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Covid 19

Scuola, in classe solo con green pass: ipotesi obbligo vaccinale per insegnanti, scontro Pd-Lega

Il tema dell’obbligo vaccinale per il personale scolastico accende lo scontro nella maggioranza tra Pd e Lega. Il governo prende tempo: “Abbiamo ancora un po’ di tempo per un’opera di sensibilizzazione”, dice il sottosegretario Andrea Costa. Ma una decisione potrebbe arrivare in settimana con il prossimo decreto Covid.
A cura di Annalisa Cangemi
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Braccio di ferro nel governo sul vaccino obbligatorio per gli insegnanti. L'esecutivo dovrebbe decidere a breve anche sull'obbligo di green pass anche per il personale della scuola. Il nuovo decreto Covid dovrà contenere l'aggiornamento delle norme sull'uso del green pass, che potrebbe essere esteso anche a ristoranti e bar, a discoteche, traporti extraurbani, palestre cinema; la modifica dei requisiti per il rilascio del documento, che sarà d'ora in poi scaricabile solo dopo aver concluso il ciclo vaccinale; l'aggiornamento dei parametri per il cambio colore delle Regioni, mettendo in maggiore risalto la soglia di occupazione delle terapie intensive e dei posti letto in area medica, a scapito dell'incidenza e dell'Rt; e il possibile obbligo vaccinale per i docenti che non sono ancora immunizzati, e che probabilmente potrebbero non essere intenzionati a farlo (visto che non lo hanno fatto fino ad ora). Manca all'appello ancora il 15% del corpo insegnanti, e il governo intende correre ai ripari per scongiurare il rischio di far ripartire l'anno scolastico in dad.

L'obbligo vaccinale da aprile è stato introdotto già per i sanitari. In assenza di vaccino questa categoria non può lavorare negli ospedali a contatto con il pubblico. Una scelta analoga potrebbe essere fatta per il personale scolastico, soprattutto perché al momento non sono ancora autorizzate le vaccinazioni per gli under 12, per cui una grossa fetta della popolazione sarebbe comunque scoperta a settembre, e potrebbe veicolare il virus. Obbligare a dotarsi di green pass gli insegnanti è di fatto un modo per spingerli a vaccinarsi contro il Covid, perché non sarebbe pensabile effettuare a pagamento uno più tamponi a settimana.

"Ci troveremo questa settimana col Consiglio dei ministri e la decisione sull'obbligo vaccinale o meno per gli insegnanti andrà presa dall'intero collegio", ha annunciato il ministro dell'Istruzione Patrizio Bianchi.

"Abbiamo ancora un po' di tempo per un'opera di sensibilizzazione" verso il personale docente e non docente della scuola che ancora non si è vaccinato, "ma non possiamo pensare di non riprendere le lezioni a settembre in presenza, ci auguriamo di riuscire a superare questo problema ma se dovesse persistere dobbiamo prendere in considerazione l'obbligo", dice il sottosegretario alla Salute Andrea Costa, che prova a prendere tempo. "Questo personale docente non vaccinato è concentrato in 6 Regioni quindi non siamo in presenza di un dato medio consolidato", ha aggiunto Costa, ospite di ‘Agorà Estate' su RaiTre.

Ieri il leader della Lega Matteo Salvini ha espresso il suo disappunto sulla questione, sostenendo che il problema in realtà non esiste: "L’85% di docenti e personale scolastico ha già fatto la prima dose di vaccino, il 78% ha già completato il ciclo (dati al 16/07), entro settembre si stima di arrivare oltre il 90% di copertura (volontaria). Che senso ha parlare di obblighi o licenziamenti a scuola?".

Di tutt'altro avviso il segretario del Pd Enrico Letta: "Le vaccinazioni sono una priorità assoluta, invitiamo il governo a prendere iniziative stringenti", chiedendo il massimo impegno affinché le scuole rimangano aperte contro "il disastro" della Dad. Anche il governatore dell'Emilia-Romagna Stefano Bonaccini è d'accordo: "Io non so se si riesce ad estendere l'obbligo vaccinale, di certo credo che serva per il personale sanitario e scolastico: perché un medico o un infermiere che non si vaccina dovrebbe cambiare mestiere".

Possibili limiti giuridici

Fabrizio Giulimondi, consulente giuridico-normativo presso la presidenza della Commissione Agricoltura del Senato, componente del comitato scientifico di ForoEuropa e collaboratore di LabParlamento, spiega a Radio Cusano Campus perché imporre l'uso del green pass sarebbe comunque un modo per indiretto per introdurre l'obbligo vaccinale: "Il Green pass lo inquadro come obbligo indiretto di vaccinazione, bisogna chiamare le cose come sono. Nel momento in cui io dico ad una persona che può entrare in un luogo pubblico solo se ha fatto due dosi di vaccino, se ha un tampone negativo o se è guarito dal covid, tu gli stai dicendo di fatto di vaccinarsi, è un obbligo indiretto. Dicano se vogliono l'obbligo vaccinale o no, se non lo vogliono non possono rendere obbligatorio il green pass".

"Il tampone è l'alternativa ma costa, di conseguenza una famiglia di 4 persone che vuole andare al ristorante deve spendere il doppio considerando i tamponi – aggiunge -. Imporre così un vaccino può suscitare grossi dubbi di costituzionalità. Vi sono prese di posizione della Corte Europea e del Consiglio d'Europa che sono contro questi mezzi. Questo vaccino, a differenza di altri per cui c'è l'obbligo, non è consolidato e validato in tutte le sue fasi, questo vaccino invece è in fase di controllo, perciò qualche dubbio lo desta. Essere contrari ai vaccini è un'idiozia, ma avere qualche dubbio su questo vaccino lo ritengo ragionevole. Cartabellotta della fondazione Gimbe proprio su Radio Cusano Campus ha detto che mancano i vaccini, questo incide in chiave giuridica e costituzionale, se io sono impossibilitato ad accedere ai vaccini come è possibile imporre il Green Pass? Poi ci sono persone che il vaccino non possono proprio farlo per motivi di salute. Questi sono problemi giuridici importanti, non stiamo parlando del derby Roma-Lazio, non si tratta di dividere in vax e no vax". 

Per i presidi bisogna agire subito

"Abbiamo più volte cercato di suggerire la vaccinazione, ma a questo punto il tempo stringe e credo sia inevitabile passare all'obbligatorietà, come si è fatto con il personale sanitario", dice all'AGI il presidente dell'Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli.

"Stiamo parlando – ha precisato – di soggetti che sono a contatto con l'utenza. Quindi non e' tanto una misura che riguarda la salute personale ma quella collettiva". La quota di non vaccinati comunque potrebbe essere più bassa. "Non credo che siano 200mila le persone non vaccinate. Fino ad un certo punto il personale della scuola ha avuto un canale preferenziale per la vaccinazione ed era più facile tenerne traccia. Quando è stato soppresso molti si sono vaccinati come semplici cittadini. È quindi probabile che un numero consistente si sia vaccinato autonomamente ma non lo sappiamo".

Secondo Giannelli, servirebbe "un approfondimento sui database delle anagrafi vaccinali di ogni regione da confrontare con l'anagrafe del ministero dell'Istruzione". Nella pratica "bisognerebbe studiare una soluzione simile a quella adottata per il personale sanitario, ossia destinare il soggetto non vaccinato ad altre mansioni. Anche se nel caso della scuola è più difficile perché il numero è molto più elevato. Prima – ha ribadito – bisogna capire meglio quante persone non sono ancora vaccinate e poi decidere il da farsi".

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