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Magnifici draghi blu velenosi avvistati in Spagna: non accadeva da 300 anni

In alcune spiagge di Alicante, in Spagna, sono stati rinvenuti esemplari di drago blu, un mollusco nudibranco pelagico che non veniva documentato nell’area dal 1700.
A cura di Andrea Centini
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Credit: Sylke Rohrlach / wikipedia
Credit: Sylke Rohrlach / wikipedia

Per la prima volta in 300 anni gli affascinanti draghi blu sono stati avvistati in Spagna, lungo le coste di Alicante, una città della Comunità Valenciana affacciata sul Mar Mediterraneo. Gli ultimi avvistamenti certificati di questi misteriosi animali nelle acque spagnole risalivano infatti al 1705, quando il botanico, zoologo e paleontologo tedesco Johann Philipp Breyne segnalò la presenza di alcuni esemplari a sud di Ibiza alla Royal Society di Londra. Ma cosa sono esattamente questi curiosi organismi?

Innanzitutto “drago blu” è solo uno dei tanti nomi comuni con cui è conosciuto il Glaucus atlanticus, un mollusco nudibranco appartenente alla famiglia Glaucidae che, come suggerisce l'epiteto del nome scientifico, vive principalmente nell'Oceano Atlantico, in particolar modo nella fascia tropicale. Sono note segnalazioni anche nell'Oceano Pacifico e, appunto, nel Mar Mediterraneo, dove entra sospinto dalle correnti attraverso lo Stretto di Gibilterra. Si ritiene comunque che la specie possa essere presente in tutti gli oceani del mondo, anche nelle fasce temperate. Tra gli altri appellativi comuni del drago blu vi sono quelli di rondine di mare, lumaca di mare blu, lumaca drago e angelo blu. Sono legati all'aspetto “alieno” dell'animale, con un corpo centrale pisciforme da quale di dipanano sei appendici ramificate di dimensioni decrescenti (dalla testa alla coda, tre per lato).

Credit: Imtorn
Credit: Imtorn

Una delle caratteristiche più affascinanti del drago blu è la sua colorazione, blu / blu bianca nella parte esposta verso il cielo e grigio argentea in quella rivolta agli abissi. L'animale nuota sottosopra grazie a una sacca piena di gas, per questo la parte verso l'alto è il ventre (o meglio, il “piede” di molluschi come le lumache terrestri), mentre quella verso il basso è il dorso. Questa configurazione cromatica è presente anche in molti altri organismi marini – pesci come squali e alici sono esempi calzanti – in quanto permettono di nascondersi agli occhi dai predatori che guardano dall'alto verso il basso e dal basso verso l'alto (in pratica il drago blu si mimetizza nella colonna d'acqua).

Si tratta di un animale molto piccolo, che raggiunge i 3 – 4 centimetri di lunghezza al massimo. Nonostante le piccole dimensioni è un predatore efficace di una creatura “micidiale” come la caravella portoghese. Si nutre anche di meduse e altri cnidari di varie dimensioni. Possiede strutture anatomiche note come cnidosacchi che gli permettono di inglobare le nematocisti delle caravelle portoghesi e di altre specie urticanti; immagazzinandole diventa esso stesso un organismo velenoso. Può rilasciare tutte le cellule urticanti accumulate in un colpo solo, se disturbato, pertanto è una specie potenzialmente pericolosa anche per l'uomo. Ma è un animale placido che reagisce solo se disturbato, appunto.

Il drago blu è un organismo pelagico, cioè che vive nell'alto mare; occasionalmente può essere trasportato vicino alle coste e spiaggiarsi, come nel caso degli esemplari rinvenuti nelle spiagge di Alicante. Nel caso specifico, i nudibranchi sono stati trovati sulla spiaggia La Mata di Torreveja, su quella di Guardamar del Segura e nella baia di Las Estacas di Orihuela. Non è chiaro come siano arrivati, ma non si esclude il ruolo del riscaldamento globale che sta comportando la "tropicalizzazione" del Mediterraneo, con annessa invasione di specie aliena. La loro presenza è stata documentata nel 2021, tuttavia è stata resa nota solo adesso grazie a un articolo scientifico di recente pubblicazione. Allo studio “New records of rare species in the Mediterranean Sea (December 2022)” hanno partecipato scienziati di atenei di diversi Paesi, italiani compresi. Fra essi l'Università di Messina, la Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli, l'Università di Bari e l'Università di Genova. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista Quercus.

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