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Dacia Maraini: “L’aborto non è una conquista felice, in società a misura di donna non esisterebbe”

L’aborto in Italia non è garantito a tutte le donne, nonostante sia in vigore la legge 194/78. Secondo una recente indagine in almeno 15 ospedali il 100% dei ginecologi è obiettore di coscienza. In un’intervista a Fanpage.it Dacia Maraini commenta questo dato allarmante: “Non credo che il 90% dei medici sia cattolico praticante e faccia dell’aborto una questione di etica religiosa. Pensiamo male se ipotizziamo che obiettano per ragioni o di comodo o di interesse di carriera? Come al solito a pagare sono le donne”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Nel nostro Paese in almeno 15 ospedali il 100% dei ginecologi è obiettore di coscienza. In 20 strutture la percentuale di medici antiabortisti supera l'80%, mentre in altre 13 è obiettore di coscienza più dell'80% del personale medico e non medico. La possibilità di abortire, a 43 anni dall'approvazione della legge sull'interruzione di gravidanza, non è garantita a tutte le donne ed è ancora un percorso a ostacoli. Sono dati allarmanti che emergono dall'indagine ‘Mai dati' condotta dall'Associazione Luca Coscioni, presentati durante il Congresso nazionale dell'associazione, per verificare l'effettiva applicazione della legge 194.

Il rapporto fotografa la situazione in diverse Regioni italiane (Lombardia, Molise, Piemonte, Veneto, Toscana, Umbria, Marche, Basilicata, Campania e Puglia). Si tratta di informazioni che non sono contenute nella periodica relazione che il ministero della Salute presenta in Parlamento. Questo significa che la percentuale di professionisti che non praticano l’aborto, in relazione alle singole strutture, non si conosce. L'indagine è ancora in corso, e le autrici dello studio, Chiara Lalli, docente di Storia della Medicina, e Sonia Montegiove, informatica e giornalista, hanno spiegato che il numero di strutture con la totalità di medici obiettori potrebbe anche essere più alto. Abbiamo chiesto a Dacia Maraini di commentare i risultati della ricerca e di aiutarci a decifrare questi dati: "Come al solito a pagare sono le donne". Ma secondo la scrittrice l'aborto non è altro che "il frutto amaro di una società dei padri che ha sempre temuto l'autonomia della gestione del corpo femminile".

Un’indagine presentata pochi giorni fa al Congresso Nazionale dell’Associazione Luca Coscioni riguarda il numero di medici obiettori di coscienza. In almeno 15 ospedali si parla del 100% dei sanitari, anche se in teoria, secondo la legge 194, ogni struttura dovrebbe assicurare il servizio. Le fa impressione questo dato? 

Sì, mi fa impressione e mi addolora. Sinceramente non credo che il 90% dei medici sia cattolico praticante e faccia dell'aborto una questione di etica religiosa. Pensiamo male se ipotizziamo che obiettano per ragioni o di comodo o di interesse di carriera? Lascio ai lettori la libertà di pensarlo o meno. Certo, i sospetti ci sono. E dispiace dire che, come al solito, a pagare sono le donne.

Perché secondo lei proprio in Sicilia si registra la percentuale più alta di medici obiettori? Secondo una relazione ministeriale sarebbe dell’85,8%. È un caso o ci sono motivazioni più profonde?

La Sicilia, per avere sofferto storicamente l'invasione di tanti Paesi stranieri, per essere stata colonizzata durante i secoli, ha sviluppato una propensione alla disobbedienza e al revanscismo. Per non parlare della mafia, nata proprio da una distorta idea di indipendenza e populismo, poi trasformatasi in criminalità vera e propria.

Salvini l’anno scorso ha detto che l’alto numero di donne straniere che interrompono la gravidanza è la conseguenza di “stili di vita incivili”. Perché c’è ancora quest’ossessione di voler controllare il corpo delle donne?

Qualsiasi potere, appena si insedia, cerca di assicurarsi il controllo sulla morte e sulla vita. Il potere sulla morte sta nella gestione delle armi, della polizia, dei servizi segreti. Il potere sulla vita si trova nel corpo delle donne. Il controllo della riproduzione è sempre stato un punto essenziale di ogni governo e di ogni Stato. Da qui i tabù sul comportamento sessuale femminile, dalla verginità all'adulterio, dalla maternità all'aborto. La libertà di decisione femminile sul proprio corpo è sempre stata considerata un pericolo per l'esercizio del potere.

Se ci fosse oggi un referendum è sicura che gli italiani voterebbero a favore dell’aborto legale? O vede spinte reazionarie?

Io penso di sì. Il Paese è più avanti dei suoi rappresentanti. Certo le spinte reazionarie ci sono e non sono da sottovalutare, ma penso che la maggioranza sia più consapevole e responsabile di quanto si pensa.

Papa Francesco ha ribadito pochi giorni fa un concetto che la Chiesa ha espresso più volte, e cioè che l’aborto “è un omicidio con sicario”. Tre anni fa lei aveva scritto al Pontefice, sottolineando che “nessuna donna ha piacere di abortire. Se lo fa è perché costretta da tante ragioni dolorose”. È possibile però che oggi una donna possa decidere di abortire, senza che questa scelta lasci necessariamente delle cicatrici?

Non lo credo. Abortire è sempre una decisione dolorosa. Ci sono tante ragioni per cui una donna decide di liberarsi di un figlio non ancora nato, economiche, psicologiche, esistenziali. A me l'aborto non sembra affatto una conquista felice. La vera alternativa all'aborto sta nella maternità responsabile. Ma ricordiamo che per secoli la contraccezione è stata proibita sia dalla legge religiosa che da quella laica. Ripeto: in una società a misura di donna l'aborto non esisterebbe proprio per niente. L'aborto è il frutto amaro di una società dei padri che ha sempre temuto l'autonomia della gestione del corpo femminile.

Da quando l’aborto è diventato legale il numero di donne che ricorre a questa pratica è sempre stato in calo, anno dopo anno. A cosa lo attribuisce? 

Alla maggiore consapevolezza e libertà delle donne. Se le donne possono gestire il proprio corpo usando gli anticoncezionali, e disporre di un sesso responsabile, non avranno bisogno dell'aborto.

Un discorso simile si potrebbe fare per l'eutanasia. Una via legale, e sicura, per porre fine alla propria sofferenza potrebbe far sentire un cittadino ‘confortato’, al punto da indurlo in alcuni casi anche a cambiare idea?

Certo, molte leggi partono dal presupposto che i cittadini siano irresponsabili, incapaci di pensare con la propria testa. Li considerano sudditi e non persone autonome. Da qui il rifiuto di riforme come quella che riguarda il diritto all'autodeterminazione. Per ottenere collaborazione dai cittadini bisogna dare loro fiducia e credito.

In un intervento sul Foglio di qualche mese fa la scrittrice Ritanna Armeni ha messo in relazione il calo demografico con la maggiore consapevolezza acquisita dalle ragazze, che non sono più disposte a cedere pezzi della propria indipendenza a un figlio. Hanno visto cosa è accaduto alle loro madri, in uno Stato che non garantisce alle donne la possibilità reale di conciliare carriera e famiglia, e quindi sarebbero più prudenti. È d'accordo? 

Sono in linea di massima d'accordo, ma aggiungerei che le donne stanno prendendo coscienza che stiamo andando verso una catastrofe planetaria. Siamo troppi su questa Terra e la spinta a fare più figli non va d'accordo con gli interessi dei sapiens nel loro insieme. Il PIL va bene, ma non può essere misura di ogni progetto per il futuro. Molti dei nostri guai provengono dalla crescita irresponsabile della popolazione mondiale che porta a sfruttare e distruggere le risorse della Terra.

Quando in una tornata elettorale, come quella appena conclusa, tra gli eletti non c’è nessuna donna, di chi è la colpa? Secondo il ragionamento fatto dalla ministra per le Pari Opportunità Bonetti l’assenza di candidate è da imputare anche all'incapacità di alcune donne al potere, che non hanno dimostrato di essere “all’altezza”. Condivide questa lettura?

Non sono d'accordo. L'assenza di candidate sta nella storica mancanza di fiducia nelle donne. L'autorevolezza si crea, non è prodotto della natura. Ancora troppi uomini stentano a riconoscere autorevolezza alle donne. E devo dire purtroppo anche molte donne impaurite e nemiche del loro genere.

Alessandro Barbero ha parlato di “differenze strutturali” tra uomini e donne, che sarebbero alla base delle disparità di genere. Che effetto le fa leggere queste dichiarazioni? Il fatto che siano meno spavalde degli uomini è la causa o l'effetto della disparità di genere?

Non capisco cosa volesse dire Barbero parlando di differenze "strutturali". Differenze biologiche? Se è questo che voleva dire, è grave. Ogni giudizio sui comportamenti umani basati sulla biologia scivola direttamente nel razzismo. È vero che le donne sono più impaurite e lente nei giochi di potere, ma questo è dovuto alla storia e non a fatti strutturali. Per troppi secoli escluse dai posti di decisione sia sociale che politica, hanno sviluppato una scarsa famigliarità con l'esercizio del potere. Ma questo non è un male. Il potere spesso corrompe e vizia.

Ultimamente un concetto molto abusato è quello di libertà, che è stato sbandierato in piazza durante le proteste no vax e no green pass. Di cosa hanno davvero paura secondo lei queste persone?

È un mistero per me: è difficile capire questa esplosione di irrazionalità. Sembra un sentimento diffuso di rancore contro chi ne sa di più: scienziati, filosofi, medici. Sospetto e odio verso chi ha studiato e si è creata una competenza. Sospetto e odio verso chi prende decisioni utili per la collettività. Il complottismo poi lo trovo delirante. Ma è probabile che tutta questa irrazionalità sia dovuta alla paura che ogni pandemia suscita nelle persone più fragili e insicure. Stiamo vivendo un momento di psicosi collettiva. Il virus a un certo punto non c'entra più. Il sentimento che si diffonde con la paura di perdere se stessi ha qualcosa di allarmante e apocalittico che non risponde a nessun ragionamento logico.

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