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Elezione del Presidente della Repubblica 2022

Elezione Presidente della Repubblica, perché non avremo un secondo mandato per Mattarella

Il presidente della Repubblica Mattarella non si avvia verso un secondo mandato. Gli indizi disseminati in questi mesi sono tanti, l’ultimo risale a ieri, quando ha ricordato uno dei suoi predecessori, Giovanni Leone.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella non è disponibile a un secondo mandato. Lo ha ripetuto più volte in passato, e questa certezza è avvalorata anche da altri indizi. Non solo il Capo dello Stato, il cui settennato scadrà il 3 febbraio 2022, ha preso da poco in affitto una casa a Roma, tra il quartiere Parioli e il quartiere Salario Trieste, segnale che conferma la sua decisione irrevocabile di lasciare il palazzo del Quirinale, ma le sue dichiarazioni pubbliche dei mesi scorsi non lascerebbero spazio a dubbi.

A maggio 2021 aveva dichiarato: "L’attività è impegnativa, ma tra otto mesi il mio incarico termina. Come sapete il presidente della Repubblica dura in carica sette anni: io sono vecchio, tra qualche mese potrò riposarmi".

Ma c'è un altro elemento che lascia scorgere la sua determinazione: "Anche Giovanni Leone, come Antonio Segni, era contrario alla immediata rielezione del presidente della Repubblica e, parallelamente, all'istituto del semestre bianco", ha detto ieri la prima carica dello Stato. Di fatto rilanciando la palla ai partiti, affinché trovino un accordo, nell'interesse del Paese. Perché il richiamo a Leone? Già in precedenza Mattarella aveva invocato la non rieleggibilità per il Capo dello Stato. Lo aveva fatto citando Antonio Segni, ricordando i 130 anni dalla sua nascita, lo scorso 2 febbraio.

Il Presidente della Repubblica aveva ripreso uno passaggio di uno dei messaggi alle Camere di Segni – che interruppe il suo mandato improvvisamente dopo soli due anni e mezzo per una malattia – in cui si sottolineava appunto l'opportunità di introdurre in Costituzione la ‘non rieleggibilità' del Capo dello Stato. Una modifica ritenuta necessaria per eliminare ogni ombra sull'operato del Presidente della Repubblica, perché in questo modo nessuna azione potrebbe favorire in ogni caso un suo secondo mandato. Come ha voluto ricordare Mattarella, Segni, in occasione dell'avvio della IV legislatura repubblicana definì "il periodo di sette anni sufficiente a garantire una continuità nell'azione dello Stato". Inoltre "la proposta modificazione vale anche ad eliminare qualunque, sia pure ingiusto, sospetto che qualche atto del Capo dello Stato sia compiuto al fine di favorirne la rielezione". 

In questo modo, sottolineava Mattarella, Segni diceva che "una volta disposta la non rieleggibilità del Presidente, si potrà anche abrogare la disposizione dell'art.88 comma 2 della Costituzione, che toglie al Presidente il potere di sciogliere il Parlamento negli ultimi mesi del suo mandato". Una disposizione che, sempre secondo il Presidente Segni, "altera il difficile e delicato equilibrio tra poteri dello Stato e può far scattare la sospensione del potere di scioglimento delle Camere in un momento politico tale da determinare gravi effetti".

E se a febbraio Mattarella aveva chiamato in causa Segni, ieri è toccato a Giovanni Leone, ricordando un suo messaggio alle Camere del 15 ottobre 1975, in occasione dell'incontro di studio ‘Giovanni Leone. Presidente della Repubblica 1971-1978' nel ventesimo anniversario della scomparsa. Leone segnalava la necessità di introdurre la non rieleggibilità del presidente della Repubblica, con la conseguente eliminazione del semestre bianco. Questi riferimenti non sembrano casuali, in un momento in cui i partiti lo tirano per la giacca. Mattarella sta dicendo insomma senza mezzi termini che il doppio mandato per lui sarebbe incostituzionale.

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