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Migranti, l’accordo Ue-Turchia è partito, mentre continuano sbarchi e morti in mare

Ieri la partenza ufficiale dell’accordo Ue-Turchia sull’emergenza immigrazione. Un’intesa che lascia molti dubbi e perplessità sulla sua legittimità ed efficacia. E, mentre la Grecia chiede tempo, gli sbarchi e le morti continuano.
A cura di Claudia Torrisi
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Ieri è stato il primo giorno di avvio ufficiale dell'intesa tra Ue e Turchia sulla gestione dell'emergenza immigrazione. A inaugurare l'accordo è stata l'ennesima morte in mare: due persone sono state trovate morte su un barcone arrivato sull'isola greca di Lesbo. Sull'imbarcazione c'erano decine di persone, partite dalle coste turche per tentare di raggiungere l'Europa. Due morti che già pesano, considerato che lo scopo dell'intesa stessa sarebbe quello di scoraggiare i viaggi nell'Egeo. Il Comitato di crisi del governo di Atene ha riferito che nella notte tra sabato e domenica sono arrivate 875 persone provenienti dalle coste turche. Solo il giorno prima erano sbarcati sulle coste delle isole greche 1.498 migranti, 670 venerdì e 239 giovedì. Al momento in Grecia ci sono 48.141 rifugiati, di cui in 7.316 si trovano sulle isole dell'Egeo orientale, 13 mila nella zona di Atene-Pireo. Gli altri, invece, sono distribuiti nei campi profughi al centro e al nord della penisola ellenica, tra cui quello di Idomeni, al confine con la Macedonia.

L'accordo finalizzato venerdì prevede che tutti i migranti – siano essi richiedenti asilo o economici, senza distinzione – arrivati sulle coste greche vengano riportati in Turchia. A questa circostanza si affiancherà un meccanismo di "uno a uno" – che partirà ufficialmente in aprile – per cui per ogni persona rimandata indietro, Ankara invierà un siriano nell'Unione europea. Nonostante Matteo Renzi abbia detto in una conferenza stampa successiva alla riunione che l'intesa "rispetta i requisiti che ci eravamo dati, c'è un esplicito riferimento ai diritti umani, alla libertà di stampa e quei valori fondanti dell'Europa", le perplessità sono tante. Sul New York Times il commissario dei diritti umani del Consiglio d'Europa, Nils Muiznieks, ha scritto che "i ritorni forzati e automatici in Turchia dei migranti, compresi i rifugiati provenienti da Siria, Iraq, Afghanistan e altri Paesi, previsti dall'accordo che l'Unione europea sta discutendo con Ankara, sono illegali e saranno inefficaci". L'accordo è "illegale perché contravviene a quanto stabilito dalla Convenzione dei diritti umani che proibisce l'espulsione collettiva degli stranieri" e violerebbe anche il diritto a richiedere l'asilo riconosciuto dalla Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948 e le garanzie contenute nella Convenzione sui rifugiati dell'Onu del 1951, in cui è sancito che per richiedere l'asilo, i rifugiati possono violare le leggi sull'immigrazione.

Proprio nella giornata di ieri, data della partenza ufficiale, tra l'altro, è stata la Grecia stessa a frenare sull'accordo, sostenendo di non essere pronta a un simile impegno. Il portavoce del coordinatore del governo greco per le politiche migratorie, Giorgos Kyritsis, ha infatti dichiarato che "ci vogliono più di 24 ore" per finalizzare il tutto. Una circostanza confermata anche dall'ammissione di una fonte di polizia dell'isola di Lesbo, dove si registrano la maggior parte degli arrivi dalle coste turche, secondo cui ancora non c'è "un'idea di come attueremo in pratica il piano. Ma soprattutto stiamo ancora aspettando i rinforzi promessi dall’Europa per smaltire più velocemente le richieste d’asilo: traduttori, avvocati, funzionari di polizia".

E la questione "rinforzi" non è un dettaglio, se si pensa che per attuare il sistema di "uno a uno" serviranno in Grecia circa migliaia di persone tra esperti, interpreti, funzionari degli uffici immigrazioni e della sicurezza. Secondo l'Ue per far funzionare il tutto nei prossimi sei mesi occorreranno circa 280 milioni di euro e grossi sforzi logistici e operativi – in particolare dalla Grecia. La Commissione europea ha stimato di inviare circa 4000 persone ad Atene, messe a disposizione dagli altri paesi, dall'Ufficio europeo di supporto all'asilo (Easo) e da Frontex, che invierà otto navi per i respingimenti. E poi nuovi posti per l'accoglienza, container per l'amministrazione. Ma nell'attesa la Grecia è già nel caos e gli arrivi via mare non si fermano. E, nel frattempo, le autorità turche hanno arrestato 300 profughi pronti a partire vicino a Smirne.

Sempre sul New York Times Muiznieks ha scritto "che è ovvio che appena l'accordo entrerà in funzione, i rifugiati siriani – assieme ai trafficanti – troveranno altre vie" per raggiungere i Paesi dell'Unione europea. O riprenderanno quelle vecchie. Il primo effetto della chiusura della rotta balcanica è stato un ritorno di quella del Mediterraneo centrale. Nelle ultime ore sono state soccorse al largo della Sicilia più di 1800 migranti, mentre circa trenta persone sono morte annegate dopo essere partite dalla Libia. Secondo il sito Libya Observer, la guardia costiera ha soccorso circa 500 migranti su tre imbarcazioni al largo di Mellitah. Altre tre, però, sarebbero affondate. E c'è anche chi parla di nuovi percorsi tra Turchia e Italia, ancora più pericolosi. A dimostrazione del fatto che non sono certo muri e barriere a fermare le persone.

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