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Elezione del Presidente della Repubblica 2022

Quirinale, Fdi chiede la non rieleggibilità del Capo dello Stato: cosa dice la proposta di legge

Fratelli d’Italia ha depositato alla Camera una proposta di legge, a prima firma di Francesco Lollobrigida, per introdurre in Costituzione la non rieleggibilità del Presidente della Repubblica.
A cura di Annalisa Cangemi
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A pochi giorni dalla rielezione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che oggi dopo il giuramento e la cerimonia di insediamento inizia il secondo mandato che durerà per i prossimi 7 anni, Fratelli d'Italia ha depositato alla Camera una legge per introdurre il divieto di rielezione del Capo dello Stato. Il testo prevede prevede "modifiche agli articoli 85 e 88 della Costituzione in materia di non rieleggibilità del presidente della Repubblica e di esercizio del potere di scioglimento delle Camere negli ultimi sei mesi del suo mandato".

Il partito di Giorgia Meloni non ha votato per la conferma di Sergio Mattarella, e chiede una riforma che permetta ai cittadini di eleggere direttamente il Presidente della Repubblica. La proposta di legge è stata calendarizzata stasera dalla conferenza dei capigruppo: approderà nell'Aula della Camera lunedì 28 febbraio per la discussione generale.

Come sappiamo la Costituzione non vieta espressamente la riconferma del Presidente della Repubblica in carica, che può quindi essere eletto per un bis. È già accaduto nel 2013 al Presidente Giorgio Napolitano, unico precedente. Anche se lo stesso Sergio Mattarella ha sottolineato più volte la necessità di stabilire la non rieleggibilità del Capo dello Stato, modificando la Costituzione, come avevano già chiesto altri due Presidenti prima di lui, Segni e Leone. È opinione di diversi esponenti politici e commentatori che la rielezione del Presidente della Repubblica, avvenuta per la seconda volta in dieci anni, rischia di trasformarsi in una prassi consolidata.

La proposta di legge di Fdi contro la rielezione del Capo dello Stato

Proprio per evitare quella che in molti considerano una forzatura il capogruppo di Fratelli d'Italia Francesco Lollobrigida ha presentato una proposta di legge alla Camera, chiedendo alle altre forze politiche di sottoscriverla.

"Fratelli d'Italia ha deciso di depositare alla Camera una norma di rango costituzionale per sancire il divieto di rielezione del presidente della Repubblica – ha spiegato Lollobrigida – Solo qualche mese fa, il Pd ha presentato un analogo disegno di legge, motivandolo con ragioni oggettive che spiegavano come i padri costituenti non considerassero la rieleggibilità del Capo dello Stato un fatto normale, ma a cui ricorrere solo in casi eccezionali come lo stato di guerra".

"Fratelli d'Italia – ha aggiunto – chiede alle altre forze politiche di sottoscrivere questa proposta di legge alla Camera e, tramite il senatore La Russa, ha chiesto di apporre la propria firma alla proposta del Pd, già depositata al Senato, a firma Parrini e Zanda. FdI, con chiarezza, mantiene le sue posizioni senza ipocrisie di alcun genere, come quella di depositare una legge e di fare, dopo pochi giorni, il contrario, addirittura facendosene vanto", ha attaccato.

Si tratta di due articoli che modificherebbero la Costituzione. Un testo simile è stato presentato dal Pd un mese fa al Senato su iniziativa di Luigi Zanda. Nella relazione di presentazione della proposta di legge Lollobrigida fa un lungo excursus storico, partendo dalle ‘riserve' già espresse nell'Assemblea costituente.

"L'Assemblea Costituente pose il tema sull'opportunità di introdurre ‘limiti alla rielezione del capo dello Stato, specie di fronte a un mandato così lungo", sette anni. Poi ricorda come il dibattito fu riaperto dall'allora presidente della Repubblica Segni che, "nel messaggio alle Camere del 16 settembre 1963, sottoponeva al Parlamento, sul presupposto che il periodo di sette anni è ‘sufficiente a garantire una continuità nell'azione dello Stato', l'opportunità di introdurre la non immediata rieleggibilità del Presidente, per ‘eliminare qualunque, sia pure ingiusto, sospetto che qualche atto del Capo dello Stato sia compiuto al fine di favorirne la rielezione'. Ciò avrebbe consentito l'abrogazione del secondo comma dell'articolo 88, disposizione che ‘altera il difficile e delicato equilibrio tra i poteri dello Stato, e può far scattare la sospensione del potere di scioglimento delle Camere in un momento politico tale da determinare gravi effetti"'.

"Era una legislatura, peraltro – precisa Lollobrigida – che stava procedendo o avrebbe proceduto ad altre riforme costituzionali di assoluto rilievo, come quella (del 1963) sulla composizione fissa delle Camere e quella sulla composizione della Corte costituzionale. Il messaggio era controfirmato, come presidente del Consiglio, da Giovanni Leone, che poco dopo presentava alle Camere un disegno di legge costituzionale di modifica degli articoli 85 e 88 della Costituzione nel senso auspicato dal capo dello Stato".

Queste proposte, però, scrive l'esponente di Fdi, "sarebbero rimaste a lungo sulla carta, tanto che lo stesso Leone, come ricordato dal presidente Mattarella l'11 novembre 2021 nel discorso tenuto in occasione del ventennale della scomparsa, una volta assurto a prima carica dello Stato richiamò nuovamente l'opportunità di una riforma in tal senso nel proprio messaggio alle Camere del 14 ottobre 1975".

Il "tentativo più avanzato di riforma in questo senso", ricorda ancora il presidente dei deputati di Fdi, "si ebbe nella IX legislatura, con la Commissione parlamentare bicamerale per le riforme istituzionali presieduta da Aldo Bozzi, che proponeva l'introduzione della non immediata rieleggibilità e, quanto agli ultimi sei mesi di mandato, la subordinazione del potere di scioglimento al parere conforme dei presidenti delle Camere".

Ripercorrendo la storia repubblicana l'esponente di Fdi si sofferma poi sul bis di Napolitano: "Il conferimento, nel 2013, di un secondo mandato al presidente Napolitano – che peraltro aveva più volte manifestato una diversa volontà – ha senza dubbio cambiato i termini della questione, che da mera possibilità teorica si è tradotta in precedente, e invita a interrogarsi sull'opportunità di riprendere e tradurre in norma argomentazioni così autorevolmente espresse".

È infatti "evidente", avverte Lollobrigida, "specie dopo la rielezione anche del presidente Mattarella, oltretutto non nelle prime votazioni e con le modalità a tutti note, che, se l'eccezione divenisse regola e quella che è stata la regola cominciasse ad apparire come eccezione, l'equilibrio dei poteri delineato dalla Carta potrebbe risultarne alterato. Non è peraltro un caso se gli Stati Uniti, pur in un contesto di elezione sostanzialmente diretta del presidente, hanno introdotto il divieto del terzo mandato quadriennale solo nel momento in cui l'eccezione avrebbe potuto divenire prassi".

Da qui la proposta di legge costituzionale avanzata da Fdi che "con l'articolo 1 introduce, all'articolo 85 della Costituzione, un divieto assoluto di rielezione del Presidente della Repubblica". Mentre "l'articolo 2, invece, abroga integralmente il secondo comma dell'articolo 88 della Costituzione: l'introduzione del divieto di rielezione fa cadere la ratio alla base dell'istituto, ovvero quella di avere delle Camere favorevoli alla propria rielezione, che quindi può essere integralmente abolito".

In pratica prevedendo la non rieleggibilità si elimina automaticamente anche la necessità di mantenere il semestre bianco, gli ultimi sei mesi del settennato durante i quali il Presidente non può sciogliere le camere. Tale disposizione, cioè l'articolo 88 comma 2 della Costituzione, secondo il Presidente Segni, "altera il difficile e delicato equilibrio tra poteri dello Stato e può far scattare la sospensione del potere di scioglimento delle Camere in un momento politico tale da determinare gravi effetti".

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