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“Napoli rischia un irreversibile declino”: l’appello della società civile a Renzi

Bagnoli, Scampia, centro storico e terra dei fuochi al centro di un appello promosso da oltre 160 figure della società civile partenopea. Tra le adesioni c’è di tutto e qualcuno guarda anche agli equilibri interni al centro sinistra.
A cura di Antonio Musella
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C'è attesa per l'arrivo di Matteo Renzi a Napoli il prossimo 14 agosto. Il premier sarà in città per tre giorni in occasione della firma del protocollo d'intesa tra governo, regione e comune su Bagnoli. L'attesa viene scandita da più parti: lo attende il sindaco Luigi de Magistris, sempre più isolato politicamente ed in cerca di chiarimenti sul futuro della città metropolitana da parte del premier nonché segretario del Partito Democratico; lo attende il governatore Stefano Caldoro, che lo scorso 31 luglio ha approvato una serie di provvedimenti che hanno fatto discutere, dal condono edilizio fino all'apertura ai privati sulla gestione dell'acqua. Lo attendono anche le oltre 160 firme che hanno sottoscritto l'appello "Noi per Napoli". C'è chi li ha definiti "gli intellettuali napoletani", c'è chi invece ha preferito la definizione di "società civile", di fatto si tratta di 160 figure ben note sulla scena politica e sociale napoletana che rappresentano uno schieramento molto trasversale. L'appello a Matteo Renzi chiede misure urgenti per Bagnoli, Napoli Est, Scampia, il centro storico, il porto di Napoli e la terra dei fuochi, che vengono considerate dai sottoscrittori le priorità dell'agenda politica partenopea.

Da Bagnoli alla Terra dei fuochi le proposte dei 160 – "Napoli con la sua area metropolitana, vive una delle stagioni più difficili della sua storia" – si legge nell'incipit dell'appello a Renzi – "I cornicioni dei palazzi che si sbriciolano sotto il peso della mancata manutenzione, appaiono la metafora di una città che rischia un irreversibile declino". Oltre ad un contesto in cui la qualità della vita sembra precipitare sempre di più, il documento focalizza i punti di degrado sociale ed economico della città. Il piano delle proposte è senza dubbio il più corposo del testo. Proprio le misure per Bagnoli aprono il capitolo delle richieste al Governo. Si chiede una distinzione di ruoli tra il pubblico, che dovrebbe provvedere ad una rapida ed efficiente bonifica dell'area, a quello del privato che deve essere "incoraggiato", a portare a compimento la riconversione industriale della zona. Proprio agli investimenti privati guarda la proposta dell'istituzione di una "no tax area" per l'area metropolitana di Napoli e per l'intero Mezzogiorno, da realizzare con un negoziato tra il governo italiano e l'Unione Europea. Molte sono le risorse che rischiano di andare perse in città, come i fondi per la riqualificazione del centro storico, patrimonio mondiale dell'Unesco, a cui, i sottoscrittori dell'appello a Renzi, chiedono di affiancare un rilancio del "Progetto Sirena", iniziativa con fondi europei che in passato ha consentito di ristrutturare buona parte dei palazzi del centro storico cittadino. Sulle periferie invece il leit motiv sembra essere sempre lo stesso: riqualificazione e posti di lavoro. Così su Scampia si chiede di portare a compimento la riqualificazione delle aree dismesse, anche se non si accenna al completamento dell'abbattimento delle Vele, rimodulando l'intervento con "moderni modelli di partenariato pubblico-privato sul modello di "Naplest", ovvero il progetto di riqualificazione, ancora in alto mare, della periferia Est di Napoli. Infine il tema della terra dei fuochi, punto su cui le richieste al premier sembrano essere più definite e precise: "accelerare ed integrare con le dovute risorse la bonifica delle aree contaminate tra Napoli e Caserta, assicurando la salute dei cittadini e la protezione della filiera agro alimentare".

Insomma ci vogliono i soldi. Soldi che però si chiede che siano destinati a questioni che hanno visto diverse componenti sociali della città mobilitarsi da tempo.

Un'area trasversale –  Da tanto tempo non si vedeva una convergenza così numerosa su delle proposte per il rilancio della città, tanto che ci si chiede cosa possa rappresentare politicamente "l'appello dei 160". A partire da una area culturale fondamentalmente di centro sinistra, tra i firmatari troviamo di tutto. Ci sono i democratici Umberto Ranieri, Nicola Tremante ed Amedeo Lepore, tutti molti vicini al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e per nulla estranei, avendo ricoperto incarichi politici ed amministrativi, agli ultimi venti anni di governo della città e della regione. Ma accanto all'area democratica c'è anche un gruppo di adesioni che proprio con l'area democratica ha avuto più di qualche dissidio: si va dagli ex assessori della giunta de Magistris, Sergio D'Angelo e Riccardo Realfonzo, ai professori Franco Ortolani e Benedetto De Vivo, da sempre vicini ai comitati ambientalisti, così come il presidente della camera penale di Napoli, Domenico Ciruzzi, da sempre schierato accanto alle battaglie per i diritti sociali, fino al consigliere comunale Carlo Iannello che proprio su Bagnoli ha esercitato lo scontro maggiore con il sindaco de Magistris. Da ultimo c'è da segnalare l'adesione del leader dei medici per l'ambiente Antonio Marfella, figura simbolo delle lotte in terra dei fuochi. Ma c'è anche chi, in passato, ha sottoscritto appelli che si possono definire "anomali". È il caso di Alberto Irace, vicino alla ministra Boschi, attuale amministratore delegato di Acea, e da sempre nell'area democratica, oppure di Antonio Napoli, dalemiano di ferro e già dirigente dei Ds. Entrambe sottoscrissero nel 2011 l'appello in sostegno della candidatura di Gianni Lettieri a sindaco di Napoli, suscitando non poche polemiche. Assenti invece i renziani che sembrano non aver gradito la presa di posizione di un'area così vasta che rischia di mettere in discussione gli equilibri nel centro sinistra napoletano, così come gli arancioni di De Magistris che finisce, tra le righe dell'appello, sul banco degli imputati.

Cosa si muove dunque introno a questo contenitore che pone contenuti che somigliano tanto ad un programma politico?
"Nulla" secondo Sergio D'Angelo, direttore del gruppo di imprese sociali Gesco e già assessore al welfare della giunta arancione. "Io credo che questo appello non possa essere interpretato diversamente da quello che è, ovvero un insieme di richieste al premier" commenta D'Angelo a Fanpage. "I firmatari non hanno molte cose in comune, ci sono personalità lì dentro che difficilmente potranno mai collaborare oltre questo appello", ma aggiunge "non mi sentirei di escludere che qualcuno stia coltivando prospettive politiche, ma nel mio caso e forse anche di qualcun altro, mi sento di escluderlo". Per Umberto Ranieri, invece l'ambizione di questo appello è "parlare dei problemi della città e sollecitare ad ogni componente la propria parte". Ma Ranieri guarda anche oltre, a partire dalla prossima tornata elettorale per le regionali della Campania: "Sulle elezioni regionali credo che più che la caccia al nome si debba dire chiaramente cosa si vuol fare, siamo davanti al fallimento del regionalismo, da enti di indirizzo sono diventati enti di gestione", e l'appello "può contribuire ad entrare nel merito delle proposte, dicendo cosa si vuol fare per Bagnoli o per il centro storico".

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