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La Libia blocca i pozzi e l’export di petrolio, allarme dell’Onu: “Conseguenze devastanti”

Sale la tensione in Libia. Alla vigilia della Conferenza di Berlino, la compagnia petrolifera statale libica (Noc) ha annunciato lo stop dell’export di petrolio da tutti i terminal ed i porti della Libia centrale e orientale. L’Onu ha espresso “profonda preoccupazione” per le conseguenze devastanti di questa mossa per la situazione economica già deteriorata del Paese.
A cura di Ida Artiaco
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Non accenna a diminuire la tensione sul fronte della crisi in Libia, alla vigilia della Conferenza di Berlino, alla quale sono attesi i due acerrimi nemici, da un lato il premier di Tripoli Fayez Serraj e dall'altro il generale Khalifa Haftar dopo che le trattative per il cessate il fuoco discusse nei giorni scorsi a Mosca si sono risolte in un nulla di fatto. L'ultimo colpo di scena è la decisione della compagnia petrolifera statale libica (Noc) di fermare l'export di petrolio da tutti i terminal ed i porti della Libia centrale e orientale. Lo riporta il sito dell’emittente Al-Ahrar, citando una fonte della Noc, secondo la quale il comandante delle Guardie degli impianti petroliferi nella Libia orientale, Naji al-Maghrabi, ed il comandante della Sala operazione di Sirte, entrambi legati al generale Haftar, hanno ordinato ai propri uomini nei terminal petroliferi di fermare le esportazioni.

Ciò provocherà, secondo le prime stime, un taglio di 700mila barili e un calo di introiti di 47 milioni di dollari al giorno. A ciò si aggiunga la presa di posizione dei capi di alcune popolazioni tribali desertiche dell'est di voler imporre la chiusura dei pozzi di petrolio. Il portavoce militare di Haftar, il generale Ahmed Al-Mismari, sostiene che "la chiusura dei giacimenti e dei terminal petroliferi è una decisione puramente popolare, sono stati i cittadini a decidere".

Già lo scorso venerdì 17 gennaio diversi media hanno riportato la notizia che Haftar avrebbe ordinato la chiusura dei porti petroliferi nella Libia orientale per mettere pressione al governo di Tripoli. E la situazione, ha cominciato a diventare sempre più preoccupante, fino agli sviluppi delle ultime ore. Lo sa bene l'Onu che ha dichiarato che "questa mossa avrebbe conseguenze devastanti prima di tutto per il popolo libico che dipende dal libero flusso di petrolio ed effetti terribili per la situazione economica già deteriorata del Paese", si legge in una nota dell'Unsmil, la missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia, che ha anche ricordato "l'importanza di preservare l'integrità e la neutralità della National Oil Corporation". Di fronte agli appelli e alle minacce delle fazioni vicine ad Haftar, che comanda l’est del Paese di bloccare i porti e gli impianti di petrolio della Cirenaica, l’Unsmil "esorta tutti i libici a esercitare la massima moderazione, mentre i negoziati internazionali continuano a mediare la fine della lunga crisi della Libia, inclusa la raccomandazione di misure per garantire la trasparenza nella distribuzione delle risorse".

Intanto, cresce l'attesa per la Conferenza di Berlino. Secondo alcune indiscrezioni, il premier libico Fayez al Sarraj potrebbe disertare l'incontro ed inviare soltanto una delegazione. Se fosse confermata, la sua decisione rischierebbe di indebolire la sostanza della riunione, convocata con la speranza di un cessate il fuoco duraturo. Per l'Italia saranno presenti il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio.

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