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Gregoretti, Salvini fa retromarcia: leghisti pronti a disertare il voto in Aula

I parlamentari leghisti sarebbero pronti a disertare il voto in Aula di mercoledì 12 febbraio sul caso Gregoretti. Salvini lo avrebbe già comunicato ai suoi, su consiglio dell’ex ministra Bongiorno: “Resto convinta dell’insussistenza del sequestro di persona. Non significa che si tratterà di un processo che si risolverà in breve né è possibile prevederne l’esito”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il caso della nave Gregoretti, per cui il Tribunale dei ministri di Catania ha chiesto l'autorizzazione a procedere nei confronti dell'ex ministro dell'Interno Matteo Salvini per sequestro di persona, verrà sottoposto al voto dell'Aula mercoledì 12. Il M5s voterà a favore dell'autorizzazione, insieme al resto della maggioranza, ma in un primo momento il leader del Carroccio aveva chiesto ai suoi di mandarlo a processo. Nelle ultime ore, come ha riportato ‘la Repubblica', l'ex ministro sembra aver cambiato idea, anche su consiglio dell'ex ministra Giulia Bongiorno: il voto favorevole dei leghisti indebolirebbe troppo la strategia difensiva.

"Spero davvero che Matteo Salvini decida di non avallare la linea dell’autorizzazione a procedere nei suoi confronti", ha detto l'avvocato e senatrice leghista Bongiorno in un'intervista al Corriere della Sera. "Il mio timore non è l’esito del processo ma i tempi. L’idea che un uomo possa rimanere per anni e anni a processo non dovrebbe piacere a nessuno. E questo certamente lo farò presente a Matteo Salvini. Lui pensa di andare in aula e dimostrare davanti a tutti in tempi brevi che ha ragione. Però, questo rischia di non succedere. I tempi potrebbero essere lunghissimi e c’è il problema di restare bloccati per anni, ostaggi del processo", ha aggiunto, "io ribadirò a Salvini che deve essere orgoglioso di quello che ha fatto e capisco che lui voglia dimostrare che non scappa dal processo. Ma deve tutelare il dovere del ministro di difendere i confini. La strada giusta non è rinunciare alla valutazione sull’interesse pubblico: compete solo al Senato".

"Resto convinta dell’insussistenza del sequestro di persona. Non significa che si tratterà di un processo che si risolverà in breve né è possibile prevederne l’esito. Il mio maestro, il professor Coppi, mi ha insegnato che la legge è uguale per tutti, ma i giudici no".

Sembra che queste motivazioni abbiano fatto presa sul Capitano, che avrebbe già comunicato al capogruppo Massimiliano Romeo la marcia indietro: così i 60 parlamentari leghisti dovrebbero lasciare i banchi e uscire dall'Aula. Non prima però di aver ascoltato la relazione di Erika Stefani, sul voto della Giunta dello scorso 20 gennaio. In quel caso i leghisti votarono a favore del processo, dopo la richiesta esplicita di Salvini: "Votate per mandarmi a processo e la chiariamo una volta per tutte. Portami in Tribunale e sarà un processo contro il popolo italiano, e ci portino tutti in Tribunale", aveva detto ai suoi il giorno prima del voto in Giunta.

Il 12 febbraio a Palazzo Madama Matteo Salvini dovrebbe quindi intervenire con un discorso in sua difesa, ricostruendo la vicenda del mancato sbarco di 131 migranti lo scorso luglio, che rimasero a bordo della nave della Guardia Costiera Gregoretti al largo di Augusta. Così come fece in Aula il 20 marzo dell'anno scorso in occasione del voto finale per la Diciotti, Salvini prenderà la parola in Aula, cercando di portare avanti la tesi della responsabilità collettiva del governo.

Il prossimo 27 febbraio il leader del Carroccio dovrà affrontare un'altra questione, quella dell'indagine per il caso Open Arms: prima ci sarà il voto della Giunta per le immunità, poi la parola passerà all'Aula di Palazzo Madama.

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