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La bufala del Governo a rischio caduta

Dopo la decisione della Cassazione il Pdl minaccia gravi ripercussioni sul Governo Letta. A vuoto, perché le larghe intese sono l’unico vero salvagente per il Cavaliere.
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Chiariamo subito: sono praticamente nulle le possibilità che il Governo possa cadere per la decisione della Cassazione di anticipare (?) i tempi della decisione definitiva sulla vicenda processuale che ha visto la condanna a 4 anni di carcere e a 5 di interdizione dai pubblici uffici. Le ragioni sono tante e più volte ripetute anche in questa sede: la composizione dell'attuale maggioranza parlamentare che rappresenta una "garanzia" per lo stesso Berlusconi, il vero e proprio terrore per nuove elezioni anticipate (sentimento trasversale ai partiti, sia pure per ragioni molto diverse fra loro) e l'imprevedibilità degli sviluppi di una crisi di Governo (che è davvero l'ultima cosa che vogliono partiti e rappresentanti istituzionali).

E allora che senso hanno le minacce del centrodestra? Scartando l'ipotesi che si tratti di reazioni istintive, vale la pena di fare alcune considerazioni, chiarendo prima di tutto i termini della questione. La Corte di Cassazione (che ha rivendicato con una nota la correttezza della decisione di "prevenire" un'eventuale prescrizione per una parte della pena inflitta nei primi due gradi a Berlusconi) potrebbe in effetti condannare in via definitiva il Cavaliere. Ove mai questo accadesse però, il leader del Popolo della Libertà non decadrebbe automaticamente da senatore, dal momento che è necessario un voto (a scrutinio segreto) del Senato, mentre la pena carceraria sarebbe indultata per i 3 quarti e probabilmente sospesa / commutata per il resto. Ovviamente l'interdizione diverrebbe immediatamente efficace nel caso in cui si andasse a nuove elezioni, con Berlusconi che non potrebbe nemmeno ricandidarsi.

Ma non c'è solo questa questione a spingere a dare poco credito alle minacce dei falchi pidiellini. Paradossalmente, infatti, gli unici che potrebbero giovarsi di una prova di forza sarebbero i democratici, che, cedendo alla tentazione del regolamento di conti definitivo, avrebbero la possibilità di presentarsi agli elettori con la coscienza "ripulita dall'onta delle grandi intese". Certo resterebbe una estrema opzione, raccontata da Verderami sul Corsera (con una consapevole forzatura): "Un atto di guerra a cui rispondere dichiarando anzitempo guerra, con la fine del governo e il disperato tentativo di arrivare alle urne prima dello scacco matto giudiziario. In effetti la finestra elettorale è formalmente ancora aperta, lo sarebbe anche a fine luglio quando è prevista la sentenza, consentendo il voto per metà ottobre. I calcoli sono stati fatti ieri a palazzo Grazioli, davanti a un Berlusconi a cui l'avvocato Coppi ha imposto il silenzio, esponendosi mediaticamente come mai aveva fatto nella sua carriera forense, proprio per evitare che il suo assistito si esponesse". Ma si tratta davvero di uno scenario estremamente improbabile, che peraltro sarebbe simile a quello auspicato da Beppe Grillo, cui non resterebbe che raccogliere i frutti dello sfacelo dei partiti tradizionali, incapaci di governare finanche con la clamorosa maggioranza garantita dalle larghe intese.

Quello che è evidente appare invece il tentativo di tirare per la giacca il premier Letta con un ultimatum che lo spinga "dall'altra parte della barricata". Al Pdl in effetti non basta più il "no comment" sulle sentenze, ma serve un impegno concreto sulla strada della pacificazione nazionale che, letta secondo un'altra prospettiva, suona come una tregua armata nella guerra dei vent'anni fra Berlusconi e la magistratura. È questo che interessa sostanzialmente a via dell'Umiltà: alzare il livello dello scontro, in modo da legare il futuro del Governo alla riforma della giustizia. Anche perché stavolta vi è la "sensazione" che il Pd non farà le barricate né in Parlamento né nel Paese.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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