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Inchiesta rifiuti Fanpage.it, Giulietti (Fnsi): “Difendiamo la libertà di espressione”

Giuseppe Giulietti, presidente del sindacato unitario dei giornalisti italiani, ha commentato l’inchiesta “Bloody Money” condotta da Fanpage.it sui rifiuti: “La violazione del segreto professionale non può essere presa come un gioco perché si rischia di delegittimare il lavoro del giornalista”.
A cura di I. A.
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Da sinistra: Francesco Piccinini, Giuseppe Giulietti, Claudio Silvestri, Rino Genovese.
Da sinistra: Francesco Piccinini, Giuseppe Giulietti, Claudio Silvestri, Rino Genovese.
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"Dovremmo chiedere più inchieste e poi discutere del metodo, sul quale si interroga anche la Magistratura. Qualunque sia l'opinione di ciascuno su questa vicenda, a me interessa solo tutelare la libertà di espressione. Qualcuno vorrebbe condizionarci ma noi, in quanto giornalisti, non dobbiamo farci usare". Con queste parole Giuseppe Giulietti, presidente del sindacato unitario dei giornalisti italiani (Fnsi) ha commentato l'inchiesta "Bloody Money" sul traffico dei rifiuti condotta da Fanpage.it. Lo ha fatto nel corso di una conferenza stampa tenutasi nella mattinata di oggi, giovedì 22 febbraio, presso la redazione di Napoli del giornale diretto da Francesco Piccinini, che risulta indagato dalla Procura di Napoli, insieme al collega Sacha Biazzo, con il quale ha realizzato i filmati finiti tra le mani della magistratura, a seguito del loro lavoro.

"Non è ammissibile una perquisizione come quella che c'è stata qui a Fanpage.it nei giorni scorsi, così come non sono ammissibili altrove – ha sottolineato Giulietti -. Sta diventando una abitudine pericolosa entrare nelle redazioni, che in questo modo diventano bersagli, e sequestrare le fonti. È indecoroso in uno stato democratico, perché così facendo si lede il diritto dei cittadini ad essere informati. Si tratta di interventi sbagliati, a cui siamo completamente contrari, come abbiamo avuto modo di rappresentare anche alle autorità dello Stato. È un atteggiamento che non possiamo accettare, perché si scaricano sui cronisti tensioni non necessarie. Inoltre, la violazione del segreto professionale non può essere presa come un gioco perché si rischia di delegittimare il lavoro del giornalista. Se c'è interesse del cittadino a sapere, la notizia va data sempre e comunque. Non è una facoltà del giornalista, è un obbligo del cronista dare tutte le notizie che possano avere rilevanza sociale".

Giulietti ha poi anche commentato il duro attacco del governatore della Campania, Vincenzo De Luca, che ha definito in un video i giornalisti di Fanpage.it protagonisti di una operazione "camorristica e squadrista". "Io non sto qui a dare sentenze – ha detto il presidente dell'Fnsi – ma ci sono forme di linguaggio inaccettabili in questa regione come altrove. Tutto si può fare, ma non di certo legittimare la violenza, di qualunque tipo essa sia. C'è una continua aggressività a cui è esposta la libertà di espressione". E, infine, un messaggio al mondo politico: "Questa legislatura si è conclusa senza approvare la legge contro le querele bavaglio, un'arma impropria di prevenzione e di avvertimento contro l'impegno di numerosi giornalisti di fare inchieste. Una normativa che tutti hanno condiviso ma che alla fine non è stata approvata. Ciò significa che non c'è un reale interesse a liberare i cronisti dagli ostacoli".

Gli episodi dell’inchiesta

Presenti all'incontro, oltre a Francesco Piccinini, direttore di Fanpage.it, anche Claudio Silvestri, segretario del Sindacato unitario giornalisti della Campania, e Rino Genovese, giornalista Rai e rappresentante dell'Usigrai. Quest'ultimo, in particolare, ha sottolineato come non si "possa accettare il tentativo di minimizzare quanto sta accadendo, altrimenti si è complici. Squadristi sono coloro che cercano di ostacolare il nostro lavoro. Nessuno si è mai chiesto il metodo utilizzato dai giornalisti del Watergate, ma tutti abbiamo osannato quei colleghi per aver raggiunto l'obiettivo minimo di un giornalista, che è quello di raccontare la realtà".

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