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Grasso: “Abolire le tasse universitarie solo per gli studenti bravi, non per i fannulloni”

Il leader di Liberi e Uguali torna sull’abolizione delle tasse universitarie e risponde ad alcune critiche ricevute alla sua proposta: “Per studiare gratuitamente sarà necessario dimostrare di farlo con profitto”. E spiega che “tutti i cittadini pagherebbero secondo le loro possibilità attraverso la fiscalità generale. Quindi: chi è più ricco, in proporzione, paga di più”.
A cura di Stefano Rizzuti
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Dopo le polemiche suscitate dalla proposta di Liberi e Uguali e del suo leader Pietro Grasso di abolire le tasse universitarie, lo stesso presidente del Senato torna sull’argomento con un post su Facebook replicando alle accuse che sono state mosse soprattutto da parte di alcuni esponenti del Pd. Secondo Grasso per cambiare l’Italia servono “competenze e professionalità” e per questo motivo “scuola e ricerca sono il miglior investimento che si possa fare. Siamo partiti da lì, con una proposta concreta, vera, realizzabile e di sinistra sul diritto allo studio: l’abolizione delle tasse universitarie”.

Grasso parla di una proposta di “welfare universalistico, cioè uguale per tutti”. Quindi “tutti i cittadini finanzierebbero questo fondamentale bene comune secondo le loro possibilità, attraverso la fiscalità generale. Quindi: chi è più ricco, in proporzione, paga di più”. E in un passaggio il leader di LeU risponde anche a una delle critiche sollevate in queste ore: “Avete paura che qualche fannullone si parcheggi all'università senza pagare le tasse? Noi crediamo che a ogni diritto corrisponda un dovere: per studiare gratuitamente sarà necessario dimostrare di farlo con profitto (con parametri diversi per gli studenti lavoratori)”.

Grasso si scaglia contro le critiche ricevute, parlando di una idea “condivisibile contro cui si sono levati gli scudi, a partire dal Pd di Renzi”. Il presidente del Senato si dice però contento che il dibattito politico “si sia spostato sul tema del diritto allo studio e su quello del diritto al futuro dei nostri giovani”.

Il leader di LeU conferma che per questa proposta ci si è ispirati al welfare tedesco e scandinavo, dove “l’università è gratuita”. E sostiene che l’Italia, rispetto alla Germania, investe troppo poco nell’università. Infine, secondo Grasso, “abolire le tasse universitarie significa promuovere la giustizia sociale: abbiamo il 26% di laureati nella fascia dei cittadini tra i 30 e i 34 anni, la media europea è del 40%. Vogliamo adottare politiche che favoriscano in tutti i modi di far crescere il livello di istruzione di questo Paese? Una di queste è abbattere i costi, per tutti”.

Le ultime righe del suo post Grasso le dedica al bonus bebè e al bonus giovani, definiti misure “una tantum di carattere universale e non basati su una logica di accesso progressiva: perché quelli andavano bene – si chiede – e la mia proposta no?”.

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