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Depistare le indagini sarà reato: pene severe per chi fa condannare innocenti

Al vaglio della Commissione Giustizia del Senato il testo di legge che mira a introdurre il reato di inquinamento processuale e depistaggio. I pubblici ufficiali che dovessero risultare colpevoli rischierebbero da sei a dodici anni di carcere.
A cura di Charlotte Matteini
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Una proposta di legge per introdurre il reato di inquinamento processuale e depistaggio nell'ordinamento giuridico italiano. Il testo, al vaglio della Commissione Giustizia di Palazzo Madama è stato approvato questo pomeriggio. Bologna, Ustica, via d'Amelio, piazza Fontana, la strage dei Georgofili sono davvero numerose le vicende e le inchieste che ancora oggi, dopo decenni, non solo non hanno trovato una definitiva risposta giudiziaria, ma sulle quali insistono ancora oggi nubi di segreti inconfessabili , di possibili depistaggi d'indagine a opera di uomini di Stato, dei Servizi segreti, degli inquirenti titolari dei procedimenti. Persone che, proprio grazie alla posizione e ai ruoli ricoperti, avrebbero potuto mentire e alterare la fase di acquisizione delle prove indiziarie certi dell'impunità sancita dall'esistenza di una blando reato volto a punire azioni di frode processuale, punito con pene minime e sempre a rischio prescrizione.

La ratio del provvedimento attualmente al vaglio del Senato è quasi banale: introdurre questo tipo di illecito costituirebbe un forte deterrente, deterrente che fino a oggi, non esistendo, ha permesso, a chi avesse sviato delle indagini, di farlo senza la minima preoccupazione. Fino a oggi, infatti, le pene previste sono molto basse e le rare volte in cui sono state comminate, sono quasi sempre cancellate dalla prescrizione. Se invece, salvo sorprese, dopo mesi di stallo, dovesse essere approvata questa nuova proposta di legge, i pubblici ufficiali rischierebbero da sei a dodici anni di carcere e la prospettiva dell'intervenuta prescrizione verrebbe a mancare.

La proposta di legge mira quindi a sostituire l'impianto dell'articolo 374 del Codice penale, che attualmente prevede pene dai 6 mesi ai 3 anni, introducendo sanzioni più pesanti:

«Art. 375. – (Frode in processo penale e depistaggio). – Salvo che il fatto costituisca più grave reato, è punito con la reclusione da tre a otto anni il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio che, al fine di impedire, ostacolare o sviare un'indagine o un processo penale:

a)  immuta artificiosamente il corpo del reato ovvero lo stato dei luoghi, delle cose o delle persone connessi al reato;

b)  richiesto dall'autorità giudiziaria o dalla polizia giudiziaria di fornire informazioni in un procedimento penale afferma il falso o nega il vero, ovvero tace, in tutto o in parte, ciò che sa intorno ai fatti sui quali viene sentito.

"Come dimostrano il caso Regeni e le indagini sulla strage di Via D'Amelio, si denuncia il depistaggio delle inchieste senza poterlo perseguire perché il Senato non ha ancora votato la proposta di legge che lo definisce un reato penale", ha dichiarato il deputato del Pd Paolo Bolognesi, presidente dell'Associazione 2 agosto 1980 e primo firmatario della proposta di legge, lanciando un appello ai colleghi senatori.

E se qualcuno dovesse deliberatamente costruire "colpevoli artificiali" e accusare, attraverso atti di depistaggio, innocenti?  Nel caso una persona dovesse ingiustamente venire condannata all'ergastolo, il responsabile della falsa accusa rischierebbe una pena da sei fino a venti anni di galera. Felice Casson, magistrato e onorevole del Partito Democratico che ha materialmente scritto le norme che il Senato ha approvato, si dice soddisfatto: il testo ha assorbito gli emendamenti presentati dagli esponenti dei vari partiti e il presidente del Senato Pietro Grasso ha più volte sostenuto che l'approvazione della legge è "una priorità". Il problema, però, sorge con il rimpallo del testo alla Camera, dove è stato approvato due anni fa, e che potrebbe far slittare di molto i tempi della conferma definitiva.

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