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Il taglio degli F35 non è più una battaglia del M5S. Tofalo: “È la tecnologia migliore al mondo”

Dopo le dichiarazioni del sottosegretario alla Difesa Angelo Tofalo di ieri, il vicepremier Luigi Di Maio cerca di aggiustare il tiro sul programma F35: “Quello è un programma su cui continuiamo a essere perplessi, elogiarne la tecnologia non vuol dire che si voglia rifinanziarlo”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il M5S rinnega il suo passato. Non solo la sfida promessa in campagna elettorale, cioè quella di bloccare il programma che riguarda gli aerei della Lockheed Martin, è stata accantonata. Ma adesso i pentastellati sono passati al pieno sostegno dell'acquisto dei velivoli. Il sottosegretario Angelo Tofalo, molto legato a Luigi Di Maio, ha ribadito il suo sostegno al programma F35. Tofalo lo aveva già detto durante un'intervista a Fanpage.it: "Un'eventuale taglio del programma F35 comporterebbe per l'Italia notevoli sanzioni". Il M5S ha forse dimenticato la prima versione del contratto di governo, quella votata dagli iscritti alla piattaforma Rousseau.

Come abbiamo scritto in un precedente articolo, su un volantino del M5S, circolato in campagna elettorale, uno dei quattro punti, intitolato "Stop agli F35, e alle spese per gli armamenti", recitava: "L'Italia spende oggi per la difesa 23 miliardi di euro l'anno, cioè 64 milioni al giorno, di cui oltre 5 miliardi l'anno in armamenti. Una spesa militare ingente nella media dei Paesi Nato (Stati Uniti esclusi), e in costante aumento, +21% nelle ultime 3 legislature. Spendiamo quindi molto ma spediamo male". Poi nella versione finale del contratto questa parte è stata cancellata, prima delle elezioni del 4 marzo. Alla voce "Nuovi strumenti per un nuovo modello di difesa", si legge soltanto: "L’idea centrale dunque è la possibilità di spostare buona parte degli investimenti pubblici, oggi impiegati nei programmi d’armamento tradizionali, verso lo sviluppo e la ricerca di strumenti più attuali come la cyber security e l’intelligence".

Tofalo adesso sembra essere diventato un vero e proprio sponsor degli F35. Ieri a un convegno alla Camera, insieme alla ministra della Difesa Elisabetta Trenta, in presenza del presidente della Camera Roberto Fico, ha abbracciato in pieno la linea portata avanti dall'ex ministra della Difesa Roberta Pinotti: non ci sono alternative tecnologiche a questo caccia, resta da vedere quante sono le risorse che si possono investire: "Colgo l'occasione per spiegare che da tanti anni noi abbiamo parlato di questi F-35 spesso in maniera distorta, spesso bisogna realmente conoscere e valutare le informazioni". E ancora: "Il programma F-35 che ormai è avanti, c'è da oltre venti anni, a differenza di quanto spesso qualcuno ha detto è un aereo che ha un'ottima tecnologia, forse la migliore al mondo in questo momento. Ed è normale che dobbiamo fare un po' di calcoli, sia per quanto riguarda la tasca, ossia dal punto di vista economico, sia per quanto riguarda la tecnologia. Ma resta ovvio che non possiamo rinunciare a una grande capacità aerea per la nostra Aeronautica che ancora oggi ci mette avanti rispetto a tanti altri Paesi". Parole ben diverse da quelle pronunciate da Alessandro Di Battista, che un tempo tuonava: "chi ci ha fatto entrare in questo programma dovrebbe essere preso a calci in culo", definendo "fallimentare" il programma.

Oggi Di Maio ha cercato di aggiustare lievemente il tiro, spiegando che nella legge di Bilancio è previsto un "taglio di mezzo miliardo alla spesa militare inutile". Sugli F35, commentando le parole di Tofalo, Di Maio ha detto: "Quello è un programma su cui continuiamo a essere perplessi, elogiarne la tecnologia non vuol dire che si voglia rifinanziarlo". 

L'Osservatorio sulle spese militari italiane Milex ha ricordato che lo scorso 25 aprile il Pentagono e Lockheed Martin hanno firmato ancora un contratto per un ordine di 8 aerei da parte dell'Italia, con un acconto versato di 10 milioni di dollari. E in effetti quell'ordine è un lascito del precedente governo. Finora di F35 ne sono stati consegnati 10, 9 all'Aeronautica e uno alla Marina, per una spesa di 150 milioni di euro per ogni velivolo.

"Le virate del M5S sui programmi politici sono più veloci di quelle dei caccia F35" – ha detto ironicamente Angelo Bonelli dei Verdi"Dopo aver fatto dall'opposizione battaglie per chiedere la riduzione di un aereo da caccia che costa oltre 120 milioni di euro per singola unità, oggi il sottosegretario del M5S spiega che non si può rinunciare alla sua tecnologia. Il M5S sta sistematicamente spegnendo le sue stelle facendo il contrario di quello che avevano detto in campagna elettorale da Ilva, pesticidi, Tap e condoni edilizi e oggi è il giorno del ‘Sì' agli F35 che sottraggono miliardi di euro alle casse dello Stato: nessuna differenza rispetto al passato anzi peggio".

"L'unica manovra vera a cui abbiamo assistito in questi mesi è la retromarcia del Movimento 5 Stelle, nel segno del ‘cambianiente' – ha attaccato Pippo Civati, fondatore di Possibile – – Addirittura c'è stato il triplo passo indietro sugli F35, su cui nella scorsa legislatura è stata fatta una battaglia con un Di Battista scatenato che prometteva la cancellazione del programma, nel caso in cui il M5S fosse arrivato al governo. Ora, mentre lui è in vacanza, il sottosegretario Tofalo ha alzato bandiera bianca tessendo le lodi di questo ‘prodigio della tecnologia', spiegando che finora si è parlato in maniera distorta della questione. L'unica distorsione è quella dei 5 Stelle della realtà per cercare di conservare il ruolo di stampella a Salvini. Il taglio alle spese militari sarebbe fondamentale per reperire risorse su altri settori, come l'investimento su politiche energetiche e ambientali innovative. Ma sono argomenti usati solo in campagna elettorale per raccogliere consensi con promesse illusorie e qualche intervento spot. E le perplessità espresse questa mattina da Di Maio sugli F35 sono solo uno dei tanti tatticismi".

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