zingaretti ha una posizione decisa: “È inutile che ci giriamo intorno, non possiamo fare melina fino al 26 gennaio, non possiamo fare ogni giorno l'elenco delle cose sulle quali non c’è accordo nella maggioranza. Purtroppo questo è il risultato della cultura delle ‘bandierine', in cui ci si illude di esistere solo se si difende una cosa. Lo dico ogni giorno a Conte e a Di Maio: un'alleanza è come un'orchestra, il giudizio si dà sull'esecuzione dell'opera, non sulla fuga di un solista che casomai dà pure fastidio alle orecchie”.

Zingaretti vede il Pd in ripresa

Il segretario dem ritiene che il Pd sia in ripresa: “La linea unitaria sta pagando, come dimostrano i sondaggi, e casomai apre contraddizioni in chi non vuole scegliere. L'Italia sta gradualmente tornando a uno schema bipolare”. Ciò è che bisogna fare è un salto di qualità: “Il Pd è salvo, oggi non è più il partito debole, isolato e sconfitto del 4 marzo 2018. Abbiamo retto l'urto di due scissioni, e oggi i sondaggi ci danno al 20%. Siamo il secondo partito italiano, e siamo l'unico partito nazionale dell'alleanza, l'unico che si presenta ovunque alle elezioni, l'unico sul quale si può cementare il pilastro della resistenza alle destre”.

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