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Non risponde alla chiamata del padre, l’uomo si suicida. Il figlio: “Il mio rimpianto più grande”

Chris Door aveva 20 anni quando suo padre di 44 anni si è tolto la vita. Quel tragico giorno era a lavoro, quando il genitore l’ha chiamato: non ha risposto, pensando che gli avrebbe telefonato più tardi. Quando l’ha fatto era già tardi: “Il mio rimpianto più grande”, dice oggi il 30enne inglese, che si occupa di divulgazione e sensibilizzazione sui temi legati alla depressione e alla salute mentale.
A cura di Biagio Chiariello
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Chris (sulla sinistra, da giovane) con suo padre
Chris (sulla sinistra, da giovane) con suo padre

Chris Door era al lavoro quando ha ricevuto quella telefonata dal padre. L'allora ventenne l'ha rifiutata pensando che avrebbe richiamato il genitore più tardi, quello stesso giorno. Ma quando l'ha fatto, non ha ricevuto alcuna risposta. "La mattina dopo, ho ricevuto un'altra telefonata, ma non era mio padre, era la mia matrigna per dirmi che era scomparso dalla scorsa notte", ricorda Chris a Metro.co.uk.

"Sono partito da casa mia a Biggin Hill con mio fratello e la mia ragazza di 18 anni per Staplehurst, nel Kent, dove viveva mio padre. Ma a soli 10 minuti dall'inizio del viaggio, il mio telefono ha squillato di nuovo. Nostro padre di 44 anni era stato trovato morto. È stato il peggior risultato immaginabile", ammette oggi il ragazzo inglese.

Chris ha poi scoperto che il padre soffriva di una malattia mentale di cui i figli non sapevano quasi nulla. Da allora sono passati 10 anni. Quella chiamata mancata ha segnato la sua vita, tanto che oggi si impegna per divulgare la consapevolezza e la sensibilizzazione sulle malattie mentali e la depressione per aiutare altre persone come suo padre.

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‘In seguito abbiamo scoperto che mio padre aveva avuto problemi di denaro piuttosto gravi, che aveva tenuto ben nascosto. Era divorziato da mia madre, quindi aveva sei figli a cui provvedere" racconta Chris. Il giorno della sua morte, una gru aveva urtato la sua nuova macchina. "Per mio padre, che era già al limite è stata la classica ‘goccia che ha fatto traboccare il vaso', ha scatenato una reazione a catena" racconta ancora Chris.

Non saprò mai se l'aveva pianificato per un lungo periodo di tempo o se è stata una decisione sul momento".

La cosa più complicata per Chris è stato accettare che suo padre soffrisse di depressione: un problema che l'uomo aveva sempre nascosto. "In superficie sembrava sempre ottimista, ovunque andava era l'anima della festa. Rendeva divertenti le riunioni di famiglia aveva sempre il sorriso sulle labbra. Era un padre brillante per tutti i suoi figli e per i suoi due figliastri".

Solo dopo il tragico gesto i figli hanno trovato degli scritti che l'uomo aveva lasciato per loro: lì emergevano tanti dettagli sconosciuti, i suoi problemi e i suoi pensieri negativi: "Era convinto che senza di lui saremmo stati meglio, che questa era la decisione migliore per la sua famiglia" spiega Chris.

Anche se ho accettato la morte di mio padre, il mio più grande rimpianto nella vita è non aver risposto a quella telefonata per potergli rire quanto lo amo e che lo avremmo aiutato a superare qualunque cosa stesse combattendo".

Chris (oggi) con la compagna e la figlia
Chris (oggi) con la compagna e la figlia

Ora il 30enne si occupa di divulgazione e sensibilizzazione sui temi legati alla depressione e alla salute mentale: "Se mio padre ne avesse parlato apertamente avremmo potuto aiutarlo, forse le cose sarebbero andate diversamente. è importante chiedere aiuto".

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