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La morte di Alexei Navalny

Chi era Alexey Navalny, la storia dell’oppositore di Putin morto in prigione in Russia

Il 16 febbraio è morto in prigione il dissidente russo 47enne Alexey Navalny. Nato nel 1976 nella regione di Mosca, era stato il principale oppositore del presidente Vladimir Putin. Nel 2020 si era salvato da un presunto avvelenamento da novichok, mentre nel marzo 2022 era stato condannato a 9 anni di reclusione per frode e violazione della libertà condizionale. Sottoposto a un nuovo processo, dal giugno 2023 stava scontando 19 anni di reclusione per estremismo. Lascia la moglie e due figli.
A cura di Eleonora Panseri
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Alexey Navalny è morto. A dare la notizia del decesso del 47enne, da anni considerato il principale oppositore del presidente russo Vladimir Putin, è stata l'agenzia di stampa statale Tass, ripresa anche dal giornale di opposizione Meduza. La causa della morte sarebbe una trombosi.

Dopo essere stato arrestato in Russia nel gennaio 2021 al rientro dalla Germania, dove era stato curato in seguito a un sospetto avvelenamento da Novichok, nel 2022 il dissidente era stato condannato a 9 anni per frode e violazione della libertà condizionale, confermata in appello nel maggio successivo. Era stato poi sottoposto a nuovo processo nel giugno 2023 con l'accusa di estremismo, per la quale il mese successivo gli è stata inflitta la pena di 19 anni di reclusione.

A dicembre era stato trasferito nella colonia nel villaggio di Kharp. L'uomo lascia la moglie, Yulia Borisovna Navalnaja, che gli è rimasta affianco in questi lunghi anni di lotta e prigionia, e due figli. Da tutto il mondo sono arrivati messaggi di cordoglio e di condanna per la morte dell'oppositore.

Alexey Navalny insieme alla moglie Julija e ai due figli.
Alexey Navalny insieme alla moglie Julija e ai due figli.

Chi era Alexey Navalny, attivista e dissidente russo

Nato a Butyn, località rurale nel distretto di Odintsovsky, nell'Oblast' di Mosca, il 4 giugno 1976 e figlio di un ufficiale dell’Armata Rossa, Alexey Navalny si era laureato in Giuriprudenza presso la Peoples Friendship University of Russia nel 1998.

Aveva iniziato la sua attività di militante nel 2000 tra le fila del partito filo-occidentale Jabloko, dal quale però era stato espulso 7 anni dopo per aderire al movimento Narod ("Popolo"). Qui ha guidato la dissidenza contro l’autoritarismo del presidente Vladimir Putin e la corruzione del regime. Un'azione spesso oscurata dalla sua vocazione al nazionalismo e alla xenofobia, ma rafforzata da un'efficace comunicazione sui social media come blogger.

L'oppositore Navalny nel 2013
L'oppositore Navalny nel 2013

La lotta e l'opposizione a Putin

Nel 2012 il 47enne era riuscito a diventare pilastro delle manifestazioni di protesta organizzate contro i brogli elettorali delle presidenziali del 2012. Candidatosi nel settembre 2013 alle elezioni comunali di Mosca, alle quali era arrivato secondo ottenendo il  27% dei consensi, a causa di precedenti condanne non aveva potuto correre alle presidenziali del 2018.

Nello stesso anno, dopo lo scioglimento del Partito del Progresso che aveva istituito nel 2012 e l'esclusione dalle elezioni politiche per vizi procedurali, aveva fondato un movimento politico su posizioni nazional-liberali, il partito Russia del Futuro.

Gli arresti e il presunto avvelenamento da novichok

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Navalny era stato arrestato diverse volte e sopravvissuto a vari tentativi di assassinio anche in precedenza. Il presunto avvelenamento da novichok (una classe di potenti neurotossine sviluppate in Unione Sovietica e in Russia negli anni '80 e '90, ndr) del 2020, attribuito ai servizi segreti, aveva scosso l'opinione pubblica internazionale. Dopo aver ricevuto le cure in Germania, a gennaio 2021 era stato fermato al suo rientro in Russia.

Perché Navalny era in prigione: le accuse e la condanna

Nel marzo 2022 l'oppositore era poi stato condannato a nove anni di reclusione per frode e violazione della libertà condizionale, confermata in appello nel maggio successivo, e sottoposto a nuovo processo nel giugno 2023 con l'accusa di estremismo e il mese successivo gli era stata inflitta la pena che stava scontando, 19 anni di reclusione. A dicembre l'attivista era stato trasferito nella colonia penale di Kharp, dove è deceduto.

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I dubbi sulla morte di Navalny

Le circostanze e le cause della morte dell'oppositore però non sono ancora state chiarite e non convince la ricostruzione fatta dalle autorità. Il dissidente si sarebbe sentito male subito dopo aver fatto una passeggiata nella colonia penale nella Siberia del Nord dove era rinchiuso da Natale, aveva riferito l'amministrazione carceraria russa. Secondo la tv di regime, sarebbe stato ucciso da un “coagulo sanguigno”.

Ma il dissidente, come già detto, era già scampato in passato ad attentati alla sua vita e sono molti quelli che sostengono che sia stato assassinato. In più, fonti indipendenti hanno riferito elementi che non tornerebbero nella versione ufficiale. Secondo una fonte del quotidiano Novaya Gazeta Europe, l’oppositore sarebbe morto il 15 e non il 16 febbraio, dopo strani movimenti notturni nel cortile del carcere. Inoltre, sostiene Gulagu.net,  l’Fsb due giorni prima pare abbia messo fuori uso le telecamere della struttura.

Intanto, le autorità hanno fatto sapere che le indagini sulla morte di Navalnysaranno estesa ulteriormente, come è stato comunicato alla madre dell'oppositore politico. "La causa della morte – ha scritto in un post su X Kira Yarmysh, l'ex portavoce di Navalny – non è ancora stata determinata. Mentono, prendono tempo e non lo nascondono nemmeno".

Navalny lascia una moglie e due figli

Navalny lascia la moglie Yulia Borisovna Navalnaja, che gli è rimasta affianco in questi lunghi anni di lotta e prigionia, e due figli. Uno degli ultimi messaggi pubblicati sul profilo X dell'oppositore è dedicato proprio alla compagna ed è del 14 febbraio, il girono di San Valentino: "Tesoro, con te tutto è come in una canzone: tra noi ci sono città, luci di aeroporti, tempeste di neve blu e migliaia di chilometri. Ma sento che sei vicino ogni secondo e ti amo sempre di più".

La moglie di Navalny, subito dopo aver appreso della morte del dissidente, ha commentato la notizia dalla Conferenza della sicurezza di Monaco. “Se questa notizia dovesse essere vera – aveva dichiarato la donna -, Putin deve sapere che pagherà per quello che ha fatto alla nostra famiglia e alla Russia”. E in un altro messaggio pubblicato sui suoi profili social ha fatto sapere che scenderà in campo raccogliendo l'eredità politica del marito.

Il 47enne lascia anche sua madre, Lyudmila Navalnaya, che in un post su Facebook riportato da Novaya Gazeta ha fatto sapere di non voler ricevere condoglianze: "Lo abbiamo visto in carcere il 12, era vivo, sano e felice". Nella giornata di giovedì 15 febbraio Navalny è stato visto vivo e in buone condizioni di salute durante un'udienza in tribunale, dove è apparso dal carcere tramite un collegamento video. Le immagini sono state diffuse sui social.

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