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Il governo approva la riforma fiscale: cambiano aliquote Irpef, Meloni promette flat tax per tutti

Il Consiglio dei ministri ha approvato la legge delega sulla riforma fiscale. Una volta approvato dal Parlamento, il testo con le linee guida su aliquote Irpef, Iva, Ires e lotta all’evasione tornerà al governo. L’esecutivo si è dato due anni di tempo per mettere in atto tutte le riforme.
A cura di Luca Pons
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Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera alla legge delega per la riforma fiscale. Il testo ora andrà al Parlamento: se approvato, in sostanza la palla ritornerà al governo che dovrà mettere in atto concretamente le modifiche previste con dei decreti. Nel testo della legge si definiscono le linee principali delle riforme da portare avanti nei prossimi mesi: dalle modifiche all'Irpef, Ires e Iva fino all'alleggerimento delle sanzioni per le aziende che non pagano. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni aveva annunciato che i principi cardine sarebbero stati tre: "Riduzione della pressione fiscale; un nuovo rapporto tra Stato e contribuente che non sia più vessatorio ma paritetico; reale lotta all'evasione fiscale".

Come cambia l'Irpef, non si parla di tre aliquote ma di "obiettivo flat tax"

Come nel testo della bozza circolata prima della riunione Consiglio dei ministri, la legge delega non parla esplicitamente del passaggio da quattro a tre aliquote per l'Irpef, la tassa sul reddito delle persone. Il testo stabilisce in termini più ampi quello che il governo dovrà fare: "ridurre l'imposta", mantenendo il principio di progressività ma mirando comunque ad avvicinarsi a una "aliquota impositiva unica", cioè alla flat tax. Viene confermata l'idea di una flat tax incrementale per i dipendenti.

Per questo, è previsto il "riordino delle deduzioni dalla base imponibile, degli scaglioni di reddito, delle aliquote di imposta, delle detrazioni dall’imposta lorda e dei crediti d’imposta". Di fatto, il governo ha detto più volte che il primo passo in questa direzione sarà creare tre aliquote Irpef invece di quattro. Una soluzione che, a seconda di come sarà applicata, potrebbe favorire i redditi più alti.

Rispetto a quanto teorizzato nei giorni scorsi, è stata confermata anche la possibilità di "consentire la deduzione dal reddito di lavoro dipendente e assimilato, anche in misura forfettizzata, delle spese sostenute per la produzione dello stesso". Ovvero, un lavoratore dipendente dovrebbe essere in grado di dedurre dalle proprie tasse sul reddito le spese effettuate per lavorare: ad esempio, il costo del trasporto pubblico o privato verso il posto di lavoro.

L'Ires premia chi investe e chi assume, Iva da "razionalizzare"

Per quanto riguarda l'Ires, la tassa sui redditi delle società, questa verrà ridotta per chi spende in "investimenti, con particolare riferimento a quelli qualificati, e in nuove assunzioni". Anche in questo caso, la legge delega non parla di cifre esatte – che saranno stabilite con decreto – ma la soluzione più probabile è che, come ha detto Giorgia Meloni, venga ridotta una parte dell'Ires per uniformarsi alla global minimum tax approvata in Europa (il 15% minimo per tutte le grandi aziende). La presidente del Consiglio aveva parlato di "ridurre l'aliquota Ires sugli utili non redistribuiti" se questi vengono usati, appunto, "per investimenti qualificati o per assunzioni a tempo indeterminato". La legge, però, non parla di tempo indeterminato.

Infine, l'Iva: la legge delega prevede di "razionalizzare il numero e la misura delle aliquote IVA secondo i criteri posti dalla normativa dell’Unione europea". Non sono previste misure più specifiche, anche se il governo aveva detto che intende valutare la possibilità di azzerare l'Iva su alcuni beni di prima necessità.

Tra le misure che non erano state anticipate fino a pochi giorni prima dell'approvazione della legge delega c'è anche un intervento sulle accise sui prodotti energetici e sull'elettricità, per tenere in conto anche "l'impatto ambientale di ciascun prodotto". Quindi dovrebbero essere abbassate le tasse sui prodotti meno inquinanti.

Evasione, stop alle sanzioni penali per chi si mette d'accordo e ripaga il Fisco

Per quanto riguarda le sanzioni e l'evasione, il governo punta sugli accordi preventivi con le aziende: mettersi d'accordo prima su quanto pagare, per evitare che l'azienda evada. Per le imprese che scelgono di aderire alla ‘cooperative compliance', cioè il sistema di accordi preventivi con il Fisco, e che hanno fatto una dichiarazione non fedele alla realtà ma lo comunicano subito all'Agenzia delle Entrate, le sanzioni penali e tributarie sono alleggerite. Questo è previsto solo nel caso in cui il comportamento dell'azienda non sia stato doloso.

In più, quando interverrà sulla questione con un decreto specifico il governo darà rilievo all'ipotesi di "sopraggiunta impossibilità di far fronte al pagamento del tributo, non dipendente da fatti imputabili al soggetto stesso". In questo caso, con la legge delega il governo si è impegnato a rivedere le sanzioni penali. In più, per le sanzioni penali bisognerà tenere conto anche del livello amministrativo: cioè, una volta che un contribuente ha saldato i suoi debiti, il giudice dovrà tenerne conto a livello penale. Attualmente, invece, le sanzioni amministrative e quelle penali viaggiano su binari separati.

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