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Il confuso piano di Valditara per pagare di più gli insegnanti che lavorano a Roma e Milano

Il ministro Valditara torna a parlare degli stipendi degli insegnanti, dicendo che vuole aumentarli in alcune Regioni senza cambiare il contratto nazionale.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Il governo vuole pagare di più gli insegnanti che lavorano a Milano e Roma, o forse no. Non è affatto chiaro chi dovrebbe sostenere i costi di questi aumenti, in che modo possano impattare sui bilanci della scuola pubblica, come inserirli a livello contrattuale, né se il ministro dell'Istruzione e del Merito sia d'accordo con quanto detto da altri esponenti dell'esecutivo. Giuseppe Valditara, infatti, ha più volte fatto passi avanti e indietro sulla questione, tanto che la scorsa settimana Matteo Salvini si è detto favorevole alla proposta del collega di partito, mentre in serata il ministro dell'Istruzione smentiva quella stessa idea, sottolineando di aver chiesto aumenti di stipendio generalizzati per tutti gli insegnanti.

"Il contratto nazionale non si tocca – ha ribadito oggi Valditara in una lettera inviata al Messaggero – non ho mai sentito qualche Regione che voglia mettere in discussione il contratto nazionale. Semmai una richiesta delle regioni è quella di consentire una maggiore equità laddove il costo della vita sia molto più alto". Non si è ben capito, però, come le Regioni dovrebbero sostenere i costi di stipendi più alti da dare agli insegnanti, se il contratto nazionale dovesse rimanere invariato o aumentare in maniera giustamente generalizzata.

"Il costo della vita è molto più alto rispetto alla media nazionale non solo a Milano, ma anche a Roma – ha sottolineato Valditara – E che anche a causa del costo della vita più alto registriamo molte domande di trasferimento non solo dalla Lombardia, ma anche dal Lazio con evidenti problemi di continuità didattica per gli studenti e dunque di qualità del servizio". Per il ministro dell'Istruzione e del Merito "questa è la vera sfida", ovvero "capire come fare per far sì che il lavoratore che si trova ad avere un costo della vita più alto in un determinato territorio non vada ad avere uno stipendio che nei fatti è molto più basso".

"Si tratta di una questione di equità che non necessita della autonomia, dal momento che già oggi si può affrontare con la contrattazione integrativa prevista proprio nei contratti nazionali", ha insistito infine il ministro Valditara. Insomma, nessuna revisione del contratto nazionale ma stipendi più alti per i professori. Con l'Autonomia differenziata sullo sfondo.

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