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Esplosione Beirut, cosa sappiamo fino ad ora: “A causarla forse un deposito di sostanze chimiche”

Tragedia a Beiurut: almeno 30 morti e migliaia di feriti dopo le potenti esplosioni che si sono verificate oggi nella capitale del Libano. Il ministro dell’Interno libanese Mohammad Fahmi, ha detto che “una prima spiegazione porta a sostanze altamente esplosive sequestrate anni fa”. Per domani è stata dichiarata giornata di lutto nazionale.
A cura di Annalisa Cangemi
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La città di Beirut oggi è stata colpita oggi da due violentissime esplosioni. Ci sono almeno trenta morti, e migliaia di feriti, ma questo è solo un primo bilancio, si dovrà attendere ancora per avere una stima affidabile. La prima forte esplosione si è verificata nella zona del porto, e i vigili del fuoco stanno ancora provando a domare le fiamme. Anche un'imbarcazione è stata investita dall'esplosione e ora sta ancora bruciando, non lontano dal molo.

È stato dichiarato lo stato di emergenza per gli ospedali della città. Il premier libanese Hassan Diab ha dichiarato per domani una giornata di lutto nazionale. "Beirut è una città distrutta", e le esplosioni di oggi sembravano "Hiroshima", ha dichiarato quasi tra le lacrime il governatore di Beirut, Marwan Aboud, definendo quanto accaduto "un disastro nazionale senza precedenti". Aboud si è recato sul luogo dell'esplosione, al porto di Beirut, spiegando che tra i dispersi vi sarebbero numerosi vigili del fuoco accorsi sul posto per spegnere l'incendio conseguente alla prima esplosione.

Tra le vittime c'è anche il segretario generale del partito nazionalista e cristiano maronita Kataeb, Falangi Libanesi, Nizar Najarian: colpito alla testa, l'uomo è morto poco dopo. Le esplosioni hanno frantumato le finestre di molti edifici e negozi per chilometri all'intorno. Il deputato Nadim Gemayel ha riportato un trauma cranico ed è tra le centinaia di persone ricoverate all'ospedale dell'Hotel Dieu. Anche Tarek Merhebi, deputato di Movimento il Futuro, è stato ferito ed è stato ricoverato presso l'ospedale di Clemenceau.

Tra i feriti c'è anche un militare italiano, ma le sue condizioni non sono gravi. La deflagrazione ha coinvolto infatti un team della missione Unifil. È stato lo stesso militare a informare direttamente i familiari sul suo stato di salute. Lo ha reso noto lo Stato maggiore della Difesa con un comunicato. Sul posto, in stretto coordinamento con le forze di sicurezza libanesi, sono intervenuti i soccorsi del Sector West di Unifil che stanno provvedendo all'evacuazione del personale.

Sono in corso gli accertamenti da parte di Unifil e delle forze di sicurezza libanesi per accertare la dinamica dell'accaduto. Non ci sono ancora conferme ufficiali sulle cause che hanno provocato le potenti deflagrazioni: sembra sempre più probabile che si sia trattato di un incendio scoppiato in una fabbrica di fuochi d'artificio. Ma l'incendio potrebbe essere stato provocato anche da sostanze chimiche altamente esplosive sequestrate in passato. A dirlo è il ministro dell'Interno libanese, Mohammad Fahmi, durante la visita al porto con il premier Hassan Diab. "Dobbiamo attendere le indagini per conoscere la causa dell'esplosione, ma una prima spiegazione porta a sostanze altamente esplosive sequestrate anni fa ed esplose nel deposito 12 del porto di Beirut", ha detto il ministro citato dall'emittente MTV Lebanon. Potrebbe essere il nitrato di ammonio la sostanza  immagazzinata in grande quantità. In questo modo si spiegherebbe anche la formazione di una nube tossica, riconducibile a una sostanza chimica, segnalata dai residenti di Beirut. La testata libanese, Al Mayadeen, ha detto che potrebbe trattarsi di un deposito di benzene.

Tra le ipotesi circolate e che sono state rilanciate da diversi media, si è parlato anche di un attentato terroristico, connesso al verdetto che il Tribunale speciale dell'Onu dovrà emettere venerdì sull'assassinio dell'ex premier Rafik Hariri. A dar forza a questa connessione è il luogo della seconda esplosione, avvenuta nel centro della città nei pressi della residenza della famiglia Hariri.

I quattro imputati al processo sull'omicidio sono membri delle milizie sciite filo iraniane di Hezbollah, che hanno sempre negato di avere avuto un ruolo nella morte dell'ex premier. Hezbollah ha però smentito qualsiasi coinvolgimento della tragedia. Fonti libanesi riportano che poco prima dell'esplosione e non lontano dal porto, l'ex primo ministro Saad Hariri, figlio di Rafik, stava tenendo una serie di incontri con alti ufficiali, tra cui il Capo di stato maggiore. Hariri, tuttavia, non risulta colpito. L'ex premier libanese Hariri è stato ucciso a Beirut il 14 febbraio del 2005 con altre 21 persone.

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