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G8 di Genova, tutte le volte che è stata bocciata la commissione di inchiesta: ora Leu ci riprova

Una nuova proposta di legge per istituire l’organismo di inchiesta sta per arrivare alla Camera, proprio nella ricorrenza del ventennale. Finora tutti i tentativi, da Gavino Angius a Luigi Manconi, sono finiti nel nulla. Nel 2007 il centrosinistra affossò la commissione, nonostante l’avesse prevista nel programma.
A cura di Stefano Iannaccone
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Genova G8 - 2001
Genova G8 – 2001

Dalla proposta di Gavino Angius del 2001 a quella di Luigi Manconi del 2015, passando per l’iniziativa di Fausto Bertinotti e quella di Graziella Mascia, rilanciate da Nicola Fratoianni, la storia è piena di bocciature della commissione di inchiesta parlamentare sul G8 di Genova. Eppure non è ancora tardi per istituire l’organismo. A venti anni da quei giorni, alla Camera sta per essere presentata una proposta di legge grazie all’impulso del deputato di Liberi e uguali, Luca Pastorino. L’obiettivo? “Le responsabilità di uno Stato vanno sempre accertate: raccontare la verità non indebolisce le Istituzioni, ma anzi le rafforza, perché dimostra che il sistema democratico ha degli anticorpi. Al contrario si alimenta la sfiducia e la percezione che gli abusi siano sempre consentiti”, dice Pastorino a Fanpage.it.

Insomma, si vuole fare piena luce su quanto accaduto nel luglio 2001 durante il summit dei leader mondiali. Del resto nel 2001 si è svolta solo un’indagine conoscitiva con un ciclo di audizioni terminato in Parlamento. “Sul G8 di Genova – ribadisce Pastorino – occorre compiere uno sforzo culturale, spiegando all’opinione pubblica che non è soltanto una questione di parte politica, ma di corretto funzionamento della Repubblica. Gli orrori della Diaz sono una macchia nella storia su cui la politica ha la responsabilità di dover spiegare tutto. La commissione di inchiesta è uno strumento fondamentale in questo senso”.

E dire che già nel luglio del 2001, a pochi giorni dalle violenze del G8, Gavino Angius, allora senatore dei Ds, depositò una proposta di legge, sottoscritta anche da esponenti della Margherita del calibro di Willer Bordon e Franco Marini. L’idea era quella di dar vita a una commissione di inchiesta parlamentare. “L’intento che ci muove nel sottoporvi è quello di fare luce sui drammatici avvenimenti di Genova e di fare in modo che la verità squarci i veli che impediscono che il Paese abbia piena cognizione dei fatti”, si leggeva nel documento, finito nel dimenticatoio dietro l’ostracismo dell’allora maggioranza di centrodestra. Agli atti risulta poi la pdl, presentata nel 2004 da Fausto Bertinotti, quando era leader di Rifondazione comunista.

La vera svolta, però, avrebbe potuto maturare nel 2007, quando c’è stato il voto sull’iniziativa della deputata del Prc, Graziella Mascia. Gli obiettivi, tra gli altri, erano quelli di “accertare se durante i giorni in cui ha avuto luogo il vertice si sia verificata la sospensione dei diritti costituzionali fondamentali” e “indagare sulla dinamica della morte del manifestante Carlo Giuliani, anche al fine di accertare eventuali responsabilità politiche ed amministrative”. Inoltre il focus era orientato “sui fatti accaduti presso la scuola Diaz” e sulla ricostruzione di quanto avvenuto nella caserma di Bolzaneto per “accertare se in tale occasione si sia ricorso a trattamenti o punizioni disumani o degradanti, e se siano stati rispettati i diritti civili degli arrestati”. Nonostante la maggioranza di centrosinistra, quella che sosteneva il governo Prodi, avesse inserito il tema nel programma di coalizione, la commissione fu affossata. Fu decisivo il voto contrario dell’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro, che si allineò al centrodestra e all’Udeur di Clemente Mastella. Nella legislatura seguente, invece, è stato il senatore del Pd, Roberto Della Seta, a chiedere l’istituzione della commissione, riprendendo i cardini del testo di Mascia. Anche in questo caso è tutto terminato in un nulla di fatto.

Successivamente, nel 2015, è stato Luigi Manconi, da senatore, a rilanciare la proposta, insieme a Sergio Lo Giudice, Francesco Palermo e Laura Puppato. “Per ottenere maggiori consensi, consapevoli che fosse di difficile approvazione, presentammo testo quando la stragrande della maggioranza dei processi era andata a sentenza”, spiega Manconi a Fanpage.it. “Il ragionamento – aggiunge il sociologo ed ex parlamentare – era lineare. La magistratura aveva compiuto gran parte del suo percorso e quindi era arrivata alle sue conclusioni, anche se gravemente insoddisfacenti”. Tuttavia, la battaglia non è da considerare finita. Osserva ancora Manconi: “Serve un tipo di inchiesta con una finalità tutta politica per individuare le responsabilità della gestione dell’ordine pubblico, che anni dopo Gabrielli ha definito una catastrofe”. Così, nonostante i numerosi tentativi, il Parlamento è fermo all’indagine conoscitiva del 2001.

Sempre nel 2015 anche il leader di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni, ha depositato il testo, riproponendolo nel 2018, all’inizio di questa legislatura. “La commissione è un dovere della politica italiana che non ha mai chiesto scusa per quello accaduto. Ho l’impressione per come è andata in questi anni, anche nel campo democratico e progressista, che ci sia stata operata una grande rimozione”, dice Fratoianni, che comunque non manifesta grande ottimismo sugli sbocchi della vicenda. “Temo che questo governo e questa maggioranza tendano a ostacolare l’avanzata del percorso”.

L’ex presidente della Camera, Laura Boldrini, interpellata da Fanpage.it, non lesina bacchettate alla politica: “Una pagina di orrore e vergogna per una Repubblica democratica”. La deputata del Partito democratico ricorda che “la Corte europea dei diritti umani ha condannato più volte l'Italia per tortura e per non aver condotto una indagine efficace su quanto accaduto a Genova nel 2001”. “Ancora oggi, dopo 20 anni e alcune inchieste e condanne della magistratura – incalza Boldrini – posso dire che la mancata istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta su quanto accadde a Genova nel 2001, in occasione del G8, è una occasione mancata per le istituzioni, perché una democrazia non ha paura di guardare se stessa e fare autocritica, quando è necessario”.

L’idea di istituire oggi la commissione incontra il parere favorevole di Patrizio Gonnella, presidente di Antigone: “A Genova ci fu una legittimazione politica delle violenze. Di fronte a quei fatti, non ci si può limitare alla responsabilità personale e penale. Bisognerebbe andare a ritroso per ricostruire le vicende e si potrebbe capire chi, da un punto di vista organizzativo, ha messo in piedi quel carcere improvvisato che era diventato Bolzaneto”. Gonnella quindi aggiunge: “Si potrebbe analizzare quali carriere hanno fatto chi era ai vertici della catena di comando a Genova. Certo, più passa il tempo e più è difficile individuare le responsabilità dirette della politica. Ma una commissione di inchiesta è tuttora utile”.

L’ipotesi non dispiace nemmeno al Movimento 5 Stelle. “È necessario valutare cosa sia successo durante i giorni del G8. Dal mio punto di vista il Parlamento dovrebbe studiare la documentazione”, afferma la deputata del M5S, Azzurra Cancelleri. “Sarebbe stato il caso di istituire la commissione molti anni fa, ma come sappiamo la storia è piena di frenate. Ora i tempi sono maturi per ritentarci”. Fausto Raciti, deputato del Pd e ultimo segretario della Sinistra giovanile, getta infine lo sguardo in avanti: “Nel tempo una verità giudiziaria si è sedimentata. Il fatto è che, purtroppo, l’abuso è rimasto, come testimonia quanto accaduto nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, seppure in un altro contesto”. “Per questo lavoro – conclude Raciti – non è necessaria per forza una commissione parlamentare. Bisogna capire come riordinare lo stato di diritto, per risolvere il tema tra autorità e cittadini. In questo caso rischiamo di creare un solco incolmabile con le persone”.

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