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“10.000 euro per interrompere lo sciopero, abbiamo detto no”: la storia degli operai di Prato

“Lavoriamo 84 ore la settimana, 12 ore al giorno, senza giorno di riposo settimanale”. E’ questa la denuncia degli operai della Texprint, nel macrolotto a Prato. “Non abbiamo neanche ferie, non abbiamo la malattia”. Lo sciopero va avanti dal 18 gennio, il presidio permanente di fronte alla Texprint dall’11 febbraio. Oggi è il 12 marzo, i conti sono facili.
A cura di Saverio Tommasi
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Presidio davanti alla Texprint a Prato
Presidio davanti alla Texprint a Prato

Gli operai della Texprint, a Prato, denunciano:

12 ore di lavoro al giorno.
Lavoro 7 giorni su 7, senza giorno di riposo settimanale.
Dunque 84 ore di lavoro la settimana.
Nessun giorno di ferie.
Nessuna malattia.

Facciamo un passo indietro: io conoscevo i racconti di certi operai, anche in Italia, anche nelle fabbriche a Prato: il tessile, la crisi, i padroni, i sottoscala, le brandine accanto al posto di lavoro, il cibo fornito dai capi azienda, spesso obbligando gli operai a comprarlo direttamente da loro, così da limitare i contatti degli operai con l'esterno e legarli ancora di di più a sé azzerando i loro contatti e impedendo loro di imparare una lingua, anche fosse solo per frequentazione.
Ho sempre ascoltato questo tipo di testimonianze, che colpiva soprattutto operai cinesi qui in Italia, moltissimo a Prato; difficile da debellare perché quegli stessi operai erano abituati ad accettare quelle condizioni. Dunque sindacati assenti nelle fabbriche e nessuno che, davvero, denunciasse quelle condizioni all'esterno.
Ne abbiamo parlato ad esempio con Fanpage.it dopo che nel 2013 morirono sette operai in un incendio di una di queste fabbriche a Prato.

Torniamo a oggi: i sindacati, pur tra mille difficoltà, e certamente non in tutte le realtà, riescono a entrare. Si Cobas è entrato.
Non sono ancora gli operai di origine cinese a scioperare e parlare di fronte alla telecamera, ma tutti gli altri, pur stranieri, che nel frattempo hanno iniziato a lavorare in quelle fabbriche.

Grazie ai Si Cobas gli operai della Texprint sono riusciti a proclamare uno sciopero che va avanti dal 18 gennaio.
Il presidio di fronte alla fabbrica, 24h su 24h, va avanti invece dall'11 febbraio.
Oggi siamo al 13 marzo, i conti sono facili.

Un operaio mi ha raccontato che il capo dell'azienda un giorno si è fermato al presidio e ha offerto 10.000 euro in cambio della loro rinuncia allo sciopero. Lui e gli altri operai fuori hanno detto "no", perché poi "lui avrebbe sfruttato altre persone, se noi andiamo via, lui ricomincia con altri".
Questa forza di volontà, capace di travalicare se stessi, mi ha profondamente colpito.

E poi un altro racconto mi ha bucato lo stomaco, con un sorriso. Gli operai del Bangladesh, o dell'India, come alcuni di quelli che ho incontrato, hanno raccontato di essere riusciti a ottenere un giorno di riposo a settimana, cioè almeno un parziale rispetto del contratto nazionale di lavoro. E l'operaio con cui ho parlato al presidio, era felice nel raccontarmi che ora di quel giorno di riposo settimanale stanno godendo gli operai cinesi all'interno della fabbrica, quelli che a oggi non hanno mai scioperato. Ma era felice davvero nel dirlo, me lo raccontava nella convinzione che la coscienza umana passa proprio da qui: si lotta per i propri diritti, e anche per quelli degli altri.

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Sono giornalista e video reporter. Realizzo reportage e documentari in forma breve, in Italia e all'estero. Scrivo libri, quando capita. Il più recente è "Siate ribelli. Praticate gentilezza". Ho sposato Fanpage.it, ed è un matrimonio felice. Racconto storie di umanità varia, mi piace incrociare le fragilità umane, senza pietismo e ribaltando il tavolo degli stereotipi. Per farlo uso le parole e le immagini. Mi nutro di video e respiro. Tutti i miei video li trovate sul canale Youmedia personale.
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