Opinioni

Elly Schlein e la rivoluzione del lavoro: “Stop contratti a termine, sì alla settimana da quattro giorni”

Fanpage.it incontra Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico, che punta sulla rivoluzione delle leggi sul lavoro e sulla lotta al cambiamento climatico per affrontare le elezioni europee: “Giorgia Meloni? Sui migranti ha fallito”, e “in Europa si è scelta gli amici peggiori”. “Depenalizzazione delle droghe leggere, è una misura necessaria”
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“Ci stiamo battendo per la qualità del lavoro, per noi è un'ossessione”. Lo dice all'inizio della sua intervista, Elly Schlein, e tornerà spesso sul tema durante la conversazione con Fanpage.it. Parla di salario minimo, di fine del precariato, di stop agli stage gratuiti, di congedo paritario tra uomo e donna, e pure della settimana lavorativa di quattro giorni, “perché in Italia si lavora troppo e male”. È un'agenda, quella di Schlein, segretaria del Partito Democratico dopo le primarie vinte contro Stefano Bonaccini dello scorso 26 febbraio, che si contrappone sia a quella del governo di Giorgia Meloni, a cui contesta di aver “reso ancora più fragile il tessuto sociale” dell'Italia, sia verso il passato del suo stesso partito, “che aveva perso l'identità”.

Elly Schlein, qual è il giudizio sul primo anno di governo Meloni?

Il giudizio come leader del primo partito di opposizione rischia di essere scontato: è un giudizio negativo. Ma se chiediamo a un italiano o un’italiana se sta meglio di un anno fa la risposta la conosciamo tutti, purtroppo. Perché questo è stato un governo che per un anno ha mostrato il suo vero volto. Quello che colpisce i poveri, anziché contrastare la povertà. Quello che ha fatto un decreto sul lavoro che in realtà aumenta la precarietà. Guardiamo anche a quello che è stato fatto con alcuni reati ideologici, che però non aiutano la situazione economica e sociale del Paese. Hanno rallentato l'attuazione degli investimenti del PNRR, che invece sono fondamentali per accompagnare le imprese alla conversione ecologica, alla trasformazione digitale. Ecco, io ho un giudizio molto negativo su questi aspetti. Abbiamo visto una cifra chiara: rendere ancora più fragile il tessuto sociale.

Ad esempio?

L'hanno fatto con un decreto migranti che ha segnato il fallimento delle politiche della destra sull'immigrazione, ha reso più difficile salvare le vite in mare e anche ha smantellato l'accoglienza diffusa, che è l'unica buona accoglienza che garantisce inclusione sociale e che non lascia da soli i territori. Io penso che l'Italia abbia bisogno di qualcosa di molto diverso, abbia bisogno di rialzarsi e ricucire le sue fratture che questo governo intende addirittura aumentare. Si pensi anche al progetto di Calderoli sull'autonomia differenziata che perpetua le diseguaglianze territoriali che il Sud ha già pagato abbastanza.

In questi mesi di segreteria Schlein, invece, il Pd ha imparato a fare opposizione? Era un po' a digiuno, negli ultimi anni…

In questi mesi da leader del primo partito di opposizione ho imparato che non bisogna aver paura di stare in mezzo alle persone, di tornare tra le strade, di parlare con parole chiare sulle questioni fondamentali. È un'opposizione, la nostra, che accanto ad ogni critica mette una proposta alternativa.

Qualche esempio?

A partire dai tagli alla sanità che stanno facendo. Non è accettabile che ci sia chi oggi, da malata oncologica, riceve un appuntamento nel 2026 nella sanità pubblica. Bisogna mettere più risorse sulla sanità pubblica. Poi stiamo facendo una grande battaglia sul diritto alla casa: hanno ragione le studentesse e gli studenti, a protestare in quelle città universitarie dove senza una regolazione degli affitti brevi, gli affitti sono diventati del tutto insostenibili. Ci sono stati rincari del 30 o 40%: perché però il governo ha cancellato 330 milioni di fondo per l'affitto in un Paese come il nostro? Andrebbero triplicati questi fondi.

Anche perché con gli stipendi che circolano sempre meno giovani riescono a pagare l'affitto…

Ci stiamo battendo per la qualità del lavoro, per noi è un'ossessione. Abbiamo unito le forze con le altre opposizioni per una grande battaglia sul salario minimo: la contrattazione collettiva va rafforzata, va estesa a tutti i lavoratori di un settore, ma al contempo non può scendere al di sotto dei 9 euro l'ora. Perché sotto quella soglia non è lavoro, è sfruttamento.

E poi c'è l'emergenza climatica…

Il governo come l'affronta? Questa destra nega i cambiamenti climatici al fresco del suo condizionatore, senza rendersi conto che in Italia ci sono 3 milioni di poveri energetici, che spesso il condizionatore non se lo possono nemmeno permettere. Ci sono domande a cui dobbiamo rispondere: Come accompagniamo l'energia pulita e rinnovabile, come chiedono anche tante imprese in questo paese? Come facciamo delle comunità energetiche che permettano di risparmiare in bolletta, ma anche di ridurre le emissioni climalteranti che stanno distruggendo il pianeta e stanno anche facendo molto male alla nostra salute? Ecco quello che ho imparato all'opposizione: parlare di cose molto concrete, stare in mezzo alla gente, e ridare credibilità a un partito che aveva perso identità.

Veniamo all'attualità: questi sono i giorni dell'emergenza sbarchi a Lampedusa e dell'hotspot al collasso: cosa farà il Pd di fronte alla proposta di costruire nuovi centri di permanenza e rimpatrio per migranti, in “zone scarsamente popolate”?

Ci batteremo contro le proposte del governo sull'immigrazione. Chi entra in Italia entra in Europa. Sono passati dieci anni ormai dalla strage di Lampedusa, con centinaia di morti nel Mediterraneo, ma purtroppo non è cambiato quasi niente. Non è cambiato quasi niente perché la destra di questo Paese ha messo la firma sulle leggi che hanno creato il caos, che hanno creato irregolarità, e che hanno lasciato più sola l'Italia nell'accoglienza. Mi riferisco al regolamento di Dublino, che a livello europeo è la madre di tutte le ipocrisie perché blocca centinaia di migliaia di richiedenti asilo nel primo Paese dove riescono ad arrivare.

E quindi?

Bisogna riformare quel regolamento ed è una battaglia che il Partito Democratico ha sempre fatto in solitudine, perché le altre forze politiche del Paese non l'hanno fatta insieme a noi. Bisognerebbe avere il coraggio di dire a quei Paesi che non vogliono la solidarietà sull'accoglienza che allora non possono avere i fondi strutturali. Non si possono volere solo i benefici di far parte dell'Unione, senza condividere mai le responsabilità che ne derivano.

Sì, però in Europa ci sono forze al governo che di riformare il Regolamento di Dublino non vogliono nemmeno sentir parlare…

Giorgia Meloni si è sempre scelta gli amici più sbagliati in Europa, come l'Ungheria e la Polonia, che sono proprio quelli che costruiscono muri contro la solidarietà all'Italia. Dobbiamo riuscire a superare quelle norme e fare passare il principio di una condivisione obbligatoria delle responsabilità sull'accoglienza. Nel 2022, 5 Paesi su 27 hanno da soli affrontato l'85% delle richieste d'asilo arrivate in tutta l'Unione Europea. Non è questa la solidarietà che chiedono i trattati.

Ok, ma mentre cerchiamo di cambiare questo trattato, cosa possiamo fare nel frattempo?

Dobbiamo fare questa battaglia e, accanto a questa, chiedere l'apertura di vie legali e sicure come alternativa ai trafficanti di esseri umani. Per contrastare davvero l'immigrazione irregolare (e quindi i trafficanti di esseri umani) bisogna che ci siano vie legali e sicure per l'accesso a tutti i paesi europei. E infine serve una Mare Nostrum europea per salvare le vite nel Mediterraneo.

La nemesi dei blocchi navali…

Giorgia Meloni ha illuso le persone con proposte inumane e non praticabili come quella del blocco navale e oggi si ritrova invece a sostenere la missione Sophia che salvava le vite in mare ed è il motivo per cui Salvini la bloccò qualche anno fa. La destra ha fallito completamente con le sue politiche.

Con la legge Bossi – Fini è dura aprire vie legali all'immigrazione che non siano la richiesta d'asilo politico…

E infatti Partito Democratico vuole riformare la legge Bossi-Fini. È una legge che permette di immigrare regolarmente in Italia soltanto se un datore di lavoro senza conoscerti, ti chiama nel tuo Paese e ti offre un impiego: questo non accade mai. Bisogna invece riuscire a scrivere delle politiche migratorie che siano adeguate anche a rispondere a quello che il mondo produttivo sta segnalando, e cioè la necessità che ci siano canali regolari per chi vuole venire a lavorare e a costruirsi un futuro migliore.

Una bella rivoluzione…

Serve anche l'accoglienza diffusa. Il decreto Meloni l'ha smantellata, ma è l'unica accoglienza che coinvolge i sindaci, che mette risorse adeguate, che prevede la trasparenza sull'uso di quei fondi e poi mette in campo dei servizi di vera inclusione. Cioè quelli che la destra ha smantellato, togliendo l'insegnamento dell'italiano e la tutela psicologica e legale. Stanno facendo il contrario di quello che servirebbe in questo Paese per una gestione seria e lungimirante dell'immigrazione.

Cambiamo argomento: a giugno ci saranno le elezioni europee. Quali sono le tre parole chiave con cui si presenterà il Pd?

Le nostre tre parole chiave, le nostre tre battaglie fondamentali che porteremo alle elezioni europee sono quella per la giustizia sociale, contro le diseguaglianze che sono aumentate in questi anni di crisi economica, pandemica e poi di guerra; quella per il clima, e quindi una conversione ecologica vera – che non sia green washing, ma che permetta di ritrovare un equilibrio con il pianeta, che è l'unico che abbiamo e dovremo restituire alle prossime generazioni; e poi quella per il lavoro di qualità, per dire basta con lo sfruttamento e la precarietà.Ognuna di queste battaglie oggi non può più essere fatta soltanto entro i ristretti confini nazionali. È per questo che sosterremo il Green Deal e chiederemo fondi comuni europei che possano sostenere la conversione ecologica delle imprese, a partire da quelle piccole e medie, e di tutta la società. È per questo che noi sul lavoro chiederemo di andare nella direzione che indica anche l'Europa, ad esempio costruendo delle nuove tutele del lavoro digitale. Pensiamo ai lavori che dieci anni fa non esistevano, come quello dei rider, che escono di casa senza diritto all’assicurazione, alle ferie, alla malattia, sfruttati a cottimo per pochi euro a consegna.

È un po' che il Pd non metteva al centro del suo programma il miglioramento delle condizioni di lavoro…

Noi siamo la generazione che ha ereditato le grandi lotte sindacali, che hanno portato avanzamenti nelle condizioni di lavoro. Pensiamo allo Statuto dei lavoratori del 1970: sono passati 53 anni, il lavoro è completamente cambiato. Oggi sta a noi scrivere le nuove tutele del lavoro che sta cambiando.

Qualche esempio? Foste voi oggi al governo, come sarebbe un’ipotetica legge Schlein di riforma del mercato del lavoro?

Le battaglie che stiamo facendo guardano alle esperienze europee che hanno funzionato meglio. In Spagna hanno messo a sedere imprese e sindacati allo stesso tavolo e hanno fatto una riforma che finalmente riduce e limita i contratti a termine. Lo dobbiamo fare anche in Italia per limitare la precarietà. Giorgia Meloni ha fatto il contrario: ha aumentato i contratti a termine e ha esteso i voucher, che sono la forma più precaria di lavoro. Vogliamo poi abolire gli stage extracurriculari gratuiti, perché non ci paghi un affitto con gli stage gratuiti che sono diventati quasi l'unico modo di accesso per le nuove generazioni al mercato del lavoro. Accanto a tutto questo serve una misura per sostenere l'occupazione femminile. Questo si può fare con il congedo paritario pienamente retribuito di almeno tre mesi per entrambi i genitori, che non sia trasferibile tra di loro. Su questo ho sfidato la prima presidente del Consiglio donna: questa misura redistribuisce il carico di cura e sostiene veramente l'occupazione femminile.

E invece una proposta sull'ambiente che vi sta particolarmente a cuore?

Vogliamo presentare una legge contro il consumo di suolo perché in questo Paese si è cementificato troppo. Bisogna fermare questa tendenza e bisogna recuperare invece equilibrio con il pianeta. Gli eventi climatici estremi che hanno colpito duramente il nostro Paese da Nord a Sud anche questa estate, ci dimostrano che siamo estremamente fragili. Quegli eventi climatici producono già danni alle persone, al pianeta, alle cose, alle infrastrutture, all'economia e all'agricoltura. Quindi non c'è più tempo da perdere. Dobbiamo mettere in campo misure concrete.Il nostro è un Paese che spende 22 miliardi di euro all’anno in sussidi che sono ambientalmente dannosi. Perché non li recuperiamo, invece, per sostenere la conversione ecologica, le innovazioni sull'economia circolare, sull’efficientamento energetico, sulla mobilità sostenibile? Questa è la nostra direzione.

Facciamo un gioco, visto che è appena iniziata la scuola. Diamo un voto da uno a dieci a qualche tema oggetto del dibattito politico di questi mesi. Cominciamo dalla settimana lavorativa di quattro giorni. 

Il mio gradimento è alto, non riuscirei a renderlo in numeri. La riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario, dove la stanno sperimentando in Europa e anche alcune aziende in Italia, dimostra che c'è addirittura un aumento di produttività. Lavorare troppo e male non aumenta la produttività. Siamo un Paese che lavora di più mediamente rispetto ad altri, dove invece la produttività è migliore. È una misura che porta con sé alcuni benefici importanti: non soltanto il prezioso tempo delle persone, da dedicare ai propri interessi e ai propri affetti. Migliora anche dal punto di vista della riduzione delle emissioni climalteranti, perché diminuisce gli spostamenti. E poi aiuta anche nel riequilibrio di genere nel mondo del lavoro. Insomma, abbiamo diverse ragioni per provare a sperimentare questa misura.

Che voto diamo invece alla depenalizzazione delle droghe leggere?

Voto dieci, è una misura necessaria. Nei paesi dove già è stato fatto si dimostra che depenalizzare non aumenta il rischio, anzi si può controllare meglio il rischio con una buona informazione. E poi serve per scalzare il traffico di stupefacenti che arricchisce le mafie.

E alla riduzione delle spese militari?

Quello di cui stiamo discutendo in questi giorni è la decisione che ha preso la Germania di dilazionare maggiormente nel tempo gli impegni che aveva assunto già a partire da quest'anno di aumentare le spese militari. Io penso che il cancelliere Scholz abbia fatto bene: è alle prese con una crisi economica e sociale, è alle prese con un'alta inflazione, e quindi ha preso una scelta che indica altre priorità in questo momento per quel Paese.

Passiamo alle riforme istituzionali. L'elezione diretta del presidente del Consiglio, da uno a dieci?

Noi siamo contrari all'elezione diretta del Presidente della Repubblica, ma questo disegno che è anche peggio: scardina gli equilibri ben costruiti in Costituzione tra i poteri dello Stato. Noi siamo convinti che non bisogna indebolire il Presidente della Repubblica perché è l'istituzione che in questi anni di difficile navigazione per l'Italia ha garantito maggiore stabilità e credibilità internazionale a questo Paese. Quindi siamo contrari.

Ultimo voto: il ponte sullo Stretto?

Penso che sia un progetto veramente anacronistico, estremamente costoso. Penso che sia la strada sbagliata e che si parli di questo per negare l'assenza di investimenti infrastrutturali sulla mobilità in Sicilia e in Calabria. È un modo per lanciare la palla in avanti, evitando di affrontare oggi il problema che è emerso con maggiore gravità, con i roghi che ci sono stati negli aeroporti, e ha dimostrato quanto fragile sia il tessuto infrastrutturale. Le risorse si possono investire meglio e subito.

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Francesco Cancellato è direttore responsabile del giornale online Fanpage.it e membro del board of directors dell'European Journalism Centre. Dal dicembre 2014 al settembre 2019 è stato direttore del quotidiano online Linkiesta.it. È autore di “Fattore G. Perché i tedeschi hanno ragione” (UBE, 2016), “Né sfruttati né bamboccioni. Risolvere la questione generazionale per salvare l’Italia” (Egea, 2018) e “Il Muro.15 storie dalla fine della guerra fredda” (Egea, 2019). Il suo ultimo libro è "Nel continente nero, la destra alla conquista dell'Europa" (Rizzoli, 2024).
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