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L’università non è uguale per tutti: al Nord si paga il triplo di tasse

Gli studenti universitari italiani pagano mediamente tasse più alte se sono iscritti in atenei del Nord rispetto a chi frequenta quelli del Centro e del Sud. A fare la differenza non sono solo i contributi richiesti dalle singole università, ma anche le condizioni di reddito degli studenti.
A cura di Stefano Rizzuti
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Quando un ragazzo o una ragazza appena diplomati devono scegliere quale università frequentare, spesso le variabili prese in considerazione riguardano aspetti non strettamente economici, come la facoltà e il corso di laurea da seguire, la città in cui approdare nel caso degli studenti fuori sede, e altri elementi come il prestigio dell’ateneo. Tutte motivazioni che non sempre sono accompagnate da un calcolo di mera convenienza economica. Eppure, al di là delle differenze tra i costi di una città e un’altra in Italia (sicuramente la vita a Milano e Roma è più cara che a Palermo o a Cosenza), anche le tasse universitarie hanno differenze di costi non da poco. Con variazioni ingenti da regione a regione.

Sulla base dei dati elaborati e resi disponibili dal ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Fanpage.it ha quindi messo a confronto le cifre che uno studente spende mediamente in tasse universitarie in ogni singola regione italiana. I numeri forniti dal Miur riguardano gli studenti iscritti a corsi di laurea triennale, magistrale e a ciclo unico negli atenei statali per l’anno accademico 2015/2016. La contribuzione media è calcolata sulla base delle tasse realmente pagate, escludendo dal computo gli studenti esonerati totalmente dal contributo o quelli che ricevono un finanziamento per gli studi da enti esterni.

Il primo dato che emerge è che in Italia, facendo una media delle regioni in cui esiste una università pubblica, gli studenti pagano di tasse 1.215 euro. La regione in cui la tassa media è più alta risulta essere la Lombardia, quella in cui la tassa media è più bassa è la Basilicata. In linea di massima, le regioni più ‘care’ da questo punto di vista sono quelle del Nord Italia. Le più ‘economiche’ quelle del Sud e delle Isole. In mezzo, il Centro Italia.

 

Le regioni dove si pagano mediamente più tasse universitarie

La Lombardia è la regione con le tasse medie più alte: 1.668 euro a testa. Seguita da Veneto (1.550 euro), Liguria (1.445), Trentino Alto Adige ed Emilia Romagna. Tra le regioni in cui la tassa media è più alta troviamo poi il Friuli Venezia Giulia, il Piemonte e – prima regione non del Nord in classifica – il Molise, dove l’importo medio a studente per l’iscrizione all’università è di 1.223 euro: è l'ultima regione a far segnare una cifra superiore alla media italiana.

Dopo la sfilza di regioni del Nord, le tasse mediamente più alte si pagano nelle regioni centrali: Umbria (1.148 euro), Lazio (1.148), Toscana (1.141) e Marche (1.114).

Le regioni dove si pagano mediamente tasse universitarie più basse

Al di sotto del valore dei mille euro per la media di tasse universitarie versate, troviamo tutte le regioni del Sud Italia e delle Isole: Campania (989 euro), Puglia (950), Sicilia (868). Unica eccezione è rappresentata dall’Abruzzo (860 euro a testa di media). La graduatoria si chiude con la Sardegna (823 euro), la Calabria (790) e la Basilicata che fa registrare una tassa media di 612 euro a studente.

Il valore medio delle tasse universitarie pagate nelle singole regioni, però, non dipende solamente da fattori strettamente legati alle singole università e ai contributi che richiedono ai loro studenti. A incidere sono anche altri fattori, riguardanti soprattutto le eventuali esenzioni e riduzioni e, di conseguenza, il reddito delle persone che si iscrivono all’università e pagano le tasse.

Come si calcolano le tasse universitarie: reddito e merito

Ogni università pubblica può ricorrere a diversi criteri riguardanti il versamento dei contributi da parte degli studenti. La legge di bilancio 2017 ha introdotto per il prossimo anno accademico un nuovo regolamento riguardante le esenzioni – fatta eccezione per la tassa regionale – per gli studenti con un reddito familiare Isee (lo strumento utilizzato per calcolare i redditi di un nucleo familiare) inferiore ai 13mila euro. Inoltre, per tutte le famiglie che hanno un reddito inferiore ai 30mila euro sono previste alcune riduzioni graduali dei contributi. Ogni università può alzare o meno queste soglie.

Il ministero dell’Istruzione, inoltre, ha deciso di lanciare una campagna comunicativa per il diritto allo studio, con la creazione di un apposito portale che possa informare gli studenti sui loro diritti e sulla possibilità di accedere ad agevolazioni economiche per continuare gli studi. “Molte studentesse e molti studenti non sono a conoscenza degli strumenti, complessi, del diritto allo studio, e quindi non fanno domanda per accedervi o, nei casi peggiori, rinunciano a proseguire gli studi. È una rinuncia che non possiamo permetterci”, ha infatti spiegato la ministra Valeria Fedeli inaugurando questa campagna.

I singoli atenei hanno poi la possibilità di stabilire altri criteri sulla base dei quali prevedere ulteriori riduzioni, come quelli riguardanti il merito. Per esempio, per uno studente neo-diplomato è possibile accedere alle agevolazioni se il voto di maturità è stato cento e lode. Inoltre, negli anni successivi le stesse condizioni possono essere stabilite se si raggiunge un determinato numero di crediti formativi entro l’anno precedente o se viene mantenuta una determinata media dei voti degli esami.

Le tasse delle singole università: il Nord si conferma mediamente più caro

Al netto di queste considerazioni, è chiaro che sulla media regionale delle tasse universitarie fornita dal Miur influiscono anche i fattori relativi al reddito. Alcune regioni potrebbe avere iscritti con un reddito più alto; altre studenti con redditi mediamente minori. Sulla base della distribuzione dei redditi per regione non stupirebbe quindi il dato riguardante l’importo medio pagato nelle università: più alto al Nord e più basso al Sud. In realtà, però, il dato fornito dal ministero viene confermato solo in parte dalle tabelle sulle tasse universitarie dei singoli atenei.

Prendendo in considerazione due università del Nord e, in particolare, delle due regioni dove si registra una cifra media più alta, i numeri tendono a essere più alti di quelli di altre regioni. Alla Statale di Milano o alla Ca’ Foscari di Venezia, per esempio, prendendo in considerazione lo stesso reddito Isee, si pagano tasse maggiori rispetto alle università romane o a quella di Firenze o, ancora, rispetto a quelle di Reggio Calabria e Matera. Per capire quanto si paga, a parità di Isee, in diverse università, abbiamo quindi messo a confronto le tasse che uno studente appena immatricolato dovrà pagare iscrivendosi in vari atenei, senza poter usufruire di esenzioni o benefici derivanti da condizioni di merito come il voto di diploma.

Le tasse nelle università del Nord: Milano e Venezia

Ricorrendo all’utilizzo di un simulatore che permette di calcolare le tasse da pagare per iscriversi all’università Statale di Milano, si può per esempio vedere come uno studente immatricolato nell’anno accademico che sta per iniziare, andrebbe a pagare poco meno di 500 euro l’anno di tasse in caso di reddito Isee a 20mila euro. Con Isee pari a 30mila euro, la cifra sale a 1.074, mentre con un reddito da 50mila euro si arriva a versare 2.272 euro di contributi all’ateneo. Cifre simili si registrano anche all’università Ca’ Foscari di Venezia: anche in questo caso il calcolo viene facilitato da un simulatore presente sul sito. Con un reddito di 20mila euro si pagano 672 euro di tasse, con 30mila si arriva a versare 1.200 euro, con 50mila la cifra da sborsare è di 1.843 euro. I numeri tra le due università sono simili (a Venezia si paga di più con reddito basso, a Milano con reddito alto) e confermano la tendenza mostrata dalle tabelle del Miur, indipendentemente dal reddito degli iscritti.

Le tasse nelle università del Centro: Firenze e Roma

Le università del Centro Italia chiedono ai loro studenti contributi mediamente inferiori rispetto a quelle del Nord. A Firenze, per esempio, si pagano 350 euro in caso di reddito a 20mila euro; poco meno di 700 con reddito a 30mila e 1.316 con reddito a 50mila. Le tre università romane hanno cifre diverse tra loro: in tutti i casi, comunque, con un reddito di 30mila euro si paga più che a Firenze (dagli 800 ai mille euro), così come con 50mila, con cifre vicine ai 1.500 euro. Le cifre sono, sia a Roma che a Firenze, inferiori rispetto a quelle che si pagano a Milano e Venezia.

Le tasse nelle università del Sud: Reggio Calabria e Matera

A differenza delle università del Nord e del Centro Italia, negli atenei presi in considerazione come campione per il Sud Italia non si trova un simulatore delle tasse, ma delle tabelle riepilogative un pochino più confusionarie. Inoltre, prendendo come riferimento alcune università della Calabria e della Basilicata (le regioni in cui si paga mediamente meno di tasse universitarie) si può notare come i contributi richiesti dalle università non siano propriamente in linea con questi valori, ma, anzi, siano più simili a quelle delle università del Nord, sulla carta più care.

All’università Mediterranea di Reggio Calabria, per esempio, si pagano 665 euro se il proprio reddito Isee è di 20mila euro: cifre simili a quelle di Venezia e superiori a Milano, Roma e Firenze. All’università della Basilicata, invece, con 20mila euro di reddito si pagano circa 500 euro, come alla Statale di Milano. Anche in caso di redditi a 30mila euro, le due università del Sud si confermano in linea con quelle di Milano e Venezia: 1.035 euro per Reggio Calabria e 1.275 per Potenza. Infine, con redditi Isee pari a 50mila euro, in Calabria si pagherebbero 2.100 euro di tasse, in Basilicata poco meno di 1.500. Nel caso delle università del Sud, quindi, questa simulazione fa emergere che il pagamento di una tassa media più bassa rispetto al resto d’Italia sia dovuto soprattutto al reddito degli iscritti e alle altre condizioni che stabiliscono quanto devono versare di contributi all’ateneo, più che dalle cifre prestabilite dalle stesse università.

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