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Opinioni

Cosa ci dice la storia degli operai sospesi per aver mangiato fette di mortadella destinate allo scarto

Io ho fatto molto di peggio, che mangiare due fette di mortadella destinate allo scarto. Mi rivolgo ai titolari: riassumete i due operai e vi sarete fatti degli alleati per sempre.
A cura di Saverio Tommasi
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Mortadella
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Due operai di una ditta di salumi sono stati sospesi dal lavoro per aver mangiato alcune fette di mortadella “destinata allo scarto”, come afferma uno di loro.

Parentesi numero uno.
In redazione a Fanpage.it bevo quasi sempre il caffè alla postazione di lavoro, non si può però io lavoro così bene d’inverno tenendo accanto a me una bevanda calda, che non resisto. Non si potrebbe perché metto a rischio i materiali di lavoro dell’azienda, anche se sto attento.

“Non abbiamo rubato niente”, ha spiegato uno dei due operai sospesi, “avevamo solo fame durante il turno”.

Parentesi numero due.
Ho fatto di peggio: una volta nel bagno della redazione presi quattro o cinque fazzoletti di carta, di quelli usati per asciugarsi le mani, e li misi in tasca. Li portai via per usarli come fazzoletti per il naso, in quei giorni avevo il raffreddore. Tecnicamente è “appropriazione indebita”.

“Abbiamo agito in buonafede, tutto alla luce del sole, sapevamo della presenza delle telecamere, ma è sempre stato tollerato mangiare gli scarti”, così hanno raccontato i due operai sospesi dall’azienda.

Parentesi numero tre.
Io sono un appassionato di bagni, diciamo così, le mie marachelle partono da lontano: per un periodo della mia vita ho vissuto come ragazzo alla pari presso una famiglia di anziani, nella campagna toscana. In quel periodo lavoravo in una piccola compagnia teatrale di Prato, pagato poco, quando finivamo uno spettacolo io facevo il giro dei bagni del teatro, o del circolo, e prendevo due o tre rotoli di carta igienica, anche di quelli già consumati a metà. I soldi risparmiati per la carta igienica mi servivano per vivere. E’ comunque vietato, lo so.

L’azienda di salumi che ha sospeso i due operai ha diffuso una nota secondo cui anche ammettendo che i due dipendenti avessero sottratto elementi di scarto, questi sarebbero comunque nel torto perché è vietato ai lavoratori consumare alimenti prodotti all’interno degli stabilimenti. Tecnicamente, è vero.

Partentesi numero quattro.
Ancora prima, a tredici anni, andando a catechismo rubai una o due caramelle frizzanti al bar Nereo, a cento metri dalla parrocchia, e poi me le sgranocchiai eccitato durante la spiegazione del Vangelo. Quando mi confessai il prete mi disse: “Ok, però non farlo più”. E io non l’ho più fatto.

Qualche volta le ragioni di don Abbondio, quelle ragioni riposte in parole scritte comunque da uomini, concepite senza eccezioni, fuori dai casi della vita, non hanno per niente “ragione”.
Non è soltanto la mortadella, è l’idea generale di sbagli microscopici – nati all’interno di un contesto particolare – che dovrebbe essere riconsiderata. Punire è facile per chi non ha mai avuto la necessità della tentazione, di un piccolo sgarro a fronte di una necessità più grande a cui sopperire: la fame, il raffreddore o la carta igienica in bagno.
Comprendere, passare oltre, diventare alleati. Sono questi tre minuscoli suggerimenti che mi permetto di dare ai titolari dell’azienda dell’Emilia Romagna: ritirate il provvedimento di sospensione ai due dipendenti, perché di fronte alla futilità del danno (nessuno) vi rende sporchi.

Perdiamo il sapore del panino alla mortadella con un bicchiere di vino, quando sappiamo che dietro c’è stato del dolore ingiusto. Le nostre papille gustative si afflosciano, rifiutano di darci piacere, in quei casi.

La mortadella più buona è quella più giusta. Non toglieteci la soddisfazione, mi rivolgo ai titolari dell'azienda: riprendete i due operai a lavorare e mangiatevi tutti insieme un panino con la mortadella, non di scarto. Sarà una soddisfazione per tutti, e vi sarete fatti degli alleati per sempre.

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Sono giornalista e video reporter. Realizzo reportage e documentari in forma breve, in Italia e all'estero. Scrivo libri, quando capita. Il più recente è "Siate ribelli. Praticate gentilezza". Ho sposato Fanpage.it, ed è un matrimonio felice. Racconto storie di umanità varia, mi piace incrociare le fragilità umane, senza pietismo e ribaltando il tavolo degli stereotipi. Per farlo uso le parole e le immagini. Mi nutro di video e respiro. Tutti i miei video li trovate sul canale Youmedia personale.
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