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Opinioni

Basta chiedere alle donne di marito e figli: le domande assurde a Chiara Ferragni prima di Sanremo

Quasi tutte le domande rivolte a Chiara Ferragni nella conferenza stampa di Sanremo riguardavano la sua famiglia, se non le mancasse suo marito o come facessero i suoi figli a casa senza di lei. Purtroppo interrogativi come questi sono la norma ogni volta che si intervista una donna.
A cura di Jennifer Guerra
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Se una giornalista non avesse chiesto a Chiara Ferragni perché ha deciso di devolvere il suo cachet di Sanremo alla rete dei centri antiviolenza D.i.Re, la conferenza stampa del festival sarebbe stata una masterclass di economia domestica. Quasi tutte le domande rivolte alla co-conduttrice della serata riguardavano infatti la sua famiglia: non le manca suo marito? E con i figli come fa? Lei e suo marito litigate per i testi sessisti che lui ha scritto dieci anni fa?

Ferragni, che sin dal suo annuncio della sua donazione a D.i.Re ha lasciato intendere la direzione intrapresa nella sua co-conduzione al festival, è stata l’unica al tavolo della conferenza stampa condiviso con tre uomini a dover rispondere alle domande insistenti su marito e figli. Sicuramente è una figura che non ha mai lesinato di condividere i dettagli della sua gestione familiare, ma ciò non significa che sia lecito sottoporla a domande come questa in un’occasione che nulla a che fare con Fedez o con i suoi figli. È difficile pensare che questa sequela di domande sia dovuta soltanto alla notorietà della sua famiglia, visto che interrogativi come questi sono la norma ogni volta che si intervista una donna.

Esattamente due anni fa, in piena emergenza Coronavirus, quando allo Spallanzani si isolò per la prima volta il virus, si pensò che la cosa più importante da chiedere alla biologa Concetta Castilletti fosse: “Come concilia l’impegno professionale con la famiglia?”. Poco importava se Castilletti avesse appena ottenuto insieme alle colleghe un importante risultato scientifico. Era più importante sapere di suo marito che cambiava pannolini. Quando Samantha Cristoforetti partì per la sua ultima missione nella Stazione spaziale internazionale, questa fu la domanda del giornalista: “Quanti post-it ha messo sul frigorifero, visto che starà assente cinque mesi?”, come se il compagno di Cristoforetti (ingegnere aerospaziale) non sapesse accendere una lavatrice. La risposta dell’astronauta fu da manuale: “Ho un partner, il papà dei miei figli, che si occuperà sia di mandare avanti la casa che i nostri bambini. Devo dire che lo fa già, da sempre. È sempre stato lui la figura di riferimento principale sia per la cura dei figli che per tutte le cose domestiche”.

È davvero difficile trovare un’intervista al direttore dello Spallanzani Francesco Vaia in cui qualcuno gli abbia chiesto come ha fatto a conciliare i suoi impegni familiari con la sua carriera o una a Luca Parmitano in cui ci si domanda se ha lasciato qualche appunto sul frigo alla moglie prima di andare nello spazio.

Domande di questo tipo denunciano quanto ancora diamo per scontato che le donne siano le uniche deputate alla cura dei figli. E se da un lato è vero che è così, perché l’81% delle italiane svolge ogni giorno i lavori domestici contro il 20% degli uomini e il 97% delle donne si occupa dei figli quotidianamente contro il 73% degli uomini, queste domande insinuano molto di più: che l’universo, i desideri, le aspirazioni e gli interessi delle donne ruotino esclusivamente intorno alla famiglia. Ancora più che le domande su “Come fai a gestire tutte e due le cose?”, rivelatorie di questo atteggiamento sono proprio i vari: “Non ti manca tuo marito? E i tuoi figli?”, domande che nessuno mai si sognerebbe di rivolgere a un uomo. Specialmente se come Chiara Ferragni si assenta per una settimana e va a Sanremo, mica se parte per un anno nello spazio.

Anche l’ultima delle domande a Ferragni, ovvero un commento sui testi sessisti del rapper, visto l’impegno dell’influencer sui temi dell’inclusione, rifletteva questa mentalità. Perché una donna dovrebbe rispondere di una cosa che ha scritto suo marito, tra l’altro quando nemmeno la conosceva? Ferragni ha risposto con intelligenza: “Potete chiederlo a lui, è quiPotete chiederlo a lui, è qui. Deve rispondere lui. Non sono qui a rappresentare lui o la coppia”. Si dà per scontato che, una volta in una relazione, l’identità della donna si fondi in quella del partner e che il suo compito sia quello di parlare per lui e fare le cose per lui. Anche nelle classiche domande sull’assenza di una donna dalla famiglia si cela questo concetto: lei è la factotum, lui al massimo è il sostituto in caso di emergenza.

Ferragni è stata criticata per aver devoluto il suo cachet alla rete di centri antiviolenza D.i.Re, perché per alcuni avrebbe sfruttato una giusta causa per aumentare la sua notorietà. Senz’altro nella serata di Sanremo la co-conduttrice parlerà del tema della violenza e degli stereotipi di genere, e domani qualcun altro si lamenterà del fatto che è tutta una mossa di marketing. Ma alla luce di questa conferenza stampa si può dire che il lavoro da fare per contrastare le discriminazioni – che passa necessariamente anche da una comunicazione più responsabile – è ancora tanto. E la speranza è che anziché guardare il dito che punta sull’accusa di ipocrisia, per una volta si guardi alla luna di una sala stampa che, di fronte a una donna, non può fare altro che chiederle cosa pensa suo marito.

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Jennifer Guerra è nata nel 1995 in provincia di Brescia e oggi vive in provincia di Treviso. Giornalista professionista, i suoi scritti sono apparsi su L’Espresso, Sette, La Stampa e The Vision, dove ha lavorato come redattrice. Per questa testata ha curato anche il podcast a tema femminista AntiCorpi. Si interessa di tematiche di genere, femminismi e diritti LGBTQ+. Per Edizioni Tlon ha scritto Il corpo elettrico. Il desiderio nel femminismo che verrà (2020) e per Bompiani Il capitale amoroso. Manifesto per un Eros politico e rivoluzionario (2021). È una grande appassionata di Ernest Hemingway.
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