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Bonafede conferma la linea Salvini: i decreti sicurezza non si toccano

Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede conferma la linea morbidissima del governo sull’impianto dei due decreti sicurezza che portano la firma dell’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini. Saranno accolti solo i rilievi di Sergio Mattarella, ma non è ancora chiarissimo in che modo e in che tempi.
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I due decreti sicurezza che portano la firma dell'ex ministro dell'Interno e vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini non si toccano, o quasi. Il ministro della giustizia Alfonso Bonafede ha confermato che la volontà politica del governo Conte bis è quella di correggere il decreto sicurezza bis, ma semplicemente seguendo le osservazioni del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Lo ha fatto nel corso di una lunga audizione al Comitato Schengen, confermando l'assenza di "ulteriori livelli di dettaglio" rispetto alle modalità e alle tempistiche con le quali si interverrà su uno dei provvedimenti più discussi del primo governo Conte.

Dopo le parole e i primi atti del nuovo ministro dell'Interno Lamorgese, dunque, vi è una ulteriore conferma del fatto che il governo Conte bis si muoverà in perfetta continuità con l'esecutivo precedente nella gestione "interna" delle questioni connesse ai flussi migratori. Le correzioni chieste da Mattarella al decreto sicurezza bis, infatti, appaiono minime e non scalfiscono né l'impianto del testo, né il disegno complessivo impostato dal leader della Lega soprattutto nel primo testo.

Come vi abbiamo raccontato, le osservazioni formulate dal Quirinale riguardano due aspetti controversi ma tutto sommato marginali del dl sicurezza bis: ovvero l'inapplicabilità della causa di non punibilità per la particolare tenuità del fatto e alla sproporzione tra sanzioni e comportamenti nel caso delle multe per la violazione del divieto di ingresso nelle acque territoriali. Nel primo caso, il Capo dello Stato chiede di correggere una norma che, nei fatti impedirebbe al giudice di valutare caso per caso in presenza di alcune ipotesi di reato (resistenza, violenza e minaccia a pubblico ufficiale, oltraggio a pubblico ufficiale), costringendo lo Stato a perseguire in "termini rigorosi anche condotte di scarsa rilevanza che riguardare una casistica assai ampia e tale da non generare allarme sociale". Sul secondo punto, Mattarella rileva come esista una chiara sproporzione tra sanzioni e comportamenti nel caso delle multe per la violazione del divieto di ingresso nelle acque territoriali, ovvero non appare esserci alcuna discrezionalità nell'applicare la sanzione, dunque potrebbe essere sanzionato allo stesso modo sia chi salva un solo naufrago, sia chi ne salva 100, sia chi ha motivazioni meno nobili per commettere una violazione.

Il problema è che i decreti sicurezza di Salvini contengono ben altro, dalle limitazioni al diritto di manifestare alla modifica della normativa in materia di iscrizioni anagrafiche (a fortissimo rischio incostituzionalità), passando dal folle smantellamento del sistema Sprar, all'abolizione di forme essenziali di protezione, fino alle norme che criminalizzano il soccorso in mare, restituiscono un'idea di una società securizzata e ruotano intorno al concetto di decoro, che colpevolizza la marginalità sociale, rendendola un "pericolo" per la libertà dei cittadini. Un vero e proprio attacco a una società inclusiva e solidale, di fronte al quale il Partito Democratico e il Movimetno 5 Stelle continuano a far finta di nulla, quando non applaudono compiaciuti.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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