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Opinioni
Elezione del Presidente della Repubblica 2022

“O me o il diluvio”: come l’ostinazione di Mario Draghi ha complicato la partita del Quirinale

Non abbiamo ancora un Presidente della Repubblica, ma soprattutto non abbiamo ancora un accordo per il successore di Sergio Mattarella. L’ostinazione di Draghi e i veti incrociati di M5s e Lega rendono la corsa al Quirinale ancora molto incerta.
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Come ampiamente prevedibile e previsto, dopo la prima giornata di voto del Parlamento in seduta comune, non abbiamo ancora il nome del successore di Sergio Mattarella alla Presidenza della Repubblica. Un po’ meno prevedibile, date le condizioni della vigilia, era che si arrivasse alla seconda giornata senza un accordo tra i principali leader di partito e soprattutto in un clima tesissimo. Intendiamoci, non che vi fosse già un’intesa granitica fra centrodestra e centrosinistra su un nome condiviso da imporre al secondo o terzo scrutinio, ma le basi di un accordo sembravano gettate, con il passo indietro di Berlusconi e la disponibilità reciproca a fare delle concessioni per incontrarsi intorno a un nome di garanzia. Casini, o forse Casellati, o infine Gentiloni: poco sarebbe cambiato, con la garanzia della prosecuzione della legislatura e del mantenimento degli equilibri politici faticosamente raggiunti negli ultimi mesi.

Invece, qualcosa è andato storto. O meglio, qualcuno ha deciso di rovesciare il tavolo e rimettere tutto in discussione. A bloccare tutto, infatti è stata l'ostinazione di Draghi che, dopo giorni passati in silenzio, convinto che il suo fosse il nome "naturale" su cui i partiti avrebbero puntato, ha cambiato radicalmente strategia. Il Presidente del Consiglio in carica ha capito di essere quasi fuori dalla partita e ha deciso di passare al contrattacco, contando sull’appoggio di analisti e commentatori, oltre che di sponsor influenti oltre confine. Tra telefonate e incontri, Draghi ha chiarito che la sua volontà è quella di traslocare al Quirinale, lasciando intendere di non essere disposto a passare un anno ancora a Palazzo Chigi a gestire una fase che si annuncia convulsa come non mai. Una strategia discutibile, che ha innervosito molti leader di maggioranza, che si erano persuasi di poterlo relegare in panchina senza colpo ferire. Scelta che deve aver irritato il "nonno al servizio delle istituzioni”, che ci ha tenuto a mettere le cose in chiaro negli incontri e nelle conversazioni delle ultime ore.

Del resto, il ragionamento è semplice: perché mai dovrebbe accettare di guidare un governo sostenuto dalla stessa maggioranza che non lo ha reputato degno di salire al Colle? Quale autorevolezza potrebbe mai mantenere al cospetto di partiti che gli hanno preferito un altro nome unicamente “per non mettere in discussione” l’attuale assetto politico – istituzionale? Come si può pensare di escluderlo dalla rosa dei nomi per succedere a Mattarella, tanto più se non vi è ancora un accordo fra i leader su un'alternativa chiara?

Uscire dall’impasse ora non sarà semplice e lo si è capito dal vertice del centrosinistra, in cui è andato in scena lo scontro (dai toni pacati, certo) fra chi ancora ritiene il Presidente del Consiglio come il nome più autorevole e chi continua a sollevare ben più di una perplessità sulla sua elezione al Quirinale. Senza girarci troppo intorno, da una parte il Pd (in cui c'è addirittura una fronda pronta a chiedere un passo indietro del segretario nel caso in cui ci fosse un esito diverso), dall’altra i contiani, che però non rappresentano tutto il M5s, in cui si segnala una cospicua fetta di “draghiani”. Discorso simile anche in casa centrodestra. Perché al no scontato di Meloni si sommano le tante dichiarazioni di questi giorni di Salvini sulla “pericolosità” dello spostamento di Draghi da Chigi al Colle e, infine, le tentazioni dei berlusconiani di sabotare qualunque nome condiviso, per arrivare a un candidato di centrodestra.

E allora, cosa accadrà nelle prossime ore? La candidatura dell'attuale Presidente del Consiglio finirà per oscurare le altre, al punto che i partiti si convinceranno di non avere la forza per opporvisi e si concentreranno solo sulla composizione del prossimo governo? Difficile dirlo, la sola cosa certa è che Draghi è più in campo che mai.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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