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Omicidio Moro, due antisabotatori: “Scoprimmo il corpo prima della chiamata delle BR”

Sul luogo – secondo le nuove testimonianze – sarebbe arrivato anche Francesco Cossiga pochi minuti dopo le 11. Finora la versione ufficiale parlava delle 14.
A cura di Davide Falcioni
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Il corpo di Aldo Moro fu ritrovato non alle 12.13, bensì alle 11. E Francesco Cossiga arrivò in via Caetani pochi minuti dopo, e non alle 14 come vuole la versione "ufficiale". Rivelazioni scioccanti che, se confermate, potrebbero cambiare la storia recente del nostro paese, aggiungendo un altro mistero alla storia del rapimento del consiglio Aldo Moro. A raccontare queste novità è uno degli "antisabotatori" che per primo arrivò in via Caetani, insieme ad altri colleghi: si chiama Vitantonio Raso, non è mai stato interrogato dai magistrati che indagarono sul caso Moro, ma in un libro – "La bomba umana" – rivela dettagli inediti. Il primo, fondamentale: il cadavere di Aldo Moro, chiuso nel bagagliaio di una Renault 4 rossa parcheggiata in via Caetani, non venne ritrovato dopo la telefonata delle Brigate Rosse, ma oltre un'ora prima. La conferma, oltre che da Vitantonio Raso, arriva dal collega Giovanni Circhetta, anch'egli presente il 9 maggio 1978 in via Caetani.

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Francesco Cossiga arrivò pochi minuti dopo le 11 – e non dopo le 14. Quando arrivò Vitantonio Raso gli comunicò che nella Renault 4 c'era il corpo senza vita di Aldo Moro, ma da parte di Cossiga e di chi lo circondava non vi fu alcuna reazione: "Sembrava che sapessero già tutto",dice Raso. E da Circhetta arriva un'altra notizia inedita: sul sedile della Renault c'era una lettera, poi sparita. La versione dei due "antisaboitatori" sembra trovare conferma nelle parole di Claudio Signorile, ex ministro dei Trasporti del Governo Craxi, che quella mattina era a colloqui con Cossiga al Viminale e udì "l'altoparlante in presa diretta che annunciava che c'era un'auto in via Caetani con dentro un corpo e che andavano a verificare. Poi una seconda comunicazione che diceva, la ‘nota personalità'…". L'orario sembra coincidere con quello raccontato da Raso e Circhetta: "Tra le 10 e le 11. Ero lì per un caffè, non per un aperitivo".

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Le importanti dichiarazioni, destinate forse a riscrivere la storia del nostro Paese, arrivano a pochi giorni dalla riapertura dell'inchiesta sul Caso Moro da parte del Pm Luca Palamara. Se è infatti vero che i colpevoli dell'agguato di via Fani e dell'epilogo di via Caetani sono noti, è vero anche che rimangono moltissime ombre su quei 55 giorni di prigionia. A sollevarli è stato un esposto dell'ex giudice Ferdinando Imposimato, che fa riferimento "ad alcune testimonianze inedite di uomini delle forze dell'ordine e dei servizi secondo i quali la morte di Moro poteva essere evitata”. Imposimato, nell'esposto, afferma inoltre che “le forze dell'ordine conoscevano sin dal primo momento il nascondiglio in cui era stato imprigionato Moro ma non vollero intervenire”.

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