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Ius soli, news sulla riforma della cittadinanza

Ius soli e ius culturae, di cosa parliamo e su cosa sta discutendo il governo

Il dibattito sullo ius soli e sullo ius culturae è ripreso ieri, dopo che il Partito Democratico ha sollevato ancora una volta la necessità di ridiscutere la legge. Luigi Di Maio ha detto che la proposta di legge non è nel programma del governo giallo-rosso. In realtà uno dei punti del testo recita così: “Il Governo promuoverà una più efficace protezione dei diritti della persona, anche di nuova generazione, rimuovendo tutte le forme di diseguaglianza”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Da ieri nella maggioranza di governo si è aperta una nuova discussione intorno allo ius soli, dopo che il segretario del Partito Democratico Nicola Zingaretti, ha rilanciato ancora una volta la proposta, annunciando che il provvedimento che permetterebbe a chi ha frequentato le scuole in Italia di ottenere la cittadinanza, sarà presto in agenda. Per il capo politico del Movimento Cinque Stelle Luigi Di Maio "Lo Ius soli non è nel programma di governo con il Pd non ne abbiamo mai discusso. L'Italia ha altre emergenze, abbiamo un'Italia sott'acqua, l'Ilva. Credo di avere diritto di dire che sono sconcertato dalle dichiarazioni di Zingaretti". 

Il leader della Lega Matteo Salvini ha espresso ancora una volta il ‘no' della Lega: "Questa sinistra è una vergogna anti italiana: la cittadinanza non è un biglietto premio al luna park, va meritata, desiderata, conquistata. #noiusoli", ha scritto su Twitter.

La discussione sulla proposta di legge a prima firma di Laura Boldrini, e sostenuta dal Partito Democratico, è ripartita lo scorso 3 ottobre alla Camera: il relatore è Giuseppe Brescia (M5s), presidente della commissione Affari Costituzionali, dopo che l'ex relatore Roberto Speranza è passato alla guida del ministero della Salute. La legge si è arenata in Senato a fine 2017, durante il governo Gentiloni. 

Il ddl 2092 "Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, e altre disposizioni in materia di cittadinanza", approvato alla Camera nel 2015, è rimasto bloccato in commissione Affari Costituzionali di Palazzo Madama, anche a causa delle decine di emendamenti presentati dalla Lega, allo scopo di rallentarne l'iter.

In Senato il M5s si è astenuto, come già aveva fatto alla Camera. E oggi Di Maio ha detto che non soltanto non è una priorità, dando per scontato che non ci si possa occupare dei danni del maltempo e contemporaneamente di diritti, ma che in realtà nel programma di governo non si parla affatto dello ius soli. Le cose non stanno esattamente così, dal momento che, nella versione definitiva del programma dell'esecutivo giallo-rosso, e precisamente al punto 6, si legge: "Il Governo promuoverà una più efficace protezione dei diritti della persona, anche di nuova generazione, rimuovendo tutte le forme di diseguaglianza (sociali, territoriali, di genere), che impediscono il pieno sviluppo della persona e il suo partecipe coinvolgimento nella vita politica, sociale, economica e culturale del Paese". E di certo la mancata approvazione dello ius soli alimenta proprio quelle disuguaglianze che il governo giallo-rosso prometteva di eliminare.

Cosa prevede la legge sullo ius soli

Fino ad ora chi vuole ottenere la cittadinanza italiana deve basarsi sulla legge 91 del 1992, cioè sullo ius sanguinis. Questo vuol dire che un bambino è considerato italiano se almeno uno dei due genitori è italiano; un bambino nato da genitori stranieri può richiedere la cittadinanza italiana al compimento dei 18 anni, ma solo se fino a quel momento ha risieduto in Italia legalmente e continuativamente. Al raggiungimento della maggiore età, e entro il diciannovesimo compleanno, può presentare domanda per ottenere la cittadinanza. Lo status civitatis è quella condizione per cui uno straniero diventa italiano, ma solo dopo 10 anni di residenza ininterrotta in Italia (per uno straniero con cittadinanza europea bastano quattro anni di permanenza ininterrotta nel nostro Paese); inoltre chi fa domanda deve dimostrare di avere redditi sufficienti al sostentamento, di non avere condanne penali, certificando anche l'assenza di impedimenti per la sicurezza della Repubblica.

Un altro modo per ottenere la cittadinanza italiana è il matrimonio. Si può diventare italiani o sposando un cittadino italiano, dopo due anni di residenza legale in Italia o dopo tre anni di matrimonio se residenti all'estero (termini ridotti della metà in presenza di figli nati o adottati dai coniugi), sempre a condizione che non vi siano precedenti penali.

La legge di cui si sta discutendo adesso introdurrebbe due nuovi diritti per i minori (per gli adulti restano le possibilità che abbiamo appena descritto): lo ius soli temperato e lo ius culturae. Nel primo caso il testo stabilisce che un figlio nato da genitori stranieri ottenga la cittadinanza se almeno uno dei due genitori si trova legalmente in Italia con diritto di soggiorno illimitato (il diritto di soggiorno permanente è riconosciuto a chi abbia soggiornato legalmente ininterrottamente per 5 anni in Italia) o permesso di soggiorno dell'Unione europea; per avere diritto allo ius soli temperato i genitori extracomunitari devono avere un alloggio idoneo a termini di legge, devono superare un test di conoscenza della lingua italiana e dimostrare un reddito non inferiore all'importo annuo dell'assegno sociale.

Lo ius culturae prevede invece la possibilità di richiedere la cittadinanza per i minori stranieri nati in Italia o arrivati entro i 12 anni, a condizione che abbiano superato almeno un ciclo scolastico, o un corso di formazione professionale triennale o quadriennale che dia una qualifica. La domanda per il minore può essere presentata da uno dei due genitori entro il compimento della maggiore età del ragazzo, oppure potrà essere inoltrata dal diretto interessato una volta maggiorenne (avrà due anni a disposizione per farlo).

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