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Il tasso di occupazione degli immigrati è superiore a quello degli italiani

Secondo il rapporto Ocse “Settling In 2018: Indicators of Immigrant Integration”, in Italia il tasso di occupazione del segmento immigrati è pari al 60% mentre quello dei nativi si attesta al 58% ed entrambi sono ben inferiori alla media Ocse che è pari al 67%. La maggior parte degli immigrati è impegnata in lavori poco qualificati e sottopagati.
A cura di Charlotte Matteini
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In Italia, il tasso di occupazione degli immigrati regolari è superiore a quelle dei cittadini nativi. Secondo il rapporto Ocse "Settling In 2018: Indicators of Immigrant Integration", in Italia il tasso di occupazione del segmento immigrati è pari al 60% mentre quello dei nativi si attesta al 58% ed entrambi sono ben inferiori alla media Ocse che è pari al 67%. Analizzando il mercato del lavoro italiano, il rapporto Ocse evidenzia una serie di storture: sebbene gli immigrati regolari risultino per la maggior parte occupati, sono spesso impiegati in lavori poco qualificati e sottopagati e hanno scarse possibilità di accedere a lavori più qualificati: per gli immigrati con basse qualifiche il tasso di occupazione si attesta al 55% mentre per i nativi è del 41%.

Come anticipa l'agenzia di stampa Agi, "nell'analisi Ocse, il mercato del lavoro italiano è caratterizzato da un forte dualismo e da un'elevata percentuale di lavori atipici e precari. I dati suggeriscono che gli immigrati hanno beneficiato meno delle passate riforme del mercato del lavoro che miravano, tra gli altri obiettivi, ad inserire nell'occupazione formale i lavoratori precedentemente impegnati in posti di lavoro informali. Questo è da ricondurre alla loro concentrazione in settori come l'edilizia e i servizi assistenziali, così come in piccole aziende a conduzione familiare, dove l'informalità del lavoro è più difficile da contrastare. L'Italia è il Paese dell'Ocse con la più alta concentrazione di manodopera immigrata in particolari settori di attività economica e in alcuni specifici gruppi professionali, tra gli uomini un immigrato su due lavora nel settore edile e manifatturiero e tra le donne immigrate una su due lavora nel settore dei servizi di assistenza alla persona. Viene preso in esame anche il rischio povertà relativa, ovvero avere un reddito inferiore al 60% di quello che fa media: risulta del 38% e sale al 40% tra gli extra comunitari, la percentuale più alta dopo la Grecia, contro una media Ocse che è del 29%".

Tra la popolazione in età attiva, la percentuale di immigrati con titolo di studio superiore è però solo del 13%, contro una media Ocse del 37% e molti giovani stranieri della fascia 15-34 anni risultano Neet, ovvero ragazzi che non studiano e non lavorano: il dato è del 26%, tra gli italiani il tasso è del 20%. "Gli immigrati possono essere una risorsa preziosa per il nostro Paese se opportunamente integrati. Con il rapido invecchiamento della popolazione, in Europa circa tre quarti dell'aumento della forza lavoro è dovuta ad immigrati. L'Italia, però non riesce ad attirare talenti visto che solo un immigrato su otto in età lavorativa ha una laurea. Questo anche perché gli immigrati sono sottoccupati in attività che non riconoscono a pieno le loro competenze", spiega Stefano Scarpetta, capo della Direzione per l'occupazione, il lavoro e gli affari sociali.

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