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Il governo si dimentica di governare: viceministri e sottosegretari senza deleghe e senza poteri

A quasi cinque mesi dal loro giuramento, viceministri e sottosegretari non hanno ancora ricevuto le deleghe in molti ministeri, tra cui anche quelli di maggior peso. Così all’Economia, agli Esteri o all’Interno non sono state affidate ufficialmente le competenze specifiche, riducendo i poteri e le responsabilità del cosiddetto sottogoverno. Per fortuna, però, c’è anche qualche eccezione.
A cura di Stefano Rizzuti
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Tra le elezioni regionali prima e l'emergenza Coronavirus dopo, l'azione del governo è limitata a poche questioni. Anche in attesa del rilancio che la maggioranza deve concordare stabilendo i punti prioritari da seguire nei prossimi mesi. Dopo l’approvazione della legge di Bilancio, avvenuta in via definitiva in Parlamento subito prima di Natale, l’esecutivo si è spesso limitato all’ordinaria amministrazione (o ad affrontare eventuali emergenze come nel caso del Coronavirus) in attesa del voto delle elezioni regionali in Emilia-Romagna e Calabria e dell’avvio della cosiddetta fase due, con cui rilanciare l’azione della maggioranza guidata da Giuseppe Conte. Lo stallo governativo viene certificato anche da un altro dato, riguardante tantissimi ministeri: in quasi tutti i dicasteri principali, infatti, ancora oggi – a quasi cinque mesi dal giuramento – viceministri e sottosegretari non hanno ricevuto le deleghe. Niente deleghe, niente poteri e niente responsabilità. In sostanza molti esponenti del governo non hanno ancora alcun ruolo reale, almeno non ufficialmente riconosciuto. In ministeri chiave come l’Economia, l’Interno o gli Esteri ci sono viceministri e sottosegretari che ufficialmente non possono neanche ricoprire il loro ruolo, non potendo ufficialmente fare le veci dei ministri di riferimento. E così, per esempio, non possono neanche firmare provvedimenti che riguardano le loro competenze specifiche, che in alcuni casi non sono state neanche assegnate in via informale. Per fortuna, però, c’è qualche ministero che invece ha provveduto ad affidare le deleghe ai viceministri e ai sottosegretari che – ricordiamo – sono stati nominati il 13 settembre 2019 e hanno prestato giuramento il 16 settembre. Quindi quasi cinque mesi fa ormai.

Come funzionano le deleghe per i sottosegretari

La figura del sottosegretario non è disciplinata dalla Costituzione ma dalla legge 23 agosto 1988, n. 400. Come prevede l’articolo 10 di questa legge, viceministri e sottosegretari vengono nominati con decreto del presidente della Repubblica su proposta del presidente del Consiglio. Il loro compito è quello di “coadiuvare il ministro ed esercitare i compiti ad essi delegati con decreto ministeriale pubblicato nella Gazzetta ufficiale”. L’affidamento delle deleghe, quindi, dipende dal ministro a cui fanno riferimento e non dal Consiglio dei ministri in quanto organo collegiale. Le deleghe vengono affidate in un momento successivo rispetto alla nomina, motivo per cui spesso passano settimane, se non mesi, come nel caso di questo governo. Compito di viceministri e sottosegretari può essere anche quello di rispondere a interrogazioni e interpellanze parlamentari al posto del ministro, oltre che svolgere le funzioni per alcune specifiche competenze sulla base delle deleghe attribuite. Non partecipano alla riunione del Consiglio dei ministri, tranne i viceministri nel caso in cui vengano invitati in Cdm, ma non hanno comunque potere di voto. I viceministri possono essere in tutto dieci, mentre per i sottosegretari non c’è un limite specifico, ma il governo può essere composto al massimo, in totale, da 65 persone tra ministri, viceministri e sottosegretari.

In quali ministeri non ci sono ancora deleghe

Ad oggi sono molti i ministri che non hanno ancora affidato le deleghe a vice e sottosegretari. Un problema che riguarda soprattutto i ministeri più pesanti: Economia, Esteri, Interno, Istruzione. Anche se, in alcuni casi, per motivi diversi. Partiamo dagli Esteri, guidati da Luigi Di Maio. I sottosegretari (tra cui alcuni viceministri) sono Emanuela Del Re, Marina Sereni, Manlio Di Stefano, Ricardo Antonio Merlo e Ivan Scalfarotto. Alcuni sono stati confermati rispetto allo scorso governo, come Del Re e Di Stefano: per loro le deleghe dovrebbero essere le stesse. Anche se ancora non è arrivato il decreto e non possono ancora esercitarle. Stesso discorso all’Interno, dove il ministro Luciana Lamorgese non ha ancora formalmente conferito le deleghe a Vito Crimi, Matteo Mauri, Carlo Sibilia e Achille Variati.

Ancora più confusa la situazione all’Economia, dove Roberto Gualtieri aveva promesso di affidare le deleghe in questa settimana, ma ancora non è arrivato il decreto. Qui i malumori sono palesi e la confusione, su alcune competenze, è ancora più marcata per Laura Castelli, Antonio Misiani, Pier Paolo Baretta, Maria Cecilia Guerra e Alessio Villarosa. Qualcosa di simile al Mef accadde anche con Giovanni Tria, che affidò le deleghe solamente dopo più di sei mesi. Non cambia la situazione al ministero dello Sviluppo economico, guidato da Stefano Patuanelli. Stefano Buffagni, Mirella Liuzzi, Gian Paolo Manzella, Alessia Morani e Alessandra Todde attendono ancora il decreto e, in questo ministero, le deleghe sono molte e pesanti.

Nessuna delega neanche da parte del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Paola De Micheli, anche se si parla di un’ufficializzazione che dovrebbe arrivare “a giorni” per Giancarlo Cancelleri, Salvatore Margiotta e Roberto Traversi. Altro ministero senza deleghe è uno di quelli più sotto stress in questo periodo, quello della Salute guidato da Roberto Speranza. Pierpaolo Sileri e Sandra Zampa attendono ancora il decreto di conferma per le deleghe.

Quali ministri hanno già affidato le deleghe

In qualche altro ministero, invece, le deleghe sono state già conferite con decreto. Come avvenuto, per esempio, circa un mesetto fa alla Giustizia, con Alfonso Bonafede che ha affidato, per esempio, a Vittorio Ferraresi le competenze riguardanti il personale, la polizia penitenziaria e i detenuti, così come altre ad Andrea Giorgis. Chi ha dato subito le deleghe è stato invece Lorenzo Guerini, ministro della Difesa, con un decreto risalente al 10 ottobre 2019 e riguardante Giulio Calvisi e Angelo Tofalo, a cui sono state affidate la sicurezza cibernetica, il progetto strade sicure e la possibilità di rappresentare il ministro in occasione di cerimonie militari.

Deleghe affidate a Roberto Morassut anche dal ministro dell’Ambiente, Sergio Costa. Mentre la titolare del Lavoro, Nunzia Catalfo, ha emanato il decreto il 15 gennaio 2020 investendo Stanislao Di Piazza e Francesca Puglisi, che si occuperà di ammortizzatori sociali, relazioni industriali, pari opportunità e politiche previdenziali. Negli scorsi giorni anche il ministro della Cultura, Dario Franceschini, ha affidato le deleghe a Lorenza Bonaccorsi e ad Anna Laura Orrico, che si occuperà – tra le altre cose – di cinema, industrie culturali, paesaggio e Unesco.

I casi a parte: Istruzione e Rapporti con il Parlamento

Ci sono poi due casi a parte, oltre ai ministeri in cui c’è un solo sottosegretario e a quelli in cui invece non ce ne sono. I due casi sono quelli dell’Istruzione e dei Rapporti con il Parlamento. Partiamo proprio da quest’ultimo: il dicastero guidato da Federico D’Incà ha il compito di occuparsi del rapporto tra governo e Parlamento, andando a interessarsi di provvedimenti su qualsiasi materia. Per questo, come spiega a Fanpage.it Simona Malpezzi, sottosegretario insieme a Gianluca Castaldi, le deleghe non vengono affidate perché impossibili da individuare (in pochi mesi ci si trova a seguire provvedimenti riguardanti qualsiasi argomento e senza poterlo prevedere), ma comunque spesso i provvedimenti vengono assegnati sulla base delle esperienze pregresse dei due sottosegretari.

L’altro caso a parte è quello del ministero dell’Istruzione. Lucia Azzolina (con Manfredi all’Università) è stata nominata da pochissimo ministro dopo le dimissioni di Lorenzo Fioramonti. I sottosegretari sono Giuseppe de Cristofaro e Anna Ascani, quest’ultima anche viceministro. Ma essendo la nomina di Azzolina arrivata solo di recente, non c’è stato neanche il tempo per concludere l’iter burocratico e confermare Ascani viceministro (come con Fioramonti). Una volta compiuto questo adempimento il ministro provvederà alle deleghe, ma considerando l’insediamento recente le colpe sono sicuramente minori rispetto a tanti suoi colleghi. C’è però da sottolineare un altro aspetto: Fioramonti, che si è dimesso subito prima di Natale, non aveva affidato le deleghe e quindi anche prima sottosegretari e viceministri (c’era anche la stessa Azzolina) non avevano ricevuto ufficialmente le deleghe.

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