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Carola Rackete torna sul caso Sea Watch: “Salvini ha perso, decreto sicurezza era legge sbagliata”

L’ex capitana della Sea Watch 3 Carola Rackete torna sul braccio di ferro con l’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini dopo l’archiviazione del caso. “Dopo due anni, è stato messo un bel punto finale, perché è stato stabilito che il decreto sicurezza bis era una legge sbagliata”.
A cura di Giacomo Andreoli
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Nel duello personale con Salvini, lui «alla fine ha perso». Carola Rackete né è convinta. L'ex capitana tedesca della Sea Watch 3 nell'estate del 2019 fu protagonista di un vero e proprio braccio di ferro con l'allora ministro dell'Interno, quando forzò il blocco della Guardia di Finanza per far sbarcare a Lampedusa i migranti che aveva salvato in mare. Per questo fu arrestata, ma lo scorso dicembre la sua posizione è stata definitivamente archiviata dal gip del Tribunale di Agrigento, Micaela Raimondo, secondo cui «Rackete ha agito nell'adempimento del dovere di salvataggio previsto dal diritto nazionale e internazionale del mare».

L'ex capitata della Sea Watch, intervistata da Repubblica, critica poi l'atteggiamento tenuto dall'ong. Il ricordo più doloroso della missione è infatti quello «dei tanti conflitti interni a Sea Watch: da una parte c’eravamo io, il capo missione Philipp e il capo medico di bordo, dall’altra il back office di Berlino. Sia quando sono entrata nelle acque territoriali italiane, sia quando ho forzato il blocco a Lampedusa, sono andata contro le raccomandazioni del back office. Non avevamo un accordo stabilito o una strategia comune. Ho preso una decisione che trovava contraria una parte della ong».

Si tratta di una querelle che non è mai stata resa pubblica prima. «In pubblico Sea Watch– spiega Rackete- è stata dalla mia parte e mi ha aiutato ad affrontare l’indagine, ma avrei voluto consenso anche a Lampedusa. C’era una pressione incredibile su di me ed ero l’unica in grado di prendere la decisione. I conflitti interni sono stati più difficili da gestire che il conflitto con il governo italiano».

Rackete: "L'archiviazione è stata un bel punto finale"

La reazione di Rackete, quando ha saputo della sua archiviazione, è stata entusiasta. «Ho pensato – racconta- che, dopo due anni, è stato messo un bel punto finale, perché è stato stabilito che il decreto sicurezza bis era una legge sbagliata».

«Quando siamo salpati– rivela- sapevamo che il decreto era stato approvato, ma non ci aspettavamo di finire in un conflitto con lo Stato italiano. Dopo il recupero dei naufraghi in mare, è stato chiaro che non ci sarebbe stata una soluzione politica: tutti ci stavano rifiutando il porto di sbarco. È lì che mi sono convinta che dovevo avere il coraggio di sfidare il vostro governo proprio sul campo preparato da Salvini col suo decreto».

Quanto alle brutte parole ("terrorista" e "zecca tedesca") utilizzate dall'ex ministro dice di non essersi sentita ferita. Tuttavia, ragiona, «quel linguaggio usato dimostra come dal populismo si scivola facilmente verso l’autoritarismo. Il discorso pubblico è tossico contro le donne, contro i migranti, contro i giovani, contro l’ambiente. Se al timone della Sea Watch 3 ci fosse stato un maschio, Salvini non si sarebbe comportato così. E mi ha rincuorato sapere che dopo il mio arresto decine di persone hanno protestato contro il sessismo». Ora, infine, Rackete non sente «l’urgenza di tornare nel Mediterraneo per rendere completa la storia», perché «non è necessario stare su una nave per combattere le ingiustizie».

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