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Gli adolescenti italiani sono dipendenti da smartphone e social network

Una ricerca condotta dal Gruppo Crc traccia l’identikit degli adolescenti italiani.
A cura di Charlotte Matteini
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Al 1° gennaio 2015, gli adolescenti italiani che hanno tra i 14 e i 17 anni sono 2.293.778, di cui 186.450 di origine straniera. E come trascorrono il proprio tempo libero gli adolescenti italiani? Secondo una ricerca condotta dal Gruppo Crc, il 92,6% dei ragazzi passa le proprie giornate utilizzando smartphone, facendo uso di alcool, tabacco e cannabis per il 63,4%, l'11,5% si dà al gioco d'azzardo online e oltre il 50% ha dichiarato di aver subito azioni di bullismo o cyberbullismo nel corso della propria vita.

"I social network sono diventati lo strumento sempre più utilizzato per conoscere altre persone e per costruire e gestire una parte significativa delle relazioni con gli altri, secondo modalità profondamente diverse da quelle delle generazioni precedenti". Questo poco confortante quadro sugli adolescenti italiani è stato tracciato dal nono rapporto di monitoraggio dell'attuazione della Convenzione sui Diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza, in occasione del 25simo anniversario della ratifica della Convenzione Onu, avvenuta esattamente il 27 maggio del 1991. "Gli adolescenti oggi sperimentano nuove solitudini all’interno dei nuclei familiari, con figure genitoriali che vivono in condizioni lavorative, emotive e affettive stressanti, e spesso frustranti", si legge nel rapporto.

Nell'anno 2015, rileva sempre la ricerca condotta dal Gruppo Crc, l'8,4% degli adolescenti tra i 14 e i 17 anni ha partecipato ad associazioni culturali o ricreative e il 9,7% ha svolto attività gratuite di volontariato, con un incremento del +1,1% rispetto al 2014. "Ragionare sulle politiche per gli adolescenti, considerandole come parte delle politiche rivolte in senso più ampio ai giovani, è importante, anche perché è in corso a livello europeo un tentativo di profondo rinnovamento, che mira a promuovere iniziative che mettano definitivamente da parte la visione dei giovani come problema, riconoscendoli pienamente come risorsa, da rilanciare mediante politiche di empowerment", spiega Arianna Saulini, coordinatrice del Gruppo Crc.

E per quanto riguarda la situazione scolastica, invece? L'Italia risulta essere uno dei paesi con il maggior tasso di dispersione scolastica, con il 15% dei ragazzi italiani tra i 18 e i 24 anni che hanno conseguito come massimo titolo di studio la terza media. Il 2,2% degli studenti italiani, inoltre, risulta essere un "neet", ovvero un giovane che non studia, non lavora e non è inserito in un percorso di formazione. In totale, in Italia, stando ai dati del 2014, ci sono circa 2 milioni di "neet", che equivalgono a circa il 24% dei giovani tra i 15 e i 29 anni e un minore su 10, secondo dati Istat, risulta vivere in condizioni di povertà assoluta.

"Occorre, inoltre, investire e progettare per garantire un supporto alle famiglie, rinforzando le competenze genitoriali, così come ben evidenziato nel IV Piano Nazionale d'azione per l'Infanzia di cui sollecitiamo l' approvazione", prosegue la Saulini, sottolineando inoltre la necessità di coinvolgere sinergicamente tutti gli attori del cosiddetto "quadrilatero formativo", ovvero famiglia, scuola, istituzioni, Terzo Settore. "Investire adeguatamente significa permettere agli adolescenti di progettare percorsi di vita, rafforzati da un forte senso di appartenenza e di cittadinanza, e di vivere fuori dalla marginalità, come protagonisti reali – e non virtuali – del tessuto sociale", conclude Arianna Saulini.

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