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Milan, inchiesta sulla vendita. Procura smentisce: “Nessun procedimento penale”

Il quotidiano La Stampa di Torino dà notizia di un’inchiesta che ipotizza una cessione della società a prezzo gonfiato e il successivo rientro di una “cifra sostanziosa”: “Una tegola elettorale sulla campagna di Berlusconi”. Dopo le indiscrezioni di stampa è arrivata la smentita della procura di Milano.
A cura di Susanna Picone
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“Bufera Milan, inchiesta sulla vendita”. Titola così oggi il quotidiano La Stampa facendo riferimento a una eventuale inchiesta che ipotizza una cessione della società a prezzo gonfiato e il successivo rientro di una “cifra sostanziosa”. Il reato ipotizzato, secondo il quotidiano, è il riciclaggio. Il quotidiano di Torino parla quindi di una “nuova tegola giudiziaria sulla campagna di Berlusconi”. Il Milan è passato nell’aprile dello scorso anno dalle mani di Silvio Berlusconi, che ha guidato la squadra per oltre trenta anni, all'imprenditore cinese Yonghong Li. Dopo una presentazione sontuosa, quella della scorsa estate sarà sicuramente ricordata dai tifosi rossoneri come una campagna acquisti a cui non assistevano da tempo capace di far sperare in un futuro di successi. Secondo il quotidiano, la Procura di Milano avrebbe avviato l'indagine dopo aver constatato che la vendita della società rossonera era avvenuta a un prezzo di almeno 300 milioni di euro superiore al suo reale valore. Da lì erano partite una serie di verifiche per accertare il percorso dei flussi finanziari. Ma in mattinata è arrivata una secca smentita della procura di Milano sulle indiscrezioni di stampa.

In gran segreto secondo il quotidiano, “nei giorni scorsi i pm avviato un'inchiesta che tra le varie ipotesi comporta anche verifiche sul reato di riciclaggio”. A coordinare l'inchiesta è il pm Fabio De Pasquale, lo stesso che in passato aveva indagato il leader di Forza Italia per la frode fiscale sui diritti tv ma che lo aveva anche difeso nella vicenda della scalata ostile di Vivendi a Mediaset. Come ricorda La Stampa, voci sulla compravendita ne giravano da tempo tanto che l'estate scorsa l'avvocato del Cavaliere Niccolò Ghedini aveva consegnato in procura “i documenti per attestare la regolare provenienza del denaro cinese”. Da quanto emerso, alla base dell'apertura dell'inchiesta ci sarebbero nuovi documenti che dimostrerebbero esattamente il contrario. “Da dove sia partita la svolta, al momento non è ancora chiaro – si precisa nell'articolo – . Una traccia, si deduce, che risalirebbe ai reali flussi di denaro partiti da Hong Kong”. Nei mesi scorsi anche altre inchieste come ad esempio una del New York Times avevano sollevato dubbi sulla regolarità dell’affare.

La Procura di Milano smentisce

“Allo stato non esistono procedimenti penali sulla compravendita dell' A.C. Milan”, ha però dichiarato il procuratore capo della Repubblica di Milano, Francesco Greco, dopo le indiscrezioni riportate dai media. Il procuratore ha quindi precisato che sulla vendita del Milan “al momento non esiste alcun fascicolo”. Nessun fascicolo esplorativo (a modello 45, senza titolo di reato e a carico di ignoti), né a modello 44 e quindi sempre a carico di ignoti ma con un titolo di reato. Il procuratore capo di Milano ha affermato che l'avvocato Ghedini non ha depositato in Procura “per conto di Fininvest” alcuna carta riguardo alla operazione e ha ripetuto di non aver ricevuto alcun dossier da parte dell'Unità Informazione Finanziaria di Banca d'Italia che ha la responsabilità dei controlli. L'Uif, secondo Greco, avrebbe anzi dato il via libera all'operazione non riscontrando, così come gli intermediari finanziari, alcuna irregolarità e non ha chiesto alcun intervento della magistratura di procedere con il “freezing, cioè il blocco dei soldi”.

Sulla vicenda è intervenuto anche Ghedini: “Il giornalismo d'inchiesta è uno straordinario valore che va tutelato e incentivato perché è uno dei cardini, oltre che salvaguardia, di un sistema democratico. Quando però si utilizzano false notizie non già per informare ma per aggredire e danneggiare una parte politica durante una delicata campagna elettorale, non si tratta più di giornalismo ma di fatti penalmente, civilmente e ancor prima deontologicamente rilevanti”, così l’avvocato di Berlusconi parlando del fascicolo riguardante la vendita della società rossonera.

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