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Ius soli, news sulla riforma della cittadinanza

Mauri (Pd) rilancia lo ius soli: “È una priorità, Salvini attacca Lamorgese perché è debole”

L’ex viceministro dell’Interno e deputato del Pd, Matteo Mauri, in un’intervista a Fanpage.it torna a chiedere di approvare la legge sulla cittadinanza: “È una priorità, le immagini delle vittorie hanno dimostrato che l’Italia è già multiculturale e multietnica e chi si oppone a questo si oppone alla realtà”. E gli attacchi di Matteo Salvini alla ministra Lamorgese, secondo l’esponente dem, “denotano una difficoltà: è una dimostrazione di debolezza legata al consenso”.
A cura di Stefano Rizzuti
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Dopo le Olimpiadi si è riaccesa la discussione sulla legge sulla cittadinanza. Il Pd ha rilanciato il tema e per i dem a seguire il dossier è l’ex viceministro dell’Interno, Matteo Mauri. È proprio Mauri a fare il punto su quello che viene impropriamente definito ius soli in un’intervista a Fanpage.it, sostenendo che “lo sport in questo anno straordinario per l’Italia può essere una spinta notevole, perché mette in evidenza un dato di fatto che fa fatica a emergere”. Di fatto “le immagini delle vittorie hanno dimostrato che l’Italia è già multiculturale e multietnica e chi si oppone a questo si oppone alla realtà”, con un riferimento che sembra soprattutto alla Lega e a Matteo Salvini. I cui “continui attacchi a Lamorgese denotano una difficoltà: perde consensi e attacca Lamorgese, è una dimostrazione di debolezza legata al consenso”.

Si torna a parlare di ius soli: qual è la proposta del Pd? Qual è il modello di legge sulla cittadinanza che vorreste vedere applicato in Italia?

Il punto di riferimento è la legge depositata alla Camera, su cui si sono già fatte audizioni ed è in fase avanzata. La sostanza è che la cittadinanza viene riconosciuta ai minori che sono nati in Italia da cittadini stranieri o che sono arrivati entro il 12esimo anno di età e abbiano completato un ciclo di studi. Chiamarla ius soli è un errore, perché prevede che chi nasce nel Paese sia un cittadino di quel Paese e vale in alcune nazioni come gli Stati Uniti e gran parte del Sud America e c’è un motivo storico evidente. In quasi tutta l’Europa ci sono sistemi simili ma non lo ius soli, da noi parliamo di ius culturae o scholae, deve essere garantito almeno un livello scolastico. La vera differenza rispetto alla norma attuale, che è del 1992 e nel frattempo è cambiata completamente la realtà, è che ora si prevede che arrivati a 18 anni si possa fare richiesta nell’anno successivo e poi bisogna aspettare circa 3-4 anni per vedersi riconosciuta la cittadinanza. Questa cosa è assurda, è assurdo pensare di attendere fino al 21esimo, 22esimo anno di età per persone che sono in tutto e per tutto italiane.

Il tema è tornato alla ribalta con le Olimpiadi: è possibile che serva lo sport per dare coraggio alla politica e tornare a imporre un tema di cui si dibatte da anni?

Tutto quello che può riportare l’attenzione va benissimo e lo sport in questo anno straordinario per l’Italia può essere una spinta notevole, perché mette in evidenza un dato di fatto che fa fatica a emergere. La questione non è tanto lo sport, non è un ragionamento sulle prossime Olimpiadi per avere due medaglie in più, ma lo sport è uno strumento eccezionale d’integrazione. Come la scuola. Fare la scelta di permettere l’iscrizione alle federazioni nazionali anche dei ragazzi stranieri che non sono cittadini italiani è stata lungimirante e ti dà il segno di quanto la legge sia distante dalla realtà, ora dobbiamo riportare la legge alla realtà. Le immagini sono sempre più forti delle parole e le immagini delle vittorie hanno dimostrato che l’Italia è già multiculturale e multietnica e chi si oppone a questo si oppone alla realtà.

Pensa che le parole della ministra Lamorgese possano segnare una vera svolta?

Io ritengo molto importanti le parole di Lamorgese, perché danno un senso di come una istituzione abbia colto e sappia cogliere questi dati di realtà. Con lei come ministra sono arrivati i decreti immigrazione e regolarizzazione, per cui questo dà il senso di una istituzione che oggi coglie un’esigenza di tutti nel Paese. Dopodiché questa è una legge che non è di iniziativa governativa, ma parlamentare, e penso che si debbano cercare tutte le strade ed è quello che io sto facendo e sto cercando di trovare una maggioranza parlamentare che sia disponibile a votare questa legge. Non necessariamente per come l’abbiamo presentata noi: sediamoci al tavolo e troviamo un accordo. Penso che la maggioranza del Conte II sia il soggetto di riferimento principale, ma non per forza l’unico. Non è facile perché le condizioni politiche non sono le più agevoli, ma questo può essere il momento utile. E bisogna anche armarsi di coraggio politico, ci sono elementi di conflittualità tra le forze che sostengono questo governo.

Come procede il confronto in Parlamento: può davvero riprendere a settembre l’iter in commissione?

Tecnicamente sì, basta riaprire la discussione in commissione, che ha già concluso le audizioni, ma comunque se ne possono fare altre. Sul lato tecnico è tutto pronto, la vicenda politica pure, ma io sono per riaprire a settembre la questione. Io personalmente ho avuto contatti con tutte le forze politiche e da tutte quelle del governo Conte II mi sembra di aver avuto segnali positivi, poi è necessario un impegno formale di tutti i partiti e questo è ancora da verificare.

Come giudica le critiche di Salvini contro la ministra dell’Interno? E pensa che davvero la Lega possa ostacolare l’approvazione una nuova legge sulla cittadinanza?

Dalle prime reazioni direi che sarà molto molto complicato, io ho provato con un appello pubblico e la risposta della Lega è stata questa. Però anche questi continui attacchi a Lamorgese denotano una difficoltà di Salvini e della Lega, che perde consensi e prova a rispondere aggrappandosi al suo cavallo di battaglia e quindi attacca Lamorgese per costruirsi una visibilità. Ma è una dimostrazione di debolezza ed è legata al consenso. Una grande forza come dovrebbe essere la Lega dovrebbe sedersi al tavolo, fare le proposte e non negare l’evidenza.

Oggi Paola Taverna dice che lo ius soli non è una priorità: teme ci sia il rischio di non poter contare sul sostegno del Movimento 5 Stelle?

Io devo dire che ho lavorato molto bene con il M5s sulle partite portate avanti al Viminale sull’immigrazione e non ho motivo di credere che ci sia un atteggiamento diverso. Dopodiché è una forza complessa e bisognerà ragionare bene, poi ci possono essere punti di vista personali diversi, ma non vuol dire che non si possa trovare un accordo. Vediamo le cose nel merito, anche perché dire che non è una priorità non vuol dire no. Io, in ogni caso, la ritengo una priorità.

Di Italia Viva, invece, vi fidate ciecamente? Credete che sul tema ci sarà pieno sostegno?

Io mi fido di tutti fino a prova contraria, anche per il lavoro fatto al Viminale con Italia Viva sull’immigrazione. Sul decreto immigrazione se avessi dovuto fare una previsione prima non sarei stato così ottimista e invece dopo si è verificato. Poi tutto deve essere verificato.

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