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Vignette di Charlie Hebdo sulla guida suprema Ali Khamenei, è scontro diplomatico tra Iran e Francia

Il settimanale satirico Charlie Hebdo ha pubblicato 35 vignette su Ali Khamenei per sostenere la causa delle proteste in Iran. Il governo iraniano ha convocato l’ambasciatore francese nel Paese e chiuso un centro studi francese a Teheran, mentre il sito del giornale è stato colpito da un attacco informatico.
A cura di Luca Pons
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Le autorità locali di Teheran hanno chiuso l'Istituto francese delle ricerche in Iran (Ifri), che era stato riaperto nel 2018, dopo 10 anni di chiusura, per rilanciare i rapporti tra la Francia e il Paese islamico. Lo ha annunciato il ministero degli Esteri dell'Iran, Hossein Amir-Abdollahian, dicendo che la chiusura è solo il "primo passo".

Il riferimento è alle tensioni tra i due Paesi che sono nate negli ultimi giorni. Il settimanale satirico francese Charlie Hebdo, infatti, per commemorare l'anniversario dell'attacco terroristico che il 7 gennaio 2015 colpì la redazione del giornale e causò 12 morti, ha pubblicato ieri una serie di 35 vignette incentrate sull'ayatollah Ali Khamenei, attuale guida suprema dell'Iran.

Le illustrazioni satiriche sono state scelte tra le circa 300 inviate da molti Paesi in un vero e proprio concorso internazionale, lanciato da Charlie Hebdo l'8 dicembre per sostenere gli "iraniani che stanno lottando per la loro libertà". Nei disegni appaiono spesso delle donne, che sono state al centro delle proteste nate dopo la morte di Mahsa Amini, uccisa il 16 settembre dalla polizia religiosa iraniana perché indossava l'hijab nel modo sbagliato: in alcuni immagini i capelli delle donne formano dei cappi attorno al collo della guida suprema, a richiamare le impiccagioni portate avanti dal regime iraniano, mentre in altri si vedono delle donne senza vestiti che lapidano Khamenei.

"Volevamo sostenere ciò che stava accadendo in Iran. E, vedendo Ali Khamenei, che non è un personaggio che vediamo spesso nei media, ci siamo detti che aveva una buona testa per una caricatura", ha detto al quotidiano Libération il direttore di Charlie Hebdo, Laurent Sourisseau detto Riss. "Il leader supremo, a differenza di Maometto, non è un profeta, quindi possiamo disegnarlo quanto vogliamo". A scatenare l'attacco del 2015 fu proprio una serie di vignette che raffiguravano Maometto, che secondo molte interpretazioni della religione islamica non deve essere disegnato.

"Ciò che spesso viene messo in scena è la rivolta delle donne, con disegni che invertono i ruoli: le donne sottomettono i mullah a ciò a cui sono sottoposte. Alcuni sono graficamente interessanti, altri sono divertenti, come quello in cui vediamo una donna che urina su un mullah. È semplice, diretto. Riteniamo che sia davvero un disegno liberatorio" ha concluso Riss.

La risposta sembra non essere arrivata solo per canali diplomatici. Oggi, infatti, è stata aperta un'inchiesta dalla magistratura francese dopo che il sito di Charlie Hebdo è stato colpito da un attacco informatico. Questo è quanto detto dalla direzione del giornale, che ha fatto denuncia.

Sul fronte politico, invece, il ministro degli Esteri iraniano ieri ha condannato su Twitter "l'atto offensivo e indecente" e oggi ha convocato l'ambasciatore francese a Teheran, Nicolas Roche, per segnalargli la "forte protesta" verso un "insulto all’autorità, alla sacralità e ai valori religiosi e nazionali". Allo stesso tempo, le autorità hanno annunciato la chiusura dell'Istituto francese delle ricerche in Iran.

La ministra degli Esteri francese, Catherine Colonna, poco prima dell'annuncio aveva già risposto alla convocazione dell'ambasciatore, sottolineando che in Francia "la libertà di stampa esiste, contrariamente a quanto sta accadendo in Iran", e che il reato di blasfemia non esiste nel Paese. "La cattiva politica è quella seguita dall’Iran che pratica la violenza contro la sua stessa popolazione", ha detto Colonna.

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