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Fanghi tossici in Lombardia, la normativa sulla tracciabilità potrebbe favorire l’incenerimento

Il caso della Wte ha riportato alla ribalta il tema dei fanghi e dei gessi in agricoltura. Nei prossimi giorni in Regione Lombardia sarà approvato un disegno di legge per la tracciabilità dei gessi. Il timore di alcuni consiglieri d’opposizione è però che questa normativa non abbia valutato alcuni rischi, tra cui quello dell’incenerimento.
A cura di Ilaria Quattrone
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Il caso della Wte, l'azienda del Bresciano finita nell'occhio del ciclone con l'accusa di aver inquinato con fanghi tossici i campi del Nord Italia, ha spinto Regione Lombardia ad approvare il disegno di legge per il controllo, il monitoraggio e la tracciabilità dei gessi di defecazione da fanghi. Il provvedimento dovrebbe essere approvato definitivamente durante l'assestamento di bilancio che sarà previsto in Regione dal 26 al 28 luglio. Dopodiché la legge sarà pubblicata sulla Gazzetta ufficiale ed entrerà in vigore.

Gli assessori: Regione va a colmare lacuna nazionale

Il provvedimento è stato presentato dagli assessori regionali all'Agricoltura Fabio Rolfi e all'Ambiente Raffaele Cattaneo che in una nota stampa hanno scritto: "La Regione va a colmare una lacuna nazionale. Il decreto che ha introdotto il gesso tra i fertilizzanti consentiti è del 2016 e riportava la necessità di un aggiornamento per l’uso in agricoltura. Intervento che non si è ancora concretizzato. Questa norma – si legge nel comunicato – consentirà di inquadrare il loro utilizzo nel sistema di controllo per la corretta applicazione della Direttiva Nitrati e introduce le sanzioni".

Il rischio di incenerimento dei fanghi

Il disegno però, secondo alcuni consiglieri regionali d'opposizione, presenta dei limiti e potrebbe incentivare un altro tipo di attività: l'incenerimento. "Regione si è mossa in grande ritardo – spiega a Fanpage.it il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, Massimo Degli Angeli -. C'è una discussione che dura da anni e questa normativa è stata prevista oggi in una situazione emergenziale". Secondo il consigliere non sono stati valutati altri rischi: "Normative più stringenti sui gessi possono portare, in questa fase emergenziale, all'incenerimento. Sarà quindi molto più complicato avere gessi di qualità". I gessi infatti, considerati dei correttivi, sono stati equiparati ai fanghi che a loro volta sono classificati come rifiuti speciali: "Con la delibera anche i gessi saranno sottoposti a tracciabilità e a controlli che potrebbero rilevare la presenza, sopra i valori consentiti, di nitrati e materiali inquinanti – spiega la consigliera comunale di Casalpusterlengo, Marta Lobianco -. E in questi casi quindi il materiale deve essere avviato all'incenerimento".

A condividere il timore che questa normativa possa alimentare l'incenerimento dei fanghi è anche il consigliere pentastellato Verni: "La questione fanghi va normata, ma non va criminalizzata. Se il prodotto è controllato ed è di qualità, può essere utilizzato come fertilizzante. Questa normativa potrebbe alimentare gli inceneritori. Basti pensare che nelle scorse settimane è stato presentato in Consiglio un progetto di legge per bruciare i fanghi. In Lombardia ci sono già tredici inceneritori e Regione ha autorizzato in provincia di Pavia il quadruplicamento dei due inceneritori. Oltre a chiedere la tracciabilità, bisogna far sì che chi lavori lo faccia nel rispetto delle leggi".

Le minacce delle aziende ai piccoli comuni

I timori dei due consiglieri si riversano anche a livello comunale. In particolare, in alcuni territori lo sversamento dei fanghi ha avuto conseguenze significative. In questi mesi, alcuni Comuni hanno provato a dotarsi di regolamenti che potessero limitare l'attività delle aziende. In alcuni casi però questa attività è stata contrastata da imprenditori che hanno minacciato di ricorrere al Tar: "Nel 2017 – spiega ancora il consigliere Verni – avevamo presentato la mozione 811, poi inserite nella Risoluzione 20, che prevede che Regione Lombardia emetta delle linee guida proprio perché le aziende fanno sistematicamente ricorso ai Comuni che osano introdurre dei limiti". I piccoli comuni infatti non hanno le forze per sopportare le pressioni delle aziende: "E per questo una soluzione sarebbe anche quella di vedere una maggiore collaborazione con Arpa. L'ente infatti dovrebbe svolgere più controlli sui fanghi e monitorare i campi al fine di evitare fenomeni come quelli della Wte".

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