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Chi è e cosa ha fatto Shirley Silva Padilla, la donna più odiata del Perù

Nelle ultime ore il nome di Shirley Silva Padilla è stato al centro dei titoli di tutti i giornali peruviani. Ecco chi è la ventiduenne odiata (e idolatrata) sui social network.
A cura di Angela Marino
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Nei suoi pochi ventidue anni di vita, Shirley Silva Padilla ha collezionato i crimini peggiori dei quali si potesse macchiare. Attualmente detenuta in carcere per gli omicidi Elías e Chombo, la ragazza di San Juan de Lurigancho, piccolo distretto del Perù, rischia fino a 35 anni di carcere. Per lei, che nelle ultime ore è diventata una delle donne più odiate del Perù, le uniche parole pietose sono state spese da un agente della sezione omicidi: "È una donna che ha sofferto dall'infanzia tutti i mali della società: pochi possono immaginare".

Figlia di un padre duro e violento che traumatizzò lei, suo fratello e sua madre, di estrazione sociale modesta, la giovane Shirley è cresciuta con il mito della violenza. A 18 anni è stata denunciata per possesso illegale di arma da fuoco, cominciando così la sua carriera criminale. A guidare la sua corsa verso la distruzione sono arrivati ben presto le droghe e l'alcol, di cui la ragazza ha cominciato a fare presto largo abuso. Nel piccolo distretto peruviano, secondo le informazioni raccolte dalla polizia di Lima, la ragazza si sarebbe ben presto avvicinata ai ‘Los diabólicos de San Juan de Lurigancho', gang criminale locale dedita ad affari illeciti, dove incontra quello che sarà il suo compagno di sventura: Francisco Cayetano Alhuay Carrillo, anche lui con precedenti penali per furto aggravato.

La ‘cerveza' e la ‘pistola'

Shirley Silva diviene nota come ‘La Jefa', che in spagnolo significa ‘Il capo‘ e i suoi seguaci su Facebook, dove apre una pagina che racimola un bel numero di ‘follower', cominciano ad ammirarla e idolatrarla come si fa con i boss. La chiamano anche ‘La gata', per gli occhi a mandorla, e commentano tutte le foto dove la ragazza si mostra in posa. Shirley Silva non ha una casa fissa, vaga di motel in motel, dove scatta ogni volta un selfie con due immancabili compagni: la birra e la pistola. La polizia scoprirà presto che si tratta di un'arma per la quale era stata sporta denuncia di smarrimento e che la ‘Gata' ha probabilmente rubato insieme al suo compagno di scorribande. Nel caricatore, quando è stata smarrita, c'erano 12 cartucce: ne verranno ritrovate soltanto sei. Impossibile dire quanti dei colpi che ha sparato Shirley abbiamo ucciso qualcuno, l'unica certezza è che gli ultimi hanno freddato due innocenti nel giro di pochi minuti.

Gli omicidi

Lo scorso 26 ottobre, La Jeva di San Juan è uscita con il suo compagno diretta a uno dei tanti locali che servono chaufa, piatto a base di carne e riso frutto della commistione delle culture cinese e peruviana. Dopo aver consumato due porzioni in un locale in via Santa Rosa, Shirley si dirige all'uscita senza pagare. Alle proteste dei dipendenti la ragazza risponde serafica: "Non c'era il pollo nel piatto di chaufa, non devo pagare". Dalla cucina allora, spunta il titolare, il cuoco Fredy Marks Elías (28 anni). Senza esitare, ‘ il capo' tira fuori dalla borsa la pistola e gli spara un colpo alla testa. Va a casa schivando la folla, tra le urla dei presenti. Solo una ventina di minuti prima la Padilla aveva lasciato sul suo cammino un'altra vittima. Mentre camminava nel popoloso quartiere a nord est di Lima, si era imbattuta in Diego Allens Marticorena Chombo (21 anni), un giovane Dj con cui aveva iniziato una discussione. Non è chiaro cosa avesse detto lui, non è importante: Shirley Silva gli tira un colpo di pistola, Si allontana lasciandolo in una pozza di sangue per andare a mangiare il riso chaufa.

L'arresto

Shirley Silva era in piena escalation psicotica e avrebbe potuto seminare un'altra dozzina di vittime se la polizia peruviana non l'avesse catturata in tempo. In sede di interrogatorio la ragazza racconta tranquillamente l'accaduto, ammettendo di aver sparato. "Non ha mostrato alcun segno di pentimento" diranno gli inquirenti. Esaminata dalla psicologa Carmen González, che ha tracciato un primo profilo dell'assassina, è apparsa ‘fuori dalla realtà'. "Siamo di fronte ad una persona con un grave disordine mentale, tendenze paranoiche e comportamenti psicopatici".

La ‘gata' in ginocchio

Sui social network, dove dopo l'episodio di violenza sessuale che aveva generato l'hashtag #PerúPaísdeVioladores, solo pochi giorni prima si parlava delle donne come vittime, si sono susseguiti commenti di odio per la Gata. I fedelissimi della banda criminale e i follower invece, hanno ricoperto la ‘Gata' di messaggi di affetto e solidarietà, augurandole di ‘risorgere' più forte, commenti che hanno avuto l'unico effetto di esasperare ulteriormente l'odio per la asesina del Perù.

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