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Blocco navale, porti chiusi e niente “pizzo” ai Paesi africani: quello che Meloni prometteva nel suo libro

Nel suo libro sulla mafia nigeriana, Meloni prometteva di fermare i migranti grazie al blocco navale con l’aiuto della Nato e magari azioni militari “in loco”. La ricetta comprendeva anche i porti chiusi e lo stop al pagamento del “pizzo” ai Paesi di partenza. Non è successo niente di tutto ciò in un anno di governo.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Blocco navale subito, con i militari della marina schierati nel Mediterraneo e magari pure in Nordafrica. Non solo quelli italiani, ma di tutta l'Alleanza atlantica. Porti chiusi, così da fermare gli sbarchi dei migranti. E poi basta pagare il pizzo a chi promette di bloccare le partenze. Tipo la famosa Guardia costiera libica. Nel libro di Giorgia Meloni sulla mafia nigeriana, di cui negli ultimi giorni si è parlato molto per via delle controverse teorie su cannibalismo e stregoneria, c'è anche un ampio passaggio dedicato alle soluzioni per fermare le ondate di flussi migratori verso l'Italia e l'Europa. Le stesse che, sempre secondo l'attuale presidente del Consiglio, seguono un disegno di sostituzione etnica. Non era certo un'idea solitaria del ministro Lollobrigida insomma, ma questo si sapeva.

Nel libro, scritto insieme allo psichiatra Alessandro Meluzzi e pubblicato nel 2019, si legge:

Bloccare i porti, applicare il blocco navale, vietare lo sbarco sono atti indispensabili. C'è anche qualche coraggioso militare che ha parlato di azioni in loco. Non so se ci potremo spingere a tanto ma, certo, il trucco di passati ministri di pagare tribù libiche o milizie territoriali per arginare il traffico, come tutte le forme di estorsione mafiosa, cessa immediatamente quando si smette di pagare il pizzo. Mi auguro che il ministro dell'Interno preferisca alla politica del pizzo quella dell'uso corretto della nostra marina per la difesa delle frontiere nazionali.

In poche righe Meloni illustra le sue soluzioni: porti chiusi, sbarchi vietati e blocco navale. Dopo quasi un anno di governo sovranista, però, non è stata applicata nessuna delle tre. La strada dei porti chiusi e del divieto di sbarcare, che nel periodo dell'uscita del libro erano la strategia dell'allora ministro dell'Interno, Matteo Salvini, è stata temporaneamente abbandonata – al netto di una breve parentesi in autunno – perché sostanzialmente illegale.

Restava il blocco navale, che per anni la leader di Fratelli d'Italia ha proposto come soluzione finale. E non solo. Nel suo libro scriveva:

L'Italia non è aggredita da est, bensì da sud. E la Nato dovrebbe aiutarci a difenderla. Purtroppo, fino a ora non è stato così. Smettiamo di utilizzare la nostra marina per presidiare un traffico mafioso e disumano e cominciamo a utilizzarla per impedire che questa sciagurata miscela da falsi ideali e sporchi comodi produca effetti devastanti non solo su di noi, ma anche sull'Africa.

La proposta, insomma, non solo comprendeva il blocco navale, ma anche l'aiuto dell'Alleanza atlantica e perché no: c'era anche qualche coraggioso che ipotizzava azioni in loco. Un'operazione militare in territori di altri Stati, in pratica. Di tutto questo, come sappiamo bene, non si è più fatto niente. La propaganda è rimasta tale, quando Meloni si è scontrata con la dura realtà dei fatti. Il blocco navale è sempre stato chiaramente impraticabile, tanto più l'invasione militare di un Paese straniero "in loco".

Per riassumere: niente porti chiusi, niente sbarchi vietati, niente blocco navale e soprattutto l'Italia continua a pagare il "pizzo", come Meloni lo chiama anche in questa occasione (non solo per parlare di tasse). Gli accordi con la Libia sono ancora in essere, mentre la presidente del Consiglio stringe nuovi accordi – insieme all'Unione europea – con la Tunisia, in cui la violazione dei diritti umani nei respingimenti e la deriva antidemocratica sono all'ordine del giorno.

Sui migranti Meloni non ha rispettato neanche una promessa: gli sbarchi continuano ad aumentare, le azioni militari sono inapplicabili – figuriamoci il coinvolgimento della Nato – e il governo si trova a chiedere aiuto alle ong dopo aver ostacolato la loro attività in ogni modo. Le stesse per cui Meloni, nel suo libro, si augurava "indagini penali penetranti". Quella di Meloni, per ora, si è rivelata propaganda pura. Al cento per cento.

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