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La grande bellezza si oscura per accogliere il presidente iraniano Hassan Rohani

Le statue di nudo dei Musei Capitolini sono state coperte per garantire la migliore ospitalità durante la visita del presidente iraniano Hassan Rohani a Roma, un episodio che dice molto sulla fragilità intellettuale di questo momento storico e vede collassare i nostri ideali più puri.
A cura di Silvia Buffo
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Galata Morente
Galata Morente, capolavoro statuario presso i Musei Capitolini.

La culla della classicità si censura e si piega per garantire ospitalità a Rohani che dopo aver incontrato Renzi in Campidoglio e Mattarella al Quirinale, per discutere di lotta all'Isis e ripresa dell'economia italiana, si è recato in conferenza stampa ai Musei Capitolini, uno dei luoghi più suggestivi della nostra cultura. Qui su tutti e quattro i lati alcune statue di nudi sono state coperte al fine di garantire il rispetto della sensibilità iraniana, tanto che durante le cerimonie istituzionali non è stato servito nemmeno il vino. È quanto accaduto stamattina.

Ma quali principi vengono meno in cambio di questo gesto che bonariamente potremmo interpretare come un eccesso di delicatezza? In cambio di quella premura formale e fittizia, viene meno la nostra identità stessa, ci pensano quattro pannelli a celarla completamente, così la statuaria dei nudi viene oscurata ma in questo modo il presidente si sentirà quantomeno a suo agio e potrà sentirsi a casa sua, come anche i media iraniani che lo hanno accompagnato per documentare la sua tappa diplomatica in Italia. Il paradosso della vicenda sta nell'inesattezza di questa interpretazione per cui il Rohani potrebbe risultarne addirittura offeso, storicamente l'Iran non è estraneo alle connotazioni dell'arte scultorea.

In Italia coprire delle statue di nudo vuol dire regredire e non curarsi della propria cultura. Che tipo di rispetto falsato potrebbe quindi offrire un paese verso altre culture se è di sé che non ha rispetto? È così evidente l'emergere di questo ragionamento che ciò potrebbe forse costituire un'offesa ancora più grande verso il presidente iraniano Hassan Rohani, i cui occhi non saranno forse scandalizzati dalla nudità marmorea del museo ma probabilmente sarà la sua intelligenza a risultarne offesa. Forse il presidente iraniano non tollererà un nudo in sé ma paradossale è che non lo tolleri nella culla della classicità come Roma che lui stesso per volontà propria viene a visitare.

Coprendo i nudi dei Musei si eclissa la grande bellezza della cultura classica, eterna e immortale, e ciò vuol dire semplicemente snaturalizzarsi, come chiedere scusa di una colpa che non si ha. Quando ci si reca in un posto, di solito, buon senso vuole che è chi giunge ad adeguarsi e non il contrario. Invertire questa logica, seppur ammettendo la bonarietà di un eccesso di zelo nel garantire ospitalità, vorrebbe dire assecondare un meccanismo sociologico, a quanto pare nemmeno provocato dal Rohani in questo caso, che si insinua subdolo se non si hanno i mezzi intellettuali per trattare adeguatamente una cultura differente dalla nostra, con cui la storia spesso ha dimostrato che non ci sia margine di trattativa poiché dal germe di un pensiero troppo distante dal nostro non poche volte sono nate delle estremizzazioni che ora il mondo non riesce a gestire.

La nostra cultura non deve cedere a nessun tipo di contraffazione sopratutto durante episodi di questo genere perché alla base di ogni iniziativa diplomatica e democratica ci sono il rispetto e la libertà, non si può prescindere dall'ovvietà di questo principio. Proprio sul rispetto della nostra identità che dovrebbe edificarsi il sano multiculturalismo, non certo oscurando la bellezza, come in questo caso, dei nudi marmorei, emblema di quell'eroismo che ha fatto sì che il destino di Roma trionfasse sul mondo per la sua bellezza.

Non facciamo che la nostra identità si ripieghi su se stessa come un Galata Morente nel dolore dello sconfitto, ma facciamo in modo che i muscoli della nostra cultura possano rinvigorirsi nell'orgoglio e nel rispetto di noi stessi e degli altri.

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